RASSEGNA STAMPA – Il lavoro a casa svuota le metropoli….

IN CITTÀ COME NEW YORK IL PROBLEMA È GIÀ ALLO STUDIO E NEL RESTO DEL MONDO VA EMERGENDO CON CRESCENTE EVIDENZA. CAMBIA IL MODO DI LAVORARE E CAMBIA IL RAPPORTO CON LA CITTÀ, LA VIVIBILITÀ DEI LUOGHI, LO SHOPPING E LA FREQUENTAZIONE DI BAR E RISTORANTI. E’ UNA RIVOLUZIONE NELLE ABITUDINI E I PRIMI A PAGARNE IL PREZZO SONO I SERVIZI COLLEGATI AI MOVIMENTI DI MASSE IMPIEGATIZIE CHE FINO AD OGGI HANNO INVASO LE CITTÀ ALIMENTANDO L’OFFERTA DI PRODOTTI E SERVIZI. IL LAVORO DA CASA, SEMMAI , CREA ALTRI PROBLEMI DI PRODUTTIVITÀ E ADATTAMENTO MA, A CONTI FATTI, VIENE PREFERITO. LO SI DEVE AL CORONAVIRUS E ALLA PANDEMIA CHE HA COSTRETTO A CASA CHI AVEVA COMUNQUE OBBLIGHI DI LAVORO. A QUANTO PARE CI GUADAGNANO, IN TERMINI DI COSTI, ANCHE LE IMPRESE E I DATORI DI LAVORO. NIENTE PIÙ UFFICI, MENSE AZIENDALI E MACCHINETTE DA CAFFÈ E NEMMENO QUELL’UNIVERSO IMPIEGATIZIO DI STORIE E RELAZIONI PERSONALI CHE TI ACCOMPAGNAVANO PER UNA VITA.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero”

L’intelligenza artificiale e il lavoro da casa sembrano bellissime cose, ma a San Francisco, New York e Londra cominciano a vederla in un altro modo. I quartieri che una volta ospitavano uffici e sedi di aziende importanti erano pieni di vita, di bar, ristoranti e negozi frequentati da chi ogni mattina andava al lavoro, usciva per la pausa pranzo e ritornava a casa la sera facendo prima qualche acquisto. Ora quasi tutti lavorano da casa, i negozi chiudono, i bar sono frequentati da pochissimi clienti, i ristoranti vuoti non ce la fanno più ad andare avanti. A San Francisco le strade che erano affollate da esponenti della upperclass con il portafogli gonfio di carte di credito sono piene di senzatetto e di tossicodipendenti. […]    L’area era un tempo sede di giganti come Airbnb, Uber, Twitter eYelp, ma ora sembra una città fantasma. La stessa cosa sta accadendo intorno a Wall Street a New York e nella City di Londra, e i sociologi e gli economisti avvertono che questo scenario potrebbe ripetersi in altre città a causa del circolo vizioso che si sta innestando: le nostre metropoli potrebbero non essere più adatte ai nuovi modelli di lavoro che la tecnologia digitale sta imponendo A San Francisco tre fattori hanno dato inizio al decadimento: l’arrivo di aziende tecnologiche che ha spinto nelle zone periferiche i vecchi abitanti a causa dell’aumento del costo di alloggi, uffici e servizi; le politiche delle amministrazioni “progressiste”, che hanno chiuso un occhio su criminalità, droga e senzatetto; la tendenza delle aziende a far lavorare i dipendenti da casa per ridurre i costi, unita alla resistenza che ora fanno i lavoratori a tornare indietro.

QUARTIERI SPENTI Il circolo vizioso innestato da questi fattori porta al collasso l’economia di interi quartieri, riducendo gli introiti, il valore delle case e dei negozi, e la quantità di tasse che vengono pagate all’amministrazione comunale, che quindi avrà meno risorse per intervenire.    […] Ristoranti e caffè chiudono non solo perché non hanno più clienti, ma anche in quanto non riescono a trovare personale in una città dove il costo della vita è molto più alto dei salari che vengono pagati. Poiché non ci sono soldi per assumere tutti i poliziotti che servirebbero, molti reati sono stati declassati: il furto di merci per un valore inferiore ai 950 dollari non è più ad esempio un crimine grave. Elon Musk, che ha contribuito allo sfascio licenziando migliaia di dipendenti da Twitter, ha detto che a San Francisco «Downtown sembra una città di zombie», nella quale è diventato molto pericoloso uscire. […] Se con lo sviluppo della tecnologia cambierà il modo di lavorare dovremo ripensare anche le nostre città, che sono cresciute in un mondo diverso.