RASSEGNA STAMPA – Se Salvini è fissato col ponte Giorgetti….

SALVINI CONTINUA A SVENTOLARE LA BANDIERINA DEL PONTE SULLO STRETTO, ANCHE SE NON C’È STANZIATO NEMMENO UN EURO, MENTRE GIORGETTI PUNTA A UN BONUS BEBÈ RIVISITATO, CIOÈ COME TAGLIO DELLE TASSE A CHI FA FIGLI. L’ASSILLO DI GIORGETTI È LA DENATALITÀ, OVVERO GLI ITALIANI CHE NON FANNO FIGLI E LA POPOLAZIONE CHE INVECCHIA. I MIGRANTI NON C’ENTRANO, È UN ALTRO PROBLEMA. GIORGETTI RITIENE CHE GLI ITALIANI NON FANNO FIGLI PERCHÉ NON POSSONO MANTENERLI ECONOMICAMENTE. E ALLORA CHI FA FIGLI NON DEVE PAGARE LE TASSE. SENZA VINCOLO DI REDDITO E DI ISEE. NE PRENDANO ATTO LE GIOVANI COPPIE MA CON RISERVA. AL MOMENTO NON C’È UN SOLO EURO PER REALIZZARE IL PROGETTO. COME PER IL PONTE.

Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

L’orizzonte è il quoziente famigliare, come in Francia. La realtà è una riedizione del bonus bebé, travestito prima da detrazione poi da deduzione all’Irpef. Dettagli e soprattutto coperture non ce ne sono. Ma il governo Meloni punta tutte le sue carte sul rilancio della natalità, anche in chiave elettorale, per le Europee della primavera 2024. La gara politica a intestarsi la mossa, tra Fratelli d’Italia e Lega, ieri ha visto protagonista il ministro dell’Economia leghista Giancarlo Giorgetti, in audizione parlamentare sul Def, il Documento di economia e finanza appena approvato: «Serve un’azione shock. Non parliamo di incentivi, ma di eliminare i disincentivi alla natalità» […] «non possiamo tassare i single come i genitori, perché chi ha figli sostiene costi che alterano la progressività fiscale».    […]Nel Def si dice anche che l’assegno unico per i figli salirà dal 2024. Assegno che ha sostituito le detrazioni per i figli e i vari bonus. E che nel suo primo anno di vita, come evidenziato ieri da un convegno dell’Inps, è costato 16 miliardi andati a 5,7 milioni di famiglie e ai loro 9,65 milioni di figli: dai neonati fino a 21 anni, da un minimo di 54 a un massimo di 190 euro al mese per il figlio minorenne a seconda dell’Isee, da 27 a 92 euro per il maggiorenne. Con maggiorazioni per disabili e nuclei numerosi. Questi 16 miliardi, nell’ottica del governo Meloni, sembrano inamovibili. Nessuno vuole smantellare l’assegno unico. «La misura sociale più importante del Paese, non va cancellato ma integrato», dice il presidente Inps Pasquale Tridico. Ad un’integrazione pensa la Lega con l’idea del sottosegretario Massimo Bitonci di dare 10 mila euro di nuove detrazioni all’anno ad ogni nato fino a 18 anni o all’età della laurea, a prescindere dal reddito. Calcolando l’incentivo per i 400 mila ipotetici bebé del 2024 – l’anno scorso erano 393 mila, record storico negativo – significa 4 miliardi all’anno e 92 miliardi fino ai 23 anni. Una spesa cumulata di 4 miliardi all’anno – 4 il primo, 8 il secondo, 12 il terzo e così via – sembra improponibile per qualunque governo. Ieri l’Ufficio parlamentare di bilancio invitava a una certa prudenza: «Molte coperture sono difficile da reperire».  […]Ecco allora l’idea degli esperti più vicini alla premier. Annunciare a stretto giro, tra qualche mese, un forte incentivo alle nascite da erogare nel 2024 – magari in primavera – e pari in media tra 2 e 4 mila euro all’anno per ogni figlio in più. All’inizio sarebbe solo un bonus secco, una tantum, sul conto corrente: come gli 80 euro di Renzi. Poi dopo sarebbe assorbito in forma di detrazione all’Irpef, con la riforma che sta portando avanti il viceministro all’Economia Maurizio Leo. L’idea è quella di tagliare le tasse ad uno dei genitori, di preferenza il secondo percettore che di solito è una donna, come spinta all’occupazione. Il taglio sarebbe crescente al crescere del figlio in più: da zero a uno, da uno a due, oltre i due. Nei primi due casi le tasse sarebbero dimezzate o ridotte di due terzi (sconto dal 50 al 66%). Se si decide di fare il terzo o quarto figlio, tasse azzerate. Per un reddito medio da 22.500 euro, significherebbe un beneficio tra 2 mila e 4.180 euro. Immaginando uno sconto medio di 3 mila euro a testa per 400 mila nuovi nati, si arriva a 1,2 miliardi di spesa il primo anno, 7,2 nel triennio. Non estrema. A tendere, il governo potrebbe essere tentato dal quoziente famigliare: non uno sconto sulle tasse, ma una deduzione che riduce il reddito da sottoporre a tassazione, in base al numero dei figli. […]