I TRE PARTITI DI PESO NELLA MAGGIORANZA DI GOVERNO SANNO CHE PER CONTARE IN ITALIA BISOGNA AVERE FORZA CONTRATTUALE A BRUXELLES E A STRASBURGO. LA MELONI È GIÀ IN MOVIMENTO ED HA APERTO UN CANALE DIRETTO CON IL PRESIDENTE WEBER DEL PPE CHE ASPIRA A SOSTITUIRE LA VON DER LEYEN ALLA GUIDA DELLA COMMISSIONE. I VOTI CHE PORTERÀ LA MELONI A STRASBURGO SARANNO NECESSARI. LA MELONI, A SUA VOLTA, È INTERESSATA AD ALLEARSI COL PPE PER CONNOTARSI COME PARTITO CONSERVATORE. TAjANI, PRESO ATTO, È PASSATO A SOSTENERE LA PRESIDENTE METSOLA CHE AMBISCE A SOSTITUIRE LA VON DER LEYEN. A SALVINI NON RESTA CHE SPOSTARSI PIÙ A DESTRA MAGARI RINSALDANDO I RAPPORTI CON LA FRANCESE MARINE LE PEN. INSOMMA LA PARTITA SI GIOCA FRA ROMA E STRASBURGO, GUARDANDO A BRUXELLES.
1. DAGONOTA
Il sismografo della politica registra da mesi lo spostamento tettonico di Giorgia Meloni e dei suoi Fratelli d’Italia verso il centro. E più gli ex missini cercano di trasformarsi in conservatori, più gli alleati della Lega pendono verso destra. A riprova di questo ci sono le dichiarazioni di oggi, con cui fonti del Carroccio negano, all’ANSA, di voler cambiare gruppo al Parlamento europeo, confermando invece di voler restare con Marine Le Pen e la ridotta dei sovranisti all’interno di Identità e Democrazia. In questa transizione verso il centro, però, la Ducetta ha pestato i piedi a Forza Italia. Il partito del Cav. si è sempre sentito il perno moderato, euro-responsabile e liberale dell’alleanza di centro-destra. Non solo: ha sempre rivendicato per sé la veste di ambasciatore a Bruxelles e unico partito in grado di accompagnare verso il Ppe i due ingombranti alleati sovranisti, Salvini e Meloni. La mossa di Donna Giorgia, e la sua crescente forza elettorale, hanno via via sfilato ai Berluscones potere di mediazione. Non è un caso che il ministro degli esteri, Antonio Tajani, sentitosi scavalcato, abbia smesso di scodinzolare felice ai piedi di Palazzo Chigi: era lui il tramite con Manfred Weber (suo amico), mentre ormai invece il politico tedesco ha un canale diretto con Giorgia Meloni. Come biasimarlo, d’altronde: il presidente del Ppe ha capito che, alle prossime elezioni europee, la sua ambizione di prendere il posto di Ursula Von Der Leyen potrà realizzarsi solo con il supporto di Fratelli d’Italia, che avrà un peso elettorale e numerico (al Parlamento Ue) infinitamente superiore a quello degli azzurri. Per ritorsione, Tajani ha iniziato a incoraggiare Roberta Metsola: la presidente maltese del Parlamento europeo sogna di essere candidata alla presidenza della Commissione, in alternativa proprio a Weber.
Ps. Si vocifera che Tajani sia tentato dall’idea di farsi nominare presidente di Forza Italia al posto di Silvio Berlusconi. Ma al solo profilarsi di questa ipotesi, i ronzulliani hanno avuto un colpo apoplettico e si sono opposti.
2. FONTI LEGA AL PE, CAMBIARE GRUPPO POLITICO NON È PRIORITÀ
(ANSA) – “La priorità della Lega è cambiare l’Ue, non il gruppo politico europeo. Con il massimo impegno per difendere gli interessi degli italiani contro questa Europa dell’ideologia green che colpisce le auto, le case e i risparmi dei cittadini, che vuole Nutriscore e carne sintetica e che lascia sola l’Italia davanti alla pressione degli sbarchi.” Lo sottolineano fonti della delegazione della Lega all’Eurocamera. ” Al lavoro per costruire un’alternativa alla sinistra che da anni malgoverna a Bruxelles e per rendere la Lega sempre più protagonista in Europa con le proprie battaglie a tutela di imprese, lavoratori e famiglie, aggiungono.
3. IL CROCEVIA DELLA LEGA PER LE ALLEANZE IN EUROPA
Estratto dell’articolo di Massimo Franco per il “Corriere dela Sera”
Sorprende il limbo europeo nel quale la Lega continua a galleggiare. Ieri il vertice del partito doveva decidere quale collocazione scegliere in termini di alleanze. Dopo una discussione di tre ore senza esito, il leader Matteo Salvini è stato costretto a riconvocare il Consiglio federale per la fine del mese di maggio. La componente di chi vuole rimanere nel gruppo al quale aderiscono la destra francese di Marine Le Pen e quella tedesca di Alternative für Deutschland, entrambe fortemente antieuropeiste, non si è piegata. E non si tratta di personaggi di secondo piano. Il capofila dello status quo sarebbe Lorenzo Fontana, presidente della Camera e dunque terza carica dello Stato. Avrebbe detto che l’elettorato europeo sta smottando a destra. E dunque, uscire dal gruppo Identità e Democrazia disorienterebbe gli elettori: sebbene la Lega a Bruxelles sia rimasta isolata dopo il risultato trionfale del 2019. Nel silenzio tattico di Salvini, è stato obiettato che far parte del governo italiano e rimanere con gli estremisti nell’Ue sarebbe incoerente. Tra l’altro, Meloni guida il gruppo dei conservatori e Forza Italia fa parte del Partito popolare europeo. […] La sensazione, tuttavia, è che anche tra i suoi alleati non si analizzino le conseguenze del mutamento. Le vecchie identità pesano. Il capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, e con lui ministri come Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli, suggeriscono una virata: tanto più dopo essere stati al governo con il Movimento 5 Stelle, poi con Mario Draghi, e ora con Meloni. Un avvicinamento di fatto alle posizioni del Ppe dovrebbe essere automatico. E servirebbe a levigare i sospetti di cripto-putinismo […]. Ma anche la riunione di ieri conferma che, per quanto dirimente, il tema rimane divisivo: quasi il vertice leghista temesse […] ritrovarsi comunque in una situazione di debolezza. Eppure, a fine maggio qualcosa di più preciso dovrà emergere. Il voto del 2024 non è così lontano.