RASSEGNA STAMPA – Tregua armata fra Renzi e Calenda……

ALLA FINE SI È CONVENUTO CHE SPACCARE IL TERZO POLO SAREBBE LA FINE, PER AZIONE E ITALIA VIVA, DI ENTRAMBE LE FORMAZIONI. LA SCADENZA DELLE ELEZIONI EUROPEE LI TROVEREBBE IMPREPARATI E DEBOLI ELETTORALMENTE. È PREVALSA QUINDI LA RAGION PRATICA DI RIMANERE SUL CAMPO E RIPOSIZIONARSI SUPERANDO CONTRASTI E INSOFFERENZE. SE NON FOSSE PER I DATI CARATTERIALI DECISAMENTE CONFLITTUALI, POTREBBERO ESSERE POLITICAMENTE L’UNO COMPLEMENTARE ALL’ALTRO. PIU’ PORTATO RENZI PER IL POKER POLITICO E LA SCOMPOSIZIONE DEGLI EQUILIBRI, PIÙ RIFLESSIVO E DIALOGANTE CALENDA. SI TRATTA DI CONCORDARE I RISPETTIVI RUOLI SENZA SOVRAPPOSIZIONI PER COLPIRE INSIEME E IL 10 PER CENTO DEI CONSENSI SAREBBE A PORTATA DI MANO. IL GRUPPO DEL SENATO SI È PRONUNCIATO PER LA CONTINUITÀ, ORA TOCCA AI 21 DEPUTATI.

1. TREGUA RENZI-CALENDA PER VALUTARE IPOTESI LISTA UNICA EUROPEE

(ANSA) – Finisce con una tregua, sancita dal documento unitario che passa all’unanimità, il braccio di ferro aperto da settimane tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Nessuna “randellata” tra i due e nessun divorzio tra Italia viva e Azione, che restano, al momento, un gruppo unico in Parlamento. Con l’impegno “a valutare una lista unitaria” per le Europee del 2024 e a mettere da parte le accuse incrociate, chiedendo espressamente ai singoli parlamentari di “attenersi ai principi di lealtà e correttezza” richiamati nel regolamento del gruppo. L’accordo arriva dopo un confronto di quasi due ore. Il tempo necessario per consentire a tutti i 10 senatori, che si ritrovano in un’auletta di Palazzo Madama verso le 22, di intervenire. I toni restano a lungo bassi e pacati. Si accendono un po’ sul finale, nel botta e risposta tra i due leader. Sia Renzi sia Calenda chiedono di essere leali e corretti, di mettere fine a un clima che sembra aver appesantito il fondatore di Iv : “mi ha provato molto”, dice. Il punto di caduta, e “condizione” fondamentale, è l’impegno a valutare la costruzione di un percorso comune verso le prossime Europee. Calenda esce dal confronto “soddisfatto” ma calibra molto le parole sulla sfida del 2024: “Si è deciso che in autonomia i partiti decideranno, nel tempo che manca da qui alle elezioni europee, se ci siano le condizioni per fare una lista comune e con gli altri soggetti che si riconoscono con Renew, e non solo”. Nessuna dichiarazione da Renzi uscendo, se non il riferimento al documento comune. Proprio per limare le parole del testo finale, i leader intervengono piu volte alzando un po’ la voce. “Tra loro c’è stato un rapporto di grande franchezza e civile”, ha riferito la capogruppo al Senato, Raffaella Paita che definisce il documento “un passo avanti”. E aggiunge: “Abbiamo scritto che si riprende il percorso per la costruzione di una lista europea, quindi viene meno il veto espresso da Calenda in tv che aveva dichiarato apertamente che non voleva andare in quella direzione”. Domani si replica alla Camera con i 21 deputati del gruppo.

2. RENZI-CALENDA, VELENI E UNA TREGUA OBBLIGATA: “INSIEME ALLE ELEZIONI EUROPEE O SALTA TUTTO”

Estratto dell’articolo di Carlo Bertini per “La Stampa”

Premessa: Matteo Renzi non vuole più concedere nulla a Carlo Calenda, lo ritiene incapace di leadership e non gli lascerà di nuovo la guida di una campagna elettorale, tantomeno per le Europee. Ma vuole che Azione si accodi alla carovana del Terzo Polo organizzata per superare lo sbarramento. In cambio, non rompe i gruppi parlamentari evitando a Calenda di finire nel Misto. Dunque, tregua armata: di andare insieme alle Europee con una lista unica se ne riparla a settembre, per ora niente rottura, i gruppi parlamentari di Italia Viva e Azione non si separano.    […] «Se ognuno va per i fatti suoi in Europa, è partita chiusa anche nei gruppi. Se invece dite che facciamo uno sforzo, al netto delle umane simpatie, noi ci siamo»: a questo ultimatum di Matteo Renzi confezionato per superare i rancori, Carlo Calenda risponde infatti senza chiudere la porta. «Se si fermano atti ostili e attacchi mediatici, si potrà valutare una lista unitaria alle Europee», dice al summit con Renzi, una linea fissata con i suoi parlamentari qualche ora prima, provocando subito la reazione sibillina dell’ex premier: «Una settimana fa Calenda diceva “mai alle Europee con Renzi”, oggi fa marcia indietro. Bene. Ma Renzi non si ferma qui: rimarca come «ogni giorno Calenda perde una provincia», citando i riminesi che mollano Azione. Ripete quanto anticipato nell’intervista a La Stampa, che «Calenda non è adatto a fare il leader» e quindi alle europee ogni partito del terzo polo si farà la sua campagna elettorale. Convinto che i suoi prenderanno più preferenze dei candidati di Azione. Insomma, guerriglia a tutto spiano, perché come dice un amico di Calenda, «quando Matteo prende qualcuno alla giugulare non lo molla più e lui vuole consumare Carlo». Il quale si sottrae alla morsa per quanto possibile e rilancia la palla in avanti, al prossimo autunno, quando si discuterà con tutti i partiti che fanno capo a Renew Europe, (il raggruppamento al parlamento europeo di cui fanno parte anche Italia Viva e +Europa), «a patto che i comportamenti cambino radicalmente», avverte il leader di Azione. Ormai però Renzi non si ferma: evoca Mara Carfagna come possibile guida di Azione, quasi suggerendo di far fuori Calenda per sostituirlo: «Carfagna è una personalità importante, assolutamente. Io non metto bocca nelle dinamiche interne di Azione, sarebbe scortese», dice. Con una chiosa che fa capire come dia per chiusa qualsiasi leadership futura di Calenda […]: «Noi il 10 giugno facciamo l’assemblea che dà il via al congresso. Chi lo vince guiderà Italia viva e non verrà commissariato il giorno dopo». Più chiaro di così. Ma non solo: smonta uno dei punti fissati nel documento di Azione, sui capigruppo divisi equamente, facendo capire che se tra qualche mese rosicchierà altri deputati alla Camera, magari farà eleggere un altro al posto di Matteo Richetti. Insomma guerra su tutti i fronti.  […]