VIENE FUORI A DISTANZA DI DUE ANNI MA NON POTEVA CHE ESSERE “CALABRESE” LA NOTIZIA CHE, IN PIENA PANDEMIA, PER EVITARE DI ANDARE IN ZONA ROSSA, AL MATER DOMINI DI CATANZARO HANNO DATO PER REALIZZATI 48 POSTI LETTO IN VERITÀ INESISTENTI. LO HA ACCERTATO LA GUARDIA DI FINANZA E I DIRIGENTI APICALI DELLA STRUTTURA NE DOVRANNO RISPONDERE IN SEDE GIUDIZIARIA. QUESTO È QUELLO CHE SAPPIAMO E NON RIUSCIAMO A IMMAGINARE QUELLO CHE NON SAPPIAMO. DEI 100 E PIÙ MILIONI INVIATI DAL GOVERNO NAZIONALE PER FRONTEGGIARE IL COVID 60 NON SONO STATI SPESI E SI RISCHIA DI PERDERLI MENTRE DEI RIMANENTI NON ESISTE LA RENDICONTAZIONE.
Estratto dell’articolo di Lucio Musolino per “ilfattoquotidiano.it”
“Questi 22 posti letto glieli metto attivabili?”. In piena pandemia, il 19 agosto 2021 l’ex direttore sanitario dell’ospedale “Mater Domini” Matteo Galletta, ora manager del Policlinico Umberto I di Roma, lo domanda a Giuseppe Giuliano, l’ex commissario dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Catanzaro e attuale commissario straordinario dell’Asp di Vibo Valentia. “Si, si, – è stata la risposta – mettili attivabili e devono fare in culo che mi hanno rotto le palle, questi stanno cercando di scivolarmi la zona rossa a me! Capito?”. Entrambi, adesso, sono accusati di falso ideologico e mercoledì è scattata l’interdizione per un anno dall’esercizio di pubblici uffici e da qualsiasi carica pubblica. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Giuseppe De Salvatore nell’ambito dell’indagine coordinata dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e dai suoi pm che, nei confronti dei due manager della sanità, avevano chiesto il divieto di dimora in Calabria. In sostanza, Giuliano e Galletta avrebbero comunicato in due circostanze alla Regione Calabria un numero non rispondente al vero di posti letto Covid-19 attivabili in 48 ore in area medica presso il Campus universitario di Germaneto e presso il presidio “ex Villa Bianca” di Catanzaro. Numero, questo, che è rimasto invariato fino alla cessazione dell’emergenza sanitaria e che, una volta comunicato al ministero della Salute, assieme ad altri valori costituiva il parametro di riferimento per l’attribuzione del “colore di rischio” alla regione finalizzato a contenere la diffusione del virus. Nell’inchiesta sono indagati, sempre per falso ideologico, anche il rettore dell’università “Magna Grecia” Giovanbattista De Sarro e il direttore medico del “Mater Domini” Caterina De Filippo. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza, guidato dal colonnello Daniele Tino, ha accertato come il numero dei posti letto segnalato dagli indagati fosse superiore a quello materialmente ed effettivamente realizzabile nel termine previsto, a causa della carenza di personale sanitario e delle relative dotazioni strumentali e logistiche. Alcuni passaggi dell’ordinanza sono impietosi così come le conversazioni registrate dalle Fiamme gialle nel corso delle indagini: “Hanno fatto emergere con brutale evidenza – scrive il gip – come la pubblicizzazione di posti letto Covid inesistenti presso l’Azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro (né attivabili in breve tempo) sia stata uno strumento per il commissario straordinario Giuliano per mantenere il proprio posto, soddisfacendo a parole le richieste provenienti dall’organo politico, nonché, per farsi spesso pubblicità con la stampa”. A proposito di richieste che provengono dalla politica, nel fascicolo dell’inchiesta sono finite una serie di intercettazioni in cui gli indagati parlavano con l’ex presidente facente funzioni della Regione Nino Spirlì e con l’attuale governatore Roberto Occhiuto. La premessa è d’obbligo: non risultano indagati né Spirlì e né Occhiuto. Quest’ultimo, discutendo al telefono con il rettore De Sarro, il 18 gennaio 2022 gli spiega che “l’importante è che ci siano i posti… io non voglio che Giuliano venga da me a dirmi che poi non li può aprire perché ha bisogno del personale”. “Allora – risponde il rettore – il personale obiettivamente, lo sai perché non abbiamo il personale, perché lui gli specializzandi li ha fatti confluire a coso, a malattie infettive”. Lui è sempre l’ex commissario Giuliano che lo stesso giorno telefona al direttore del Mater Domini Matteo Galletta: “Ma secondo te quei 24 posti quanto, che tempi ci vuole?”. “Due settimane, 10 giorni”. “No”. “Giusè devo spostare tutti, là non c’è niente non c’è mai stato un posto letto, dobbiamo comprare, prendere i letti, i comodini, gli armadi, tutto”. “Mm lo sai quanto mi ha dato Occhiuto?”. “Eh”. “48 ore, grazie a quel ricchione là, come facciamo?”. “Giuseppe come facciamo? Non lo so…”. “Eh pensaci, sei tu il direttore sanitario”. “Si però noi abbiamo fatto i miracoli”. “Mi ha detto il tuo futuro dipende da questi 24 posti. Siccome che il mio futuro è legato intimamente al tuo…”. “Grazie mille”. L’inchiesta ha messo a nudo il disastro della sanità calabrese per anni mangiatoia della peggiore politica che ha trattato ospedali e aziende sanitarie come terreno dove fare campagne elettorali e costruire carriere. Ospedali e Asp dove manca tutto e dove addirittura i numeri possono essere interpretati. “La stessa fesseria gli dobbiamo raccontare, Matte’. Questa è la versione, non ce ne sono altre”. Per i pm della Procura di Catanzaro, la “fesseria” erano i 40 posti letto conteggiati al presidio ospedaliero “ex Villa Bianca”. “Se ti parla – sono le indicazioni di Giuliano a Galletta – di la stessa fesseria che gli ho raccontato io: abbiamo 27 posti letto lì che potrebbero essere attivati subito, che gli ho raccontato una fesseria, ok? E poi gli ho detto che ho sgomberato sotto, come si chiama? Ad odontoiatria… e se ne possono fare altri 24”. Per la Guardia di finanza, i due indagati avrebbero comunicato “l’esistenza di 40 posti letto attivabili entro 48 ore, in realtà non esistenti, trovandosi i locali, pur appositamente liberati, in completo stato di abbandono, non funzionando neppure la rete di erogazione dei gas medicali, mandando inoltre il personale”. Tra il 2021 e il 2022, secondo il gip “Giuliano e Galletta pur di assecondare le istanze provenienti da soggetti politici, hanno tenuto condotte non lineari favorendo la diffusione di dati falsi in grado di incidere sulla salute pubblica”. In altre parole, hanno agito per “evitare uno spostamento della Regione in ‘zona rossa’ e conseguenti pregiudizi sulle rispettive carriere”. “Questo modus operandi, – si legge nell’ordinanza – denota la tendenza ad una gestione arbitraria del comparto sanitario in situazione di emergenza”. Ecco perché, per il magistrato, ci sarebbe la “concretezza quantomeno del pericolo di reiterazione fondata sul fatto che gli indagati potrebbero all’occorrenza reiterare condotte analoghe nell’ipotesi in cui continuino a ricoprire ruoli di vertice nell’ambito della Pubblica amministrazione”.