SI È DETTO E SCRITTO DA PIÙ PARTI CHE SE PRIGOZHIN AVESSE PROSEGUITO LA SUA MARCIA SU MOSCA SAREBBE STATO IL KAOS E LA GUERRA CIVILE DAGLI ESITI MOLTO INCERTI. A DISTANZA DI GIORNI SEMBRA DI CAPIRE CHE L’ABBATTIMENTO DI PUTIN E DEL SUO POTERE AVREBBE CREATO PIÙ PROBLEMI DI QUANTI NE AVREBBE RISOLTI. SI È TEMUTO IL PEGGIO E TUTTI, NATO E CASA BIANCA COMPRESE, HANNO LAVORATO PER BLOCCARE PRIGOZHIN SENZA SPARGIMENTO DI SANGUE. IL CHE NON VUOL DIRE CHE NON CI SARANNO CONSEGUENZE. LA PRIMA TESTA A CADERE È STATA QUELLA DEL GENERALE SUROVICHIN CHE, A QUANTO PARE, “SAPEVA” DELLA MARCIA. IN ATTESA DI SVILUPPI PRIGOZHIN È IN ESILIO IN BIELORUSSIA, LUKASHENKO ALLESTISCE CAMPI MILITARI PER I MILIZIANI DELLA WAGNER CHE NON INTENDONO INTEGRARSI NELL’ESERCITO RUSSO E PUTIN È IN VIAGGIO IN UNA REPUBBLICA DELLA FEDERAZIONE A OCCUPARSI DI SVILUPPO TURISTICO. IL CHE NON GLI IMPEDISCE DI FARE BOMBARDARE LE CITTÀ UCRAINE. ULTIMO OBIETTIVO CENTRATO UN RISTORANTE AFFOLLATO ALL’ORA DI CENA. IL MASSACRO CONTINUA E LA SPORCA GUERRA SI FA SEMPRE PIÙ SPORCA.
PORTAVOCE CREMLINO, ‘NON SO DOV’È PRIGOZHIN’
(ANSA) – Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto di non sapere dove sia il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, mentre a una domanda sull’eventuale arresto del generale Serghei Surovikin ha invitato i giornalisti a rivolgersi al ministero della Difesa. Lo riferiscono le agenzie russe.
MOSCA, WAGNER NON COMBATTERÀ PIÙ IN UCRAINA
(ANSA) – Il presidente del comitato di Difesa della Duma Andrey Kartapolov ha reso noto che il fondatore della Wagner Yevgeny Prigozhin non ha voluto firmare il contratto con il ministero della Difesa russo. E quindi il suo gruppo non combatterà più in Ucraina. Kartapolov ha ricordato che già prima dell’ammutinamento il ministero della Difesa aveva chiesto a “tutti i gruppi che svolgono compiti di combattimento di firmare un contratto. Tutti hanno iniziato a prendere questa decisione. Tranne Prigozhin. Gli fu detto che la Wagner non avrebbe più preso parte all’operazione militare speciale e non ci sarebbero stati finanziamenti o forniture”.
VON DER LEYEN, ‘LA CRISI DELLA WAGNER AVRÀ UN IMPATTO IN AFRICA’
(ANSA) – I fatti dei giorni scorsi “hanno mostrato una profonda crepa nel sistema di Putin. Questo ammutinamento avrà scosse di assestamento a cui assisteremo ed è importante che raddoppiamo il sostegno all’Ucraina, che sia militare o finanziario. Dobbiamo anche tenere a mente che l’insurrezione di Wagner non avrà un impatto solo in Ucraina, ma anche in Africa”. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen arrivando al Consiglio.
GUARDARE NEGLI OCCHI IL MACELLAIO
Estratto dell’articolo di Micol Flammini per “il Foglio”
Evgeni Prigozhin non voleva arrivare a Mosca, neppure fermarsi a duecento chilometri. Gli sarebbe bastata Rostov sul Don, la città nella Russia meridionale in cui c’è il quartier generale più importante da cui coordinare gli attacchi in Ucraina. Il Wall Street Journal e il New York Times ieri hanno pubblicato le indiscrezioni di alcune fonti dell’intelligence americana, secondo le quali, Prigozhin era partito con una missione precisa e aveva anche avvisato alcuni generali. L’intenzione del capo della Wagner era catturare Sergei Shoigu e Valeri Gerasimov, il ministro della Difesa e il capo di stato maggiore ai quali imputa i fallimenti in Ucraina, nonché architetti dell’integrazione dei suoi mercenari nell’esercito regolare. L’azione di Prigozhin era stata pianificata da tempo, ma gli eventi si sono svolti in modo precipitoso perché il piano era arrivato all’Fsb, i servizi di sicurezza russi. A quel punto Prigozhin ha deciso di puntare sull’effetto sorpresa […] ed è partito per Rostov in anticipo. […] non ha incontrato resistenze, si è seduto accanto a Vladimir Alekseev, il vicecapo dell’intelligence militare, a commentare e deridere gli scarsi risultati della coppia Shoigu-Gerasimov. La marcia di Prigozhin è andata avanti, non si aspettava il discorso in cui Vladimir Putin gli ha dato del “traditore” e pensava di poter ancora ottenere qualcosa avanzando. Non è stato difficile, i soldati regolari che avrebbero dovuto proteggere le loro postazioni rimanevano passivi all’avanzata. Viktor Zolotov, direttore della Guardia nazionale, […] ha detto che la facilità con cui i mercenari proseguivano la marcia era determinata dalla decisione di concentrare le forze attorno a Mosca per proteggerla. Questo Prigozhin lo sapeva, sapeva anche che entrare vivi nella capitale era molto complicato. E poi, una volta arrivato davanti al Cremlino, quale sarebbe stato il piano? Non ne aveva più di piani, Prigozhin ha negoziato per salvare se stesso e la compagnia. Epilogo migliore per lui non poteva esserci. Secondo il New York Times alcuni generali russi conoscevano il progetto della Wagner, tra chi sapeva, il quotidiano americano fa il nome di Sergei Surovikin. […] Quando si è reso conto che il piano di Prigozhin stava naufragando, Surovikin non ha avuto la forza, o il coraggio, o la determinazione di sostenerlo e andare contro il Cremlino. Dopotutto neppure Prigozhin ha avuto la forza, o il coraggio, o la determinazione, per proseguire la sua marcia e rompere definitivamente con Putin. Si è fermato prima. Si sono fermati prima tutti. Il messaggio però è uno: si può marciare su Mosca, non incontrare resistenza, tornare indietro e magari avere il modo di riprovarci.