IN POLITICA TUTTO È POSSIBILE E QUANDO MANCANO ELEMENTI CONCRETI DI RISCONTRO SI RICORRE AI “RETROSCENA” CHE, PER ESSERE TALI, APPARTENGONO ALLA CAPACITÀ DI METTERE IN RELAZIONE INDIZI E SUGGESTIONI CHE NON HANNO BISOGNO DI ESSERE PROVATI. IL CONFLITTO ESPLOSO FRA MAGISTRATURA E GOVERNO E INNESCATO DAI CASI SANTANCHÈ, DEL MASTRO E DEL RAMPOLLO LA RUSSA, È DAGLI ESITI INCERTI POICHÉ, NELLA TRIPARTIZIONE DEI POTERI, LO SCONTRO È FRA L’ESECUTIVO E IL GIUDIZIARIO. IL GOVERNO VEDE NELL’AZIONE GIUDIZIARIA UN ATTACCO POLITICO IN VISTA DELLE ELEZIONI EUROPEE E COME BERSAGLIO GROSSO LA STESSA MELONI. L’ANM (ASS.NAZ.MAGISTRATI) INCARDINA LA SUA AZIONE ALLA COSTITUZIONE E CONSIDERA UNA RAPPRESAGLIA PUNITIVA L’INSERIMENTO DELLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE NELLA RIFORMA NORDIO. SE LA MELONI SI CONSIDERA NON RICATTABILE -LE VIENE CHIESTO- COSA HA DA TEMERE?
1. ANM,NOTE DI GOVERNO MINANO FIDUCIA DEI CITTADINI NEI GIUDICI
(ANSA) – “È un falso e mina la fiducia dei cittadini nella magistratura” il “parlare di magistrati che scendono in campo, svolgendo un’azione politica al fianco dell’ opposizione”, come hanno fatto le note “filtrate da Palazzo Chigi e da via Arenula”. Questo per il “solo fatto” che un giudice, “facendo il suo lavoro con coscienza e occupandosi di un fascicolo che riguarda per puro caso un politico, assume una determinata decisione”. Lo ha detto il segretario generale dell’Anm Salvatore Casciaro, intervistato da Radio anch’io in onda su Radio Rai 1 e ribadendo che questo “significa delegittimare la magistratura”.
2. ANM, CRITICHE ARGOMENTATE ALLE RIFORME NON SONO OPPOSIZIONE
(ANSA) – “Non bisogna mai scambiare quelle che sono delle critiche argomentate, basate su argomenti seri, per opposizione o per messa in discussione di quello che è una ovvietà: che spetta ovviamente solo alle forze politiche legittimate dal consenso popolare decidere quali siano le riforme più appropriate”. Lo ha detto il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro, intervistato da Radio anch’io in onda su Rai Radio 1
3. L’OSSESSIONE DI MELONI “REGÌA DEI MAGISTRATI: VOGLIONO ARRIVARE A ME”
Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per “il Fatto quotidiano”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ieri si è presa una giornata di riposo […]- Ma il clima a Palazzo Chigi non è cambiato rispetto allo scontro con i magistrati delle ultime ore: la premier ha preferito non rispondere direttamente ai componenti dell’Associazione Nazionale Magistrati che si sono definiti “sotto attacco” da parte del governo, anche se potrebbe farlo a margine della missione internazionale. Meloni pubblicamente non vuole alimentare ulteriori polemiche, ma chi ci ha parlato nelle ultime ore racconta un dettaglio in più […]: la premier ritiene che le inchieste – tutte insieme, con un’accelerazione “anomala” – nei confronti dei suoi fedelissimi siano fatte per colpire lei e il suo governo. Non solo: l’ossessione di Meloni è che i magistrati stiano cercando – direttamente o indirettamente, tramite per esempio l’inchiesta Santanchè – risvolti giudiziari che non lambiscano solo i suoi fedelissimi ma entrino direttamente a Palazzo Chigi. “Cerchino quello che vogliono, io non ho scheletri nell’armadio”, ha spiegato Meloni a ministri ed esponenti di governo con cui ha parlato nelle ultime ore. “Si dovranno inventare le accuse, come hanno fatto con Delmastro”, è il senso del ragionamento di Meloni. Durante una di queste conversazioni, la premier ha anche ribadito un vecchio adagio che aveva già ripetuto prima della nascita del suo governo e dopo le sparate anti-Kiev di Silvio Berlusconi: “I pm devono sapere che io non sono ricattabile”. Da qui la strategia di rispondere duramente ai magistrati e di andare avanti sulla riforma della Giustizia e sulla separazione delle carriere: “Non ci facciamo intimidire”, è il segnale che la premier vuole far arrivare direttamente ai magistrati. La presidente del Consiglio […] con i propri interlocutori ha mostrato un’attenzione particolare nei confronti di alcuni magistrati che a suo dire si stanno “mettendo d’accordo” proprio istituendo una sorta di “regia” per colpire il suo governo. Dopo la premessa che la maggior parte dei magistrati lavora bene, Meloni ne ha messi nel mirino alcuni […]. Il riferimento è soprattutto alle toghe di Magistratura Democratica: torna quindi la tesi berlusconiana delle cosiddette “toghe rosse”. La premier si riferisce spesso ad Armando Spataro, ex procuratore di Torino, oggi in pensione, che ancora ieri su Repubblica difendeva i giudici nello scontro col governo. Un altro è il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, che secondo Palazzo Chigi sarebbe “sempre pronto ad alzare i toni contro di noi”. Nel governo c’è una certa attenzione anche nei confronti dei magistrati della procura di Milano che hanno in mano l’inchiesta sulla ministra Santanchè: da giorni a Palazzo Chigi fanno trapelare una spaccatura tra il procuratore capo Marcello Viola e i suoi pm sulla fuga di notizie. Nei giorni scorsi La Verità ha scritto di una “irritazione” del procuratore di Milano. Un tentativo […] per spaccare la magistratura e isolare quelle che vengono definite “mele marce”. […]