ALLA FINE GLI ITALIANI CAPIRANNO CON CHI HANNO A CHE FARE E PUNIRANNO SALVINI E LA “SUA” LEGA NELLE URNE. ANCHE SULLA “PACE FISCALE” IL VICE-PREMIER LEGHISTA DEVE FARE MARCIA INDIETRO E ABBASSARE L’AMMONTARE DEL DEBITO CHE LO STATO POTREBBE CONDONARE, CONFIGURABILE IN UNA SORTA DI “EVASIONE DI NECESSITÀ” CHE GIUSTIFICHEREBBE IL NON AVER PAGATO LE TASSE. SALVINI FA FINTA DI IGNORARE CHE BRUXELLES VIGILA SULLE FURBERIE DEL GOVERNO MELONI, DAL MES AL PNRR, DALLE CONCESSIONI BALNEARI ALLA RIFORMA FISCALE, ALLA LOTTA ALLA CORRUZIONE. SALVINI FA SOLTANTO TEATRINO ELETTORALE IN VISTA DELLE EUROPEE DELL’ANNO PROSSIMO CHE LO VEDRANNO SEMPRE PIÙ SCHIACCIATO IN UN RUOLO GREGARIO E SUBALTERNO ALLA MELONI. RISPETTO ALLE ULTIME EUROPEE LE POSIZIONI SI SONO RIBALTATE: MELONI È ACCREDITATA AL 30 PER CENTO E SALVINI SOTTO IL 10 PER CENTO. IN POLITICHE LE CHIACCHIERE, ALLA DISTANZA, NON RENDONO.
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
La contromossa matura di buon mattino, leggendo i giornali che riportano l’irritazione di Giorgia Meloni. È in quel momento che Matteo Salvini prende atto della necessità di correggere il tiro, dopo aver proposto il condono per «liberare milioni di italiani che sono ostaggio» delle Entrate. […] Il riassetto della strategia nasce dall’esigenza di portare a casa il risultato desiderato, provando a ribaltare gli equilibri dentro al governo, che sul tema del fisco gli sono sfavorevoli. La missione è affidata ai suoi fedelissimi, con una traccia precisa: la pace fiscale è una battaglia irrinunciabile per la Lega. Il registro suona più o meno così: «Troviamo un modo per spiegare che vogliamo aiutare chi non riesce a pagare le tasse, non gli evasori». Una distinzione già messa in chiaro negli scorsi giorni, ma andata a vuoto perché la soluzione del condono, fino a 30 mila euro, ha generato l’effetto contrario. Per questo la nuova versione, veicolata da un comunicato stampa. Il passaggio più significativo: «Dobbiamo agire con buonsenso, aiutando milioni di italiani che hanno dichiarato i propri redditi, ma che non sono riusciti a pagare le tasse o che non ce l’hanno fatta a tornare a lavorare». Altro non è che il richiamo all’evasione di necessità, […] Fin qui il riallineamento a un’impostazione condivisa anche dalla premier. Ma Salvini ha già pronta un’altra carta. Da mettere sul tavolo in autunno, quando bisognerà scrivere la legge di bilancio. La carta ha un nome: saldo e stralcio. E due facce. La prima ha a che fare con il metodo. Serve cioè uno strumento, è l’idea, che dia il segno tangibile dell’impegno. Qualcosa di appetibile per i contribuenti e allo stesso tempo sostenibile per le casse dello Stato. Anzi l’auspicio, messo nero su bianco, è anche «consentire allo Stato di incassare soldi che altrimenti non avrebbe mai». L’altra faccia riguarda l’obiettivo finale: intestarsi la partita del Fisco amico. Ricordando agli alleati di governo che la pace fiscale figura al punto 4 del programma con cui ci si è presentati davanti agli elettori. […] il saldo e stralcio dunque: si pagherà una percentuale del debito con il Fisco e la posizione debitoria sarà stralciata. È meno di un condono puro e più di una rottamazione, che cancella solo sanzioni e interessi. Ma il precedente non aiuta: l’edizione 2018, governo Conte, ha portato nelle casse dell’Erario appena 700 milioni, a fronte di un importo dovuto di 1,3 miliardi. Il meccanismo, però, prevedeva una serie di paletti, come quelli sull’Isee. Ecco perché ora non si esclude di allargare le maglie. Per incassare di più e per alzare più in alto la bandierina della pace fiscale.