(nella foto Giovanni Donzelli)
IL VITTIMISMO NASCE POLITICAMENTE QUANDO CI SI INGARBUGLIA NELLE DIFFICOLTÀ DI GOVERNO E NON SI SA COME USCIRNE. GIORGIA MELONI, CHE SI È FATTA ELEGGERE IN NOME DI “DIO – PATRIA E FAMIGLIA” TANTO DA SENTIRSI OBBLIGATA A RECARSI A BUDAPEST PER DIFENDERE DIO NON SI È CAPITO DA QUALI MINACCE, VA SCOPRENDO CHE UNA COSA È GRIDARE SLOGAN CONTRO IL GOVERNO E BEN ALTRA COSA È GOVERNARE IL PAESE. E POICHÉ PIÙ SI VA AVANTI MENO MILIARDI CI SONO A DISPOSIZIONE, ECCO LA VIA DI FUGA DEL VITTIMISMO. I PROBLEMI VENGONO DAI GOVERNI PRECEDENTI, IL SUPERBONUS E IL REDDITO DI CITTADINANZA HANNO CREATO UN BUCO INCOLMABILE, BRUXELLES NON AMA IL GOVERNO DI CENTRODESTRA, DIETRO LO SBARCO DEI MIGRANTI C’È UNA REGIA OCCULTA CONTRO L’ITALIA. NON BISOGNA POI TRASCURARE QUEI CENTRI DI POTERE CHE HANNO DOVUTO CEDERE LE PLANCE DI COMANDO AGLI AUTOCRATI DEL CENTRODESTRA. NELLO STESSO PARTITO DI MAGGIORANZA CRESCONO I MUGUGNI CONTRO IL FAMILISMO DI GOVERNO CHE STA BLINDANDO LE POSIZIONI DI POTERE NEI GRANDI ENTI, NEI MINISTERI E NEL PARTITO. CI SARÀ PURE IL COMPLOTTO DENTRO E FUORI FDI MA LE DIFFICOLTÀ DEL GOVERNO NASCONO DA PROBLEMI REALI CHE NON SI È STATI IN GRADO DI AFFRONTARE SE NON PER INCAPACITÀ PER MIOPIA POLITICA. LA SCADENZA ELETTORALE DELLE EUROPEE FA IL RESTO.
Estratto dell’articolo di Paola Di Caro per “Corriere della Sera”
L’impressione è che in Fratelli d’Italia si viva una sindrome d’assedio […] Giovanni Donzelli, che ne è il responsabile dell’organizzazione e fa parte dell’inner circle della premier, conferma: «[…] si assista a una forte reazione. Che non ci spaventa né ci stupisce. Ma, anzi, ci motiva».
Scusi, ma una reazione di chi? L’opposizione non fa il suo mestiere?
«Non parlo solo del Pd […] ma anche dei tanti che in anni di sospensione della politica si erano presi posizioni di potere, approfittando di vuoti».
Ma chi sarebbero questi personaggi?
«Lobbisti, gruppi di pressione economici potenti, tanti che hanno appunto occupato spazi di potere. E siccome a noi non interessa il potere per il potere, ma il bene della nazione, […] facciamo paura».
Ma voi avete fatto le vostre nomine, in Rai molti lamentano addirittura l’occupazione: non basta per sentirsi in una botte di ferro?
«Ma noi non ci sentiamo mica deboli, non abbiamo la sindrome di Calimero. […] Siamo solo consapevoli che sono in atto e ci saranno ancora attacchi. Sapremo difenderci».
Non è che prestate il fianco, anche chiudendovi a guscio con una dirigenza «familistica»?
«Non siamo chiusi a riccio tra parenti e amici. […] si parla solo di Arianna, sminuendo le sue storiche capacità e stravolgendo il racconto del ruolo che occupa».
Quando Meloni vi mette in guardia, pensate anche a un atteggiamento ostile da parte delle istituzioni europee?
«Non delle istituzioni […] ma sono la sinistra italiana e quella europea con il loro approccio ideologico: proprio oggi chiedono di boicottare quell’accordo, creando un danno all’Italia».
[…] Francia e Germania non sembrano propense ad aprire le loro frontiere.
«Diciamo che Francia e Germania erano abituate a governi italiani che facevano entrare immigrati e poi ne impedivano l’uscita. Noi invece diciamo che parlare di redistribuzione senza aver fermato i flussi dei clandestini non risolve nulla. Anche questo è uno schema costituito che vogliamo rompere».
Intanto a fianco di von der Leyen è arrivato Mario Draghi a lavorare sulla competitività: non lo sentite un po’ come un commissariamento del governo italiano?
«E perché mai? Anzi, dimostra quanto l’Italia conti: ci rafforziamo come nazione avendo in un ruolo di peso una persona autorevole come Draghi. Non lo abbiamo sostenuto al governo, ma non abbiamo mai messo in dubbio il suo valore». […]