RASSEGNA STAMPA – Con gli sbarchi di migranti il peggio deve ancora venire…

(nella foto migranti a Lampedusa)

 

SOLO A IMMAGINARE DUE MILIONI DI MIGRANTI CHE CERCANO RIFUGIO IN EUROPA È DA ALLARME ROSSO. FIGURARSI POI SE UNO PENSA DI QUESTI DUE MILIONI QUANTI SBARCHERANNO IN ITALIA E SE BRUXELLES FARÀ VALERE IL FAMIGERATO “PROTOCOLLO DI DUBLINO” CHE MATTARELLA CON SIDERA SUPERATO DALLA STORIA. CON QUESTI SCENARI APOCALITTICI I CENTRI PER IL RIMPATRIO CON “DETENZIONE” FINO A 18 MESI PIÙ CHE UN DEFICIT DI COMPETENZA RIFLETTONO LA MANCANZA DI INTERLOCUTORI IN EUROPA. ISOLAMENTO DELL’ ITALIA O INAFFIDABILITÀ DI UN GOVERNO AMICO DI ORBAN E DELLA LE PEN?

Estratto dell’articolo di Youssef Hassan Holgado per il “Domani”

Lo smisurato arrivo di migranti sulle coste italiane di quest’estate è solo un assaggio di quello che ci aspetterà nei prossimi anni. È quello che temono gli uffici del sottosegretario Alfredo Mantovano e il Viminale, che hanno letto alcuni report arrivati di recente dalla nostra intelligence. Che hanno stimato, nel prossimo anno e mezzo, migrazioni interne al continente e verso l’Europa di enorme entità, fino «a due milioni di persone». Il fenomeno coinvolge, secondo gli analisti, principalmente l’area del Sahel, oggi infuocata dalla siccità alimentata dal cambiamento climatico e dai colpi di stato delle giunte militari che negli ultimi due anni hanno preso il potere in Burkina Faso, Mali e da ultimo in Niger. Uno scenario che preoccupa ovviamente il ministro Matteo Piantedosi, titolare con Mantovano della delega all’immigrazione, e la premier Giorgia Meloni.    […]Correre ai ripari prima che il fenomeno sia ingovernabile è il mantra che risuona a palazzo Chigi. A indirizzare le strategie ieri è stato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che in Sicilia […] ha detto: «L’immigrazione è un fenomeno epocale che va governato con visione del futuro non con provvedimenti improvvisati o tampone». E la visione futura spinge ora la premier Meloni a chiedere l’aiuto di Bruxelles per stringere accordi anche con i paesi del Sahel, sulla scia di quelli già siglati con Tunisia e Libia. L’obiettivo del governo italiano è far entrare la prossima Commissione europea, che uscirà dalle urne delle elezioni del 2024, nei palazzi governativi del cuore dell’Africa per portare investimenti, provare a siglare intese per i rimpatri con i paesi che al momento non accettano le espulsioni dei loro cittadini e incrementare la cooperazione militare per contrastare il traffico di esseri umani e il terrorismo. Facile a dirlo ma ci sono diverse incognite da non sottovalutare. La prima: non è detto che gli accordi funzionino, lo abbiamo visto quest’estate con il memorandum of understanding firmato a Tunisi. La seconda è un tema politico: Bruxelles e Roma, scenderanno a patti con le giunte militari golpiste dei paesi del Sahel? E infine: come reagiranno Russia e Francia che negli ultimi anni hanno avuto il controllo dell’area?    […] gli Stati Uniti hanno annunciato che investiranno altri 247 milioni di dollari per inviare aiuti umanitari in Africa, alcuni di questi destinati proprio al Burkina Faso, uno dei paesi più attenzionati dai report sulla scrivania di Mantovano per l’aumento improvviso dei migranti provenienti da lì che arrivano in Italia. […] Nei paesi del Sahel le persone scappano non soltanto da conflitti civili, carestie e da una situazione economica disastrata, ma anche dagli attacchi terroristici. Nelle prime dieci posizioni della classifica dei paesi a più alto rischio terrorismo ci sono tre stati del Sahel: Burkina Faso, Niger, Mali (governati da giunte militari golpiste). A cui vanno aggiunti anche Somalia e Nigeria. Negli ultimi anni, il contrasto al terrorismo è stato portato avanti con missioni militari condotte dai paesi europei (su tutti la Francia) e dagli Stati Uniti. Ma i nuovi cambiamenti politici stanno rinforzando i vari gruppi terroristici. […] A livello politico, il prossimo passo è superare l’accordo di Dublino. Concetto ribadito ieri dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella […] Serve trovare soluzioni e insieme, ma gli stati europei sono divisi […]