(nella foto Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky)
È passato un mese dall’attacco di Hamas nel sud di Israele che ha stravolto il Medio Oriente, e il mondo intero. E non è un mistero che a sentirsi «vittima secondaria» di quella strage – sul piano geopolitico – sia l’Ucraina. Perché a prescindere dal grado di coinvolgimento reale della Russia nella preparazione/incoraggiamento di quell’assalto, il timore è che il Cremlino ne sia di fatto tra i principali beneficiari. Le attenzioni di leader e opinioni pubbliche occidentali sono letteralmente calamitate sul fazzoletto di terra Israele-Gaza, e in secundis per la stabilità del più ampio Medio Oriente, e la guerra russo-ucraina, in stallo da mesi, è scivolata ben più indietro, sulle pagine dei giornali, su quelle dei social media e sui tavoli delle cancellerie. Se il nervosismo per la situazione a Kiev era palpabile sin dalle prime ore dopo la strage di Hamas, a risvegliarlo nei giorni scorsi ci ha pensato il governo italiano. Involontariamente, certo, ma per un Paese in guerra è la sostanza che conta. Volodymyr Zelensky non ha preso per nulla bene le «confessioni private» di Giorgia Meloni al supposto leader africano – in realtà il duo di “comici” russi Vovan & Lexus – sul senso di marcia della guerra russo-ucraina. Lo ha detto chiaramente oggi a Politico uno dei suoi consiglieri più fidati, Andrii Yermak. Indigesto, in particolare, il riferimento fatto dalla premier italiana alla «fatica» di sostenere l’Ucraina che si sentirebbe in tutta Europa, tale da suggerire ai suoi leader di trovare quanto prima «una via d’uscita». Gli europei sono stanchi di sostenere l’Ucraina? «Sono sicuro che non vorrebbero svegliarsi domani in un mondo in cui c’è meno libertà e meno sicurezza, con conseguenze durevoli per decenni», ha replicato il capo di gabinetto di Zelensky. Per poi suggerire a Meloni e a chiunque la pensi come lei un sano riposo di storia. «Fermatevi un attimo a pensare: se nel 1939 il Regno Unito fosse stato stanco della Polonia, o gli Usa (qualche anno dopo, ndr) stanchi del Regno Unito stesso, oggi ci sarebbero la Polonia, il Regno Unito o l’Europa come le conosciamo? Non avremmo potuto permetterci la fatica allora, e neppure ora. E la cosa si ripresenterà ancora e ancora se le persone “affaticate” smettono di sostenere l’Ucraina».