Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”
La Commissione «continuerà a monitorare gli sviluppi del bilancio italiano» e durante la prossima primavera valuterà se è il caso di aprire una procedura per deficit eccessivo. Nel frattempo, il governo dovrà «tenersi pronto a prendere le misure necessarie» e dovrà stare ben attento a «non perdere lo slancio sulle riforme e gli investimenti del Pnrr perché le tempistiche per l’attuazione sono abbastanza cariche».
Nel giorno del giudizio sulla manovra, Valdis Dombrovskis lancia doppio un avvertimento al governo italiano. Quali sono i punti più critici nella Finanziaria?
«Non è pienamente in linea con le nostre linee-guida di bilancio per quanto riguarda la crescita della spesa primaria netta. Questo è dovuto al fatto che, nel 2023, consideriamo un impatto delle spese significativo e molto più alto del previsto. Prendendo questo aspetto in considerazione, la spesa nel 2024 è superiore a quella raccomandata. Un altro elemento è legato alle misure per contrastare il caro-energia».
Avevate chiesto di ridurre i sussidi e il governo lo ha fatto: cosa c’è che non va?
«Nella manovra è effettivamente prevista una riduzione delle spese. Ma al tempo stesso vediamo che la spesa pubblica aumenta e questo vuol dire che nel 2024 i risparmi non vengono usati per ridurre il deficit, come avevamo chiesto, ma per finanziare altre spese».
Sarà necessario intervenire per porre rimedio a questi due problemi?
«Ovviamente noi continueremo a monitorare gli sviluppi di bilancio e, come abbiamo fatto con tutti gli altri Paesi che non sono pienamente in linea con le nostre raccomandazioni, chiediamo di tenersi pronti a prendere le misure necessarie». […]
È preoccupato per i possibili ritardi nell’esecuzione del Pnrr italiano?
«L’implementazione del piano è in corso a un buon ritmo e infatti l’Italia ha già presentato la quarta richiesta di pagamento; non sono molti gli Stati che lo hanno fatto. Ma ovviamente ora è importante non perdere lo slancio per quanto riguarda le riforme e gli investimenti perché le tempistiche per l’attuazione sono abbastanza cariche».
Nel frattempo, sull’Italia si allunga anche l’ombra di una procedura per deficit eccessivo: sarà inevitabile?
«Non entro nel merito dei singoli Paesi, ma la Commissione intende aprire le procedure per deficit eccessivo nel ciclo del semestre europeo 2024 sulla base dei dati a consuntivo del 2023. Questo lo avevamo già detto nelle nostre linee-guida».
A quell’epoca potrebbe essere già in vigore il nuovo Patto?
«Se finalizzata al più tardi entro la primavera, la riforma del Patto sarà la base giuridica per il ciclo del semestre europeo 2024 e per le linee di bilancio che forniremo agli Stati per preparare le manovre del 2025».
In Italia si sta facendo largo l’idea che il ritorno alle vecchie regole sarebbe il male minore rispetto alla proposta attualmente sul tavolo: è d’accordo?
«Dal punto di vista della Commissione è importante che la discussione al Consiglio preservi le caratteristiche-chiave della nostra proposta. E cioè: focalizzarsi sul medio periodo, fare un’analisi basata sul rischio al fine di determinare i piani di bilancio strutturali e infine lasciare maggiori margini di manovra agli Stati per definire la loro traiettoria di bilancio. […]».