Estratto dell’articolo di Serenella Mattera per “la Repubblica”
Una Giorgia Meloni «leone in campagna elettorale e agnellino ai vertici internazionali», che fa la «vittima» e intanto sui casi politico-giudiziari che lambiscono il governo «fa esplodere la questione morale». Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, ha seguito la conferenza stampa della premier e si è convinto che sia «in grossa difficoltà, al di là dei suoi soliti toni muscolari».
Sicuro? Lei si è mostrata persuasa di poter essere “la premier più longeva”.
«Pur di coprire i suoi fallimenti in economia, immigrazione e politica estera dice bugie e ricorre al solito “vittimismo meloniano”: accuse agli avversari politici e complottismi anziché autocritica sui suoi tanti errori. Nessuna visione, nessuna ricetta per la crescita. Giorgetti aveva escluso manovre correttive e Meloni già lo smentisce con un “valuteremo”. Stravolgimenti della realtà che da un presidente del Consiglio non ci si aspetterebbe, il rischio è che ci si abitui un po’: anche per questo ho chiesto un Giurì d’onore sulle accuse che mi ha rivolto sul Mes».
Non è stato il suo governo a guida M5S a dare il via libera all’accordo in Europa sulla riforma, salvo dire no in Parlamento?
«Il via libera politico l’ha dato Meloni nel 2011, nel governo Berlusconi, con la Lega. Noi […] abbiamo chiarito a tutti i leader europei che la ratifica sarebbe stata condizionata ad una completa revisione del Mes e soprattutto alla profonda modifica del Patto di stabilità».
Ma poi sia M5s che FdI hanno votato no al Mes: l’avete aiutata?
«Meloni non riesce ad assumersi le responsabilità. Sul Mes racconta menzogne per dare colpe ad altri e sulla legge bavaglio scarica sul Parlamento quando il bavaglio alla stampa lo mette lei».
Ma lei approva il No al Mes e Sì al Patto di stabilità di Meloni?
«Al contrario. Penso che passerà alla storia per avere introdotto nel 2011 il Mes e per aver approvato adesso questo “pacco” di stabilità […]. I cittadini in buona fede pensavano di aver mandato in Europa una “patriota”, ma Meloni sembra un vaso di terracotta fra vasi di ferro. Oggi si dice “soddisfatta” dell’accordo sul Patto di stabilità: è soddisfatta degli oltre 12 miliardi di tagli l’anno che il Patto impone all’Italia? Sconcertante. Ma in Europa le hanno già preso le misure: hanno capito che Meloni è un leone in campagna elettorale e un agnellino ai vertici internazionali».
Intanto la premier vi accusa tra garanzie per i prestiti, obbligo del Pos e Superbonus di essere “cintura nera in aiuti alle banche”.
«Quando parla di economia, si ritrova in territorio ostile, materia per lei sconosciuta. Affermare che abbiamo fatto un regalo alle banche […] significa malafede o crassa ignoranza. Noi abbiamo soffiato ossigeno per salvare il tessuto produttivo. Meloni dice una sfacciata bugia quando sostiene di essere l’unica che ha tassato banche. Non si è mai vista una tassa sugli extraprofitti che genera zero euro».
Questione morale: lei ha sollevato il tema su governo e maggioranza con una lettera a Repubblica, la premier risponde di non aver mai chiesto dimissioni di avversari politici indagati.
«Quando era all’opposizione chiedeva, lei sì, le dimissioni di tutti. […] In questo governo abbiamo visto sottosegretari che divulgano informazioni riservate per attaccare l’opposizione, ministri che vengono in Parlamento a mentire sulle attività societarie svolte, altri che fermano treni. Un premier deve scegliere: solidarietà di partito e di coalizione o tutela delle istituzioni? Lei ha scelto la prima alternativa».
Su Grillo indagato e Appendino condannata non applicate, come dice la premier, doppio standard?
«Ma nessuno di loro ha incarichi di governo o ha leso il decoro delle istituzioni. […] La responsabilità penale è un conto, qui parliamo di responsabilità politica. […]Lei gestisca pure il partito come un affare familiare. Ma degli incarichi di governo risponde a tutti i cittadini».
Quindi anche Salvini dovrebbe rendere conto del caso Verdini?
«La differenza tra Meloni e me è che quando Salvini non volle andare in Parlamento a rispondere del caso Metropol ci andai io per difendere con trasparenza il prestigio delle istituzioni. Meloni sta dicendo a Salvini che non deve andare a riferire nonostante Anas sia una società pubblica che opera sotto il controllo del ministero di Salvini. […] Sta facendo esplodere la questione morale. È devastante per le istituzioni».
Meloni è sotto ricatto?
«Da premier non può alludere, se sa qualcosa, è suo dovere dirlo».
[…] Meloni si confronterà in tv con Schlein. Nella sfida a due, lei non rischia di essere tagliato fuori?
«Meloni può fare le strategie che vuole e scegliere di confrontarsi con chi vuole. Con me ha rifiutato, intimando ai vertici di FdI il niet ad una mia presenza ad Atreju. Ciò che però non può fare è scegliersi gli oppositori e dare patenti di legittimità ai suoi avversari. Sulla strada dell’opposizione, contro le sue bugie e i suoi fallimenti, troverà sempre me e il M5S».