RASSEGNA STAMPA – PER IL MINISTRO NORDIO I POTERI DEL PM SONO IMMENSI E LA CORRUZIONE “PERCEPITA” NON CORRISPONDE ALLA REALTÀ…

(nella foto Carlo Nordio)

 

1. NORDIO: UN PERICOLO I POTERI IMMENSI DEI PM L’ANM LO ATTACCA

Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”

La separazione delle carriere sarà attuata «non alle calende greche», riflettendo su un principio: «Conferire poteri immensi al pm come capo della polizia giudiziaria mantenendo i poteri che ha, senza essere controllato, è un pericolo». Carlo Nordio, nella relazione annuale al Parlamento, annuncia le linee di intervento che dovrebbero risolvere i problemi di una giustizia con un «buco di 1.400 magistrati» e del 40% di personale amministrativo. E si sofferma sulla riforma costituzionale chiesta con forza da FI con un’argomentazione che non piace all’Associazione nazionale magistrati: «Le parole del ministro tradiscono un’intenzione recondita: la voglia di ridimensionare i poteri del pm […] », denuncia il segretario Salvatore Casciaro. E spiega: «[…] si annuncia un controllo che, con l’introduzione della discrezionalità dell’azione penale già annunciata, non potrà che essere il controllo della politica». Nordio promette una «giustizia più efficiente» e, nel giorno in cui in commissione si chiude l’esame del ddl di riforma, annuncia vari provvedimenti. A partire da una revisione del «sistema obsoleto» dei reati della Pa, come l’abuso d’ufficio già in via di abolizione: confida di far risalire l’Italia nella graduatoria sulla corruzione, convincendo i nostri partner che «i criteri di corruzione percepita non corrispondono a quelli reali». Punta a fermare il «nuovo barbaro medioevo reso più sinistro e duraturo da limiti e risorse della tecnologia» con limiti al comparto delle intercettazioni, captazioni con il trojan e sequestro dei cellulari. Restrizioni iniziate già con la «legge bavaglio» che vieta di pubblicare anche stralci delle intercettazioni nelle ordinanze e con il ddl atteso in aula al Senato che vieta di pubblicare colloqui e nomi di terzi non indagati. Nordio sottolinea i costi («fuori controllo») delle intercettazioni e torna a chiedere: «Credete che la mafia parli col telefonino?», anche se chi arrestò Messina Denaro sottolineò l’importanza delle intercettazioni anche di non indagati. Difende la nuova prescrizione, […] E annuncia modifiche al codice di procedura penale per ridurre la popolazione carceraria. La maggioranza vota, oltre alla propria risoluzione, anche quella formulata da Azione, Iv e + Europa. Il Guardasigilli lascia l’Aula, insieme a tutta la maggioranza tranne i leghisti Bongiorno e Romeo, dopo le accuse del senatore M5S Roberto Scarpinato (dà «impulso a una nuova politica criminale»). Nordio si attira l’opposizione del Pd. E il M5S protesta anche con l’ex capo della Dna Federico Cafiero De Raho: politica di «favore alle mafie». Parole che costano all’ex pm la censura del vicepresidente FI della Camera Mulè.  […]

2. NORDIO: “PM DA FRENARE LA CORRUZIONE IN ITALIA PIÙ PERCEPITA CHE REALE”

Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”

Si dice Carlo Nordio, si intende il nuovo “toro scatenato”. In Parlamento ieri la Relazione del ministro sullo stato della giustizia è stato un continuo fuoco d’artificio. Impossibile anche solo elencare i campi dove il Guardasigilli sta operando o dove intende andare. Di sicuro non ha rinunciato alla riforma di rango costituzionale per la separazione delle carriere, anche se lui stesso ora non sa se ce la farà. «Non andremo alle calende greche, ma speriamo di avere il tempo». Intende dopo il premierato. E poi: ridurre le intercettazioni, mettendo una specie di numero chiuso con il budget prefissato; ridimensionare i poteri dei pm, cresciuti a dismisura dopo la riforma Vassalli del 1988; farla finita con la «autoflagellazione» sulla corruzione, perché le statistiche sono sbagliate e prendono in esame le “percezioni” e non i dati oggettivi; introdurre severi paletti garantisti quando vengono sequestrati gli smartphone. Infine uno sfogo sulla abolizione del reato di abuso d’ufficio. «Una bufala che l’Europa ce lo chieda». A Nordio, in fondo, piace il ruolo del castigamatti. Specie se può prendersela con i suoi ex colleghi. «La separazione delle carriere viene associata a un inevitabile assoggettamento – scusate il bisticcio di parole – al potere esecutivo… Però il problema esiste, perché i poteri del pubblico ministero oggi sono poteri incompatibili con la struttura costituzionale che è stata data loro. Quando è stata elaborata la Costituzione, quasi 80 anni fa, nessuno avrebbe pensato che avremmo avuto, 40 anni dopo, un codice accusatorio, elaborato dal professor Vassalli, che è stato modellato sul sistema anglosassone. Nel sistema anglosassone la separazione delle carriere è consustanziale alla struttura del processo». La soluzione che il ministro ha in mente è una radicale riscrittura del codice, al termine del quale il pm avrà molti poteri in meno rispetto ad oggi. E comunque sulla separazione delle carriere in Parlamento si sta coagulando una maggioranza molto ampia, con il destra-centro e l’ex Terzo Polo. Al punto che il governo ha appoggiato, caso unico, una risoluzione di Azione, che preme in tal senso. Sulla corruzione, intende sfidare l’opinione corrente. «Ad Atlanta, a margine della Convenzione di Merida e della lotta all’anticorruzione, l’Italia ha proposto una risoluzione, che è stata accettata, in cui il criterio di percezione della corruzione è stato completamente mutato. Il nostro Paese figurava e figura agli ultimi posti come affidabilità per quanto riguarda la corruzione. Ma in base a un dato sbagliato». Secondo il ministro, quando si cambieranno i sistemi di calcolo, e si prenderanno in esame solo i dati oggettivi, denunce e condanne, l’Italia farà un figurone. «Abbiamo spiegato che i criteri di corruzione percepita non corrispondono affatto a quelli della corruzione reale. E il nostro modo di autoflagellarci continuamente, come se fossimo un popolo di corrotti». Quanto alla «autoflagellazione, Nordio amerebbe anche non sentire più troppe lagne sullo stato delle carceri. «Fatte le statistiche con gli altri Paesi, anche qui ci siamo autoflagellati perché il coefficiente di sovraffollamento delle carceri, che purtroppo è un fardello di dolore che grava su tutti i Paesi, non vede affatto l’Italia nei posti peggiori. L’Italia, semmai, sta tra i primi posti per trattamento umanitario dei detenuti. Questo non toglie, per l’amor del cielo, nulla al fatto che siamo perfettamente consapevoli della situazione critica». In conclusione, il ministro difende anche convintamente l’abolizione del reati di abuso d’ufficio. E a chi gli brandisce contro le Convenzioni internazionali oppure la Direttiva europea in itinere, sventola i testi della Convenzione, cita il passaggio dove ci si rimette alla valutazione degli Stati aderenti, e conclude trionfante: «Il fatto che la Convenzione di Merida dica che noi dobbiamo farlo è una sciocchezza colossale».  […]