Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Se le banane e i gamberetti dell’Ecuador valgono più della morte in prigione di Alexei Navalny. A questo servono, i media russi. Certificano la distanza che ormai ci separa, noi da loro. Venerdì scorso, giorno in cui il mondo ha saputo del decesso, il telegiornale della sera di Rossiya-1, che rimane il programma più seguito della nazione, è durato come al solito quarantacinque minuti. La lettura del comunicato del Dipartimento penitenziario russo, che dava notizia della scomparsa della più importante figura dell’opposizione ha preso 28 secondi. Nessun commento. Nome e cognome. Nient’altro. Con poche eccezioni, i quotidiani e i loro siti non escono e non vengono aggiornati durante il fine settimana. Quindi, le edizioni di ieri avrebbero dovuto dare spazio a quella che sembra essere l’unica notizia degna di nota proveniente da quella terra sempre più lontana. Errore. C’erano altre priorità. La più stringente, che campeggia come apertura di ogni testata, è la presa di Avdiivka da parte dell’Armata russa. Tutto sommato è una scelta anche comprensibile. La seconda, è l’esplosione dell’epidemia di «russofobia aggressiva» registrata alla Conferenza di Monaco. Non pervenuto Ma Navalny? Non pervenuto sulla Rossiyskaja Gazeta, diretta emanazione del governo. Nezavisimaya Gazeta, il quotidiano fondato nel 1995 dall’oligarca Boris Berezovskij, poi caduto in disgrazia, pubblica una foto dell’ambasciatrice Usa Lynn Tracy che in piazza della Lubjanka depone un mazzo di fiori ai piedi del monumento alle vittime della repressione sovietica, divenuto il luogo del ricordo del dissidente numero uno, evitando però di spiegare la ragione che ha spinto la funzionaria americana a compiere quel gesto. Komsomolskaya Pravda, molto diffuso nelle periferie delle grandi città, regala ai suoi lettori una busta contenente semi di carota, da piantare quando arriverà la bella stagione. L’apertura del giornale è dedicata al ritorno sulle tavole dei russi delle banane e degli ambitissimi gamberetti equadoregni, che nelle ultime due primavere scarseggiavano a causa delle sanzioni. Un’altra vittoria. A pagina 12, sorpresa. Una cosiddetta breve informa in poche righe del decesso avvenuto in carcere del «noto blogger». […] L’unico commento sulla vicenda arriva dal Moskovskij Komsomolets , per quanto fedele alla linea forse il più interessante tra i media russi. Il suo editorialista Mikhail Rostovskij scrive una analisi online brutale, che riflette forse il vero sentire del Cremlino. «Il vero impatto che avrà il decesso di Navalny sul processo politico russo è prossimo allo zero». […] In Russia nulla avviene per caso, neppure il silenzio. Alcuni canali dell’opposizione sostengono che ai deputati della Duma sarebbe arrivata una circolare dal Cremlino con il suggerimento di non commentare in alcun modo «la vicenda-Navalny». «Perché dovremmo parlarne? Tanto, per voi è già tutto chiaro. Il potere russo è colpevole a priori. Questa è la posizione dominante in Occidente». Sempre un piacere fare due chiacchiere con Sergey Markov, ex consigliere di Putin per la politica estera, innamorato dell’Italia. […]