Estratto dell’articolo di Emiliano Fittipaldi per www.editorialedomani.it
La vittoria di Alessandra Todde e della sinistra in Sardegna […] fa crollare un assioma che in troppi davano ormai per scontato: la destra di Giorgia Meloni non è affatto imbattibile, se le opposizioni riescono a trovare candidati credibili e se allargano l’alleanza proponendo nel contempo programmi plausibili. Una rondine non fa primavera, ma è innegabile che il voto sardo segnali la fine della luna di miele tra la destra e il paese – dopo un anno e mezzo di pessimo governo – e che lo stesso avrà effetti politici sulla maggioranza, che torna dall’isola malconcia e spaccata come mai era accaduto dal 25 settembre di due anni fa. […] La premier ha imposto personalmente il candidato perdente. E ha deciso di personalizzare la tenzone, mettendo la sua faccia su tutti gli autobus tra Cagliari e Sassari e sulla fine della campagna elettorale: è lei la grande sconfitta della tornata, è per lei che squilla il primo campanello d’allarme sul tema – per lei sensibilissimo – del consenso. Non solo. La scelta scellerata di indicare Paolo Truzzu (considerato dai sondaggi uno dei sindaci meno amati d’Italia) evidenzia debolezze politiche che si riverberano pari pari anche sul continente: la cronica assenza dentro Fratelli d’Italia di una classe dirigente spendibile va di pari passo con la volontà, ferrea, di pescare candidati esclusivamente tra fedelissimi e seguaci. Un paradosso a cui in politica è difficile, alla lunga, non pagare pegno. Meloni ha perso la sua scommessa e contemporaneamente è riuscita a rovinare i rapporti già infetti con la Lega di Salvini, che con ogni probabilità da ieri sera starà festeggiando a champagne e mirto: umiliato sulla defenestrazione del “suo” Christian Solinas, governatore uscente indagato per corruzione, e pochi giorni fa sul terzo mandato, in molti sostengono che la sconfitta sia figlia pure del voto disgiunto dei leghisti, ridotti tra l’altro come partito a percentuali residuali. Sia vero o meno un complotto salviniano, tra le forze dell’estrema destra veleni e sospetti incrociati cominciano a essere troppi: se Meloni non troverà nuovi equilibri per migliorare i rapporti con gli alleati, assicurare una navigazione tranquilla al governo fino alla fine della legislatura sarà arduo. Soprattutto se le divisioni dovessero portare nuovi rovesci su altre elezioni date già per vinte, ma da oggi meno scontate: quella in Abruzzo, dove si gioca la riconferma il meloniano Marco Marsilio, e l’altra in Basilicata, regione in cui la maggioranza sta ancora litigando sul candidato (manche a sinistra non sono messi benissimo) […]