RASSEGNA STAMPA – ANCHE LA STAMPA ESTERA SI E’ INTERESSATA ALLA PARTECIPAZIONE E ALLE DICHIARAZIONI RILASCIATE SUL 25 APRILE.

IL GIORNALE PARIGINO “LE MONDE” PRENDE IN ESAME LA DICHIARAZIONE RILASCIATA NELLA RICORRENZA DA GIORGIA MELONI CHE NON E’ POCO MA NON E’ TUTTO. IL PROBLEMA, IRRISOLTO, RUOTA INTORNO AL TERMINE “ANTIFASCISMO” CHE, CONDIVISO IDENTITARIAMENTE DA QUANTI SI RICONOSCONO NELLO SPIRITO E NEI VALORI DELLA COSTITUZIONE NATA DALLA LOTTA DI LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO, INCONTRA FORTI RESISTENZE IN CHI SI CONSIDERA EREDE DI QUEL PERIODO STORICO. IN FORTE E IRRISOLTA CONTRADDIZIONE SI TROVANO SOPRATTUTTO I MINISTRI IN CARICA DI FRATELLI D’ITALIA CHE HANNO GIURATO FEDELTA’ ALLA COSTITUZIONE CHE HA LE SUE FONDAMENTA NELLA LOTTA E NELLA LIBERAZIONE DAL FASCISMO. GIORGIA MELONI, AL DI LA’ DELL’OPPOSIZIONE DI PRINCIPIO AD OGNI TOTALITARISMO DI DESTRA E DI SINISTRA, SI SPINGE A RICONOSCERE E AD AFFERMARE CHE DALLA SCONFITTA E DALL’ABBATTIMENTO DEL FASCISMO NASCE LA NOSTRA DEMOCRAZIA MA RIFUGGE DALL’ASSUMERE LA CONNOTAZIONE IDENTITARIA DI “ANTIFASCISTA”. E’ DEL TUTTO EVIDENTE CHE ACCETTARE LA SCONFITTA DEL FASCISMO E LA NASCITA DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA DA QUELLA SCONFITTA NON RICHIEDE NECESSARIAMENTE ED ESPLICITAMENTE DICHIARARSI “CONTRO” IL FASCISMO SE SI PRENDE ATTO DELLA SUA SCONFITTA E CI SI RICONOSCE NELLA COSTITUZIONE. DA CONSIDERARE CHE NON SI CHIEDE SE CI SI RICONOSCE NELLA COSTITUZIONE CHE E’ ANTIFASCISTA MA DI “ESSERE” ANTIFASCISTA. E NON CI VUOLE FREUD PER CAPIRE CHE NON E’ LA STESSA COSA E CHE IL PROBLEMA RIENTRA NELLA LOTTA POLITICA CHE, NOTORIAMENTE, FATICA A PERSEGUIRE PACIFICAZIONI DI CUI EVIDENTEMENTE NON SENTE IL BISOGNO.

 (ANSA) Il caso Scurati e le polemiche sul 25 aprile arrivano anche su Le Monde, con il quotidiano francese che – in un editoriale – scrive che “un atto di apparente censura risveglia una lancinante diatriba attorno alla memoria storica”. “Dall’arrivo in una posizione dominante – quella della presidenza del Consiglio da parte di Giorgia Meloni – di una famiglia politica le cui radici affondano nella storia del regime fascista, questa vecchia ferita si fa più dolorosa”, scrive il quotidiano nella sua edizione di oggi pomeriggio. “Mentre la leader – si legge nell’analisi del corrispondente da Roma – ha ripudiato la memoria del regime di Mussolini, alcuni fautori della continuità sono rimasti nel suo movimento politico. Li si è rivisti nel 2013, in occasione della fondazione di Fratelli d’Italia da parte di Giorgia Meloni, il cui logo presentava la fiamma tricolore, segno di adesione dei neofascisti del MSI”. “All’avvicinarsi delle commemorazioni del 25 aprile – continua – la presidente del Consiglio pensava di aver già detto tutto sul fascismo, avendo ribadito la sua condanna senza appello dell’antisemitismo del regime. I suoi oppositori, come Antonio Scurati, le rimproverano di non aver condannato globalmente l’esperienza mussoliniana, la sua violenza, i suoi omicidi, le sue torture. Nel suo entourage, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, si è mostrato con delle effigi di Benito Mussolini. Più recentemente, Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, cognato e compagno di militanza in gioventù della Meloni, ha dichiarato che ‘la parola antifascismo ha purtroppo portato con sé dei morti per parecchi anni’. Per la destra di Giorgia Meloni, l’antifascismo è un fattore di divisione e l’arma dell’avversario, non il cemento della Costituzione o della nazione. Fa parte dell’egemonia culturale che essa attribuisce alla sinistra, e che intende far arretrare opponendole un nuovo schema nazionalista e conservatore, che ha come carta vincente l’indifferenza della maggioranza degli italiani per questi dibattiti sulla memoria”.