IN BASE AI SONDAGGI DISPONIBILI GLI SCENARI POSSIBILI ESCLUDONO CHE I VOTI DELLA MELONI SIANO NECESSARI. IRRINUNCIABILI INVECE SONO I VOTI DEI SOCIALISTI.
DAGONEWS
Le elezioni europee del 2024, come più volte evidenziato da questo disgraziato sito, sono le più importanti degli ultimi trent’anni. L’Ue è attesa a una sfida senza precedenti, minacciata ai propri confini da Putin e all’interno da forze che ne vogliono la disgregazione. La presidente della Commissione europea, Von der Leyen, spitzenkandidaten del Ppe, è in pista per la riconferma. Ma chi appoggerà un Ursula-bis? Al momento la maggioranza si regge sullo status quo che governa a Bruxelles da sempre: Popolari, Socialisti e Liberali. Reggerà all’onda d’urto delle forze “nere”? Per capirlo, è utile tenere le antenne dritte e captare i segnali che arrivano dal Vecchio continente. La società svedese di lobby “Rud Pedersen Public Affairs” ha stilato un report gustoso con gli scenari per il dopo-voto. Oltre a un’analisi sulle possibilità dei singoli commissari di rimanere in sella (Gentiloni è già considerato out), e alle “wild cards” come Mario Draghi, RPPA ritiene ancora buone le chance di Von der Leyen di essere confermata. La cofana bionda tedesca avrà bisogno della maggioranza qualificata al Consiglio: si tratta cioè di 15 voti. Dando per scontato che i 13 capi di Stato o di Governo del Ppe la voteranno, restano fuori Scholz, Sanchez, Macron e Giorgia Meloni. Due socialisti, un liberale e una conservatrice. A loro sarà affidato il destino dell’ex cocca della Merkel. In Parlamento, invece, Ursula dovrà ottenere la maggioranza assoluta (metà dei deputati più uno). Ma quale coalizione potrà sostenerla? Ad oggi, il Ppe ha 178 seggi, i socialisti 140 e Renew (i liberali) 102. Il totale fa 420. Ma la probabile affermazione dei lepenisti di Identità e Democrazia, e il declino inesorabile del gruppo di cui fa parte Macron (dovrebbe perdere almeno 17 seggi) fa traballare questa alleanza. S&D, Renew e Ppe, insieme, raggiungerebbero 398 seggi, il 55,3% del Parlamento, che nel frattempo aumenterà i propri membri da 705 a 720. Numeri che basterebbero a nominare von Der Leyen, ma un po’ troppo ballerini per navigare tranquilli per cinque anni. E così, da tempo Ursula è impegnata in un tentativo di allargare la coalizione e le opzioni sono due: a sinistra, con i Verdi, o a destra, con i Conservatori. Dalla scelta dipenderà anche la direzione politica della futura Unione: continuare con l’epica green della transizione ecologica, che tanti danni sta facendo alle imprese, oppure imprimere una svolta mal-destra imbarcando la Ducetta Meloni? La “Super-grand coalition”, che aggiungerebbe i verdi all’attuale coalizione, secondo RPPA potrebbe ottenere un totale di 453 seggi (il 62,9%). Mentre inglobare i Conservatori, al momento, non sembrerebbe essere una scelta premiante: escluderebbe in automatico i Socialisti, che hanno posto un veto, ricambiato, sulla Meloni e non arriverebbe nemmeno alla maggioranza (46,9%, 338 seggi). Ed è qui che potrebbe esserci l’escamotage politico con cui sparigliare le carte. Dalle ultime dichiarazioni della Von der Leyen sembra arrivare all’orizzonte una terza possibilità: trasformare le Europee in una chiamata alle armi “esistenziale” contro Putin e i putiniani, così da aggirare i veti incrociati e permettere un’apertura della maggioranza a tutte le forze atlantiste (entrerebbe la sora Giorgia, fuori invece Orban). A quel punto, dopo il referendum pro o contro Putin, con il possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca, l’Unione europea potrebbe agilmente scalzare il logorante duello destra-sinistra. E per Ursula diventerebbe più semplice formare una Commissione di “unità euro-atlantista”, che tenga fuori i puzzoni Le Pen, Salvini, Orban, i nazistelli di Afd, i neo-fasci di Vox e i putiniani vari e avariati che pullulano a Strasburgo.