RASSEGNA STAMPA – IL GOVERNO ARRANCA CON I CONTI CHE NON TORNANO.

PER IL MOMENTO TUTTO DEVE RIMANERE FERMO FINO AL VOTO EUROPEO E POI SI VEDRA’ COME RACIMOLARE LE RISORSE CHE MANCANO PER MANTENERE GLI IMPEGNI PRESI DAL GOVERNO. SI ANNUNCIANO CONDONI E TAGLI SULLE SPESE CHE VUOLE DIRE COMPRESSIONE DEI SERVIZI E SACRIFICI PER LE FASCE PIU’ DEBOLI. CHE L’ECONOMIA VADA BENE E’ UNA MILLANTERIA DEL GOVERNO. I NUMERI DICONO IL CONTRARIO.

Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”

Un governo che fatica a trovare 100 milioni per il bonus Befana, costretto a resuscitare il Redditometro per fare cassa pescando nell’evasione nonostante 18 condoni in 18 mesi e che si presenta a mani vuote agli elettori tra quindici giorni, senza regalini per invogliare, allontana anche la sola idea di fare una correzione da 60 miliardi nei conti come chiede il Fondo monetario internazionale e come raccontato ieri da Repubblica. Il fondo del barile è raschiato. Restano le tasse da alzare. E le spese da tagliare. Tra meno di un mese la Commissione europea aprirà la procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Si tratta di un atto dovuto e atteso perché il disavanzo dello scorso anno è volato al 7,4% ben al di sopra del canonico 3% del Pil, «per colpa del Superbonus» si giustifica il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Secondo gli economisti dell’Fmi, la crescita di quest’anno e il prossimo sarà asfittica e non ci aiuterà, avanzando dello 0,7% appena contro l’1 e 1,2% previsti da Palazzo Chigi. Una bella differenza che però potrebbe essere colmata se l’economia girasse meglio. Possibile. Nessun miracolo invece può arrivare sul debito che galleggia attorno al 140% […]   […] Il Fondo Monetario suggerisce di rinunciare persino al taglio del cuneo, ormai in vigore da quattro anni di fila. L’Fmi pensa che ci siano altre misure più efficaci per rilanciare la produttività del lavoro in Italia e quindi i salari, al palo da trent’anni. Ma il governo Meloni si è impegnato — l’ha scritto nel Documento di economia e finanza di un mese fa — a rinnovare quantomeno per un altro anno ancora il taglio del cuneo di cui beneficiano 13,8 milioni di lavoratori dipendenti pubblici e privati. Assieme alla conferma del taglio alle aliquote Irpef, scese da quattro a tre, il pacchetto vale 15 miliardi. Ed è il piatto forte della prossima manovra, forse l’unico visto che sarà la prima manovra dopo decenni non in deficit. Tra un mese infatti la Commissione europea non si limiterà ad alzare il cartellino giallo del disavanzo. Ma consegnerà all’Italia il grafico più importante per i prossimi sette anni: la traiettoria della dieta che debito e deficit dovranno seguire per rientrare nel peso forma di un Paese del G7. A quella traiettoria seguirà il menù di risposta del governo italiano. In autunno, l’austerità non sarà più un nemico del passato. L’aggiustamento a medio-lungo termine costerà tra 10 e 13 miliardi all’anno.    […] L’Fmi suggerisce anzi di alzare l’età pensionabile effettiva, di rinunciare ai costosi anticipi. Si farà ancora cassa sulle pensioni? La tentazione c’è. Il governo non ha soldi. Questo è chiaro. Avanza solo grazie al Pnrr e agli altri fondi di coesione. E anche qui dovrà spiegare agli imprenditori del Sud che dal primo luglio non hanno più il taglio del 30% dei contributi, quindi le buste paga dei loro dipendenti diventano tutte di botto più pesanti. Molte speranze sono riposte, ironia della sorte, proprio sugli strumenti anti-evasione. Non solo Redditometro, nella nuova veste di acchiappa grandi evasori, come ripensata da Meloni. Ma anche concordato preventivo biennale, l’accordo col Fisco di partite Iva e imprese su quante tasse pagare nei prossimi due anni. A giugno partono le prime proposte. A metà ottobre si chiude. […]