RASSEGNA STAMPA – GIORGIA MELONI OSTAGGIO DI SE STESSA,

DONNA DEL POPOLO E PRONTA ALLA POLEMICA, DISINIBITA E AGGRESSIVA. L’ACCOMPAGNA NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO QUEL “SONO GIORGIA, SONO UNA DONNA, SONO UNA MADRE, SONO CRISTIANA” URLATO DAI MICROFONI DELLA DESTRA SPAGNOLA E DIVENTATO VIRALE. CE L’HA CON LA7, DIRETTA DA ENRICO MENTANA, CHE NON RISPARMIA CRITICHE A LEI E AL SUO GOVERNO MA NON LE PRECLUDE LA POSSIBILITA’ DI ACCEDERE E DI ESPRIMERSI NEGLI STUDI TELEVISIVI DE “LA7”. LEI, INVECE, PREFERISCE RIVOLGERSI DIRETTAMENTE DAL SUO PROFILO FB AI TELESPETTATORI DE “LA7” PER RINTUZZARE LE CRITICHE CHE RIGUARDANO IL SUO GOVERNO. NON E’ DA MENO A CAIVANO DOVE, IN VISITA UFFICIALE COME CAPO DEL GOVERNO, SALUTANDO IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA DE LUCA, LO HA APOSTROFATO: “SONO LA STRONZA MELONI…” A MEMORIA DI UN UN ORMAI FAMOSO “FUORI-ONDA” CAPTATO AL GOVERNATORE IN UNA CONVERSAZIONE A MONTECITORIO.

Dalla rubrica delle lettere del “Corriere della Sera”

Caro Aldo, la nostra premier sta raggiungendo livelli di arroganza preoccupanti. I sermoni che ci propina grondano odio, spesso gratuito, contro chiunque: avversari politici, giornalisti, personaggi pubblici: se non basta l’odio, arriva anche la querela. L’ultima uscita contro il Pd che durante la pandemia avrebbe chiuso in casa gli italiani è di una volgarità assoluta, con una strizzata d’occhio ai no vax, giusto per raschiare il barile in campagna elettorale. E con mancanza totale di rispetto per tanti italiani che nell’emergenza Covid ci hanno lasciato la pelle.

Alberto Composta

Il solo pensiero che il capo del governo si serva di certi video per fare propaganda mi fa rabbrividire oltre a indignarmi.

Marco Dieci

Risposta di Aldo Cazzullo

Cari lettori, siamo in campagna elettorale, e vale tutto. Anche rinfacciare il lockdown, visto che fu deciso quando Fratelli d’Italia era all’opposizione, e non sapremo mai cosa sarebbe accaduto se non ci fosse stato. Sono comunque rimasto colpito dal messaggio che Giorgia Meloni ha inviato ai telespettatori de La7. Palesemente, non stava parlando con loro, che considera perduti alla causa, ma con i suoi elettori, come a dire: guardate come maltratto, o come irrido, i nostri nemici. Ma, a parte il fatto che tra i milioni di spettatori de La7 ci sono senz’altro anche simpatizzanti della Meloni, o comunque donne e uomini che non si riconoscono a priori in uno schieramento politico (ad esempio c’è il 20% dei laureati italiani, categoria notoriamente antipatica alla premier, ma che qualcosa in termini di potere d’acquisto e influenza politica conta), Giorgia Meloni comincia forse a perdere il polso della situazione, se non addirittura di quel popolo di cui si sente campione. Perché le cose in Italia non vanno bene. L’economia non va bene. La demografia non va bene. Non è certo colpa di Giorgia Meloni, che a Palazzo Chigi ha confermato le sue doti personali di calore umano e di empatia, e non ha commesso grossi errori (tranne forse la gestione del Pnrr), anzi ha riparato a qualche errore altrui, tipo Reddito di cittadinanza o Superbonus. Infatti le elezioni europee saranno per lei un successo. Dopo però verrà il difficile. Perché Giorgia Meloni non ha capito due cose fondamentali. La prima: deve governare in nome e nell’interesse di tutto il popolo italiano, non soltanto dei suoi fan, che oggi ci sono e magari domani non ci sono più (chiedere a Renzi e a Salvini). La seconda: un Paese che perde abitanti e reddito, e ha un debito pubblico avviato a superare i tremila miliardi di euro, ha bisogno come dell’aria di andare d’accordo con chi comanda in Europa, cioè i tedeschi e i francesi. Non di sottomettersi, per carità; ma andare d’accordo. Se invece tu dici al liberale Macron che è molto meglio Marine Le Pen e che sei contenta per il golpe antifrancese in Niger (questo l’ha detto ai comici russi), e al socialista Scholz che non farai mai accordi con i socialisti, e magari al socialista Sánchez che ha ragione Abascal che vorrebbe appenderlo a testa in giù, delle due l’una: o nel giro di poco tempo, meglio ancora di pochissimo tempo, a Parigi, Berlino, Madrid e ovviamente Bruxelles vanno al potere gli amici tuoi; oppure, appena possono, quegli altri fanno valere il loro peso politico ed economico e ti possono creare problemi. Tanto più che il capo del Partito popolare europeo Manfred Weber ha chiarito che lui vuole continuare a governare l’Europa con i socialisti e i liberali. Senza la Banca centrale europea che compra i titoli di Stato e garantisce il nostro debito pubblico, l’Italia farebbe la fine dell’Argentina di Milei. Ora, o noi decidiamo che Milei con la motosega è il nostro modello politico, morale e umano; oppure dobbiamo tenerci ben stretta l’Europa, non capovolgendola, ma migliorandola.