RASSEGNA STAMPA – SE GIORGIA MELONI IN OGNI OCCASIONE VA DICENDO CHE L’ECONOMIA VA BENE

GRAZIE AL SUO GOVERNO E AI RISULTATI OTTENUTI, IL MINISTRO DELL’ECONOMIA GIORGETTI AMMONISCE CHE NON C’E’ UN EURO IN CASSA E CHI PARLA DI BONUS O NUOVE SPESE DEVE DIRE DOVE PRENDE LE RISORSE. LA SITUAZIONE E’ SERIA PERCHE’ IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO HA SUPERATO I 3 MILA MILIARDI E BRUXELLES CI STA ADDOSSO CON LE PROCEDURE DI INFRAZIONE. COME DIRE CHE C’E’ POCO DA STARE ALLEGRI. L’ALTERNATIVA E’ FRA IL TAGLIO DELLE SPESE E IL RICORSO A ULTERIORE INDEBITAMENTO CHE NON E’ COMPATIBILE CON LA LEGGE DI BILANCIO. LA TERZA SOLUZIONE- DICE GIORGETTI- E’ QUELLA DI TROVARVI UN ALTRO MINISTRO. DOPO IL 9 GIUGNO I NODI VERRANNO AL PETTINE.

Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”

La prima data cerchiata in rosso nel calendario del ministro dell’Economia è quella del 19 giugno, quando la Commissione europea proporrà l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e di un’altra decina di Paesi per il deficit eccessivo del 2023 (da noi esploso al 7,4% a causa della spesa per il Superbonus), e soprattutto indicherà ad ogni Paese la linea tecnica da seguire per i Piani strutturali di Bilancio a medio termine da consegnare a settembre. Due giorni dopo, in Lussemburgo, il Consiglio dei ministri delle Finanze, cioè i governi europei, avvierà la discussione politica sull’impostazione dei Piani nazionali […] Per il ministro Giancarlo Giorgetti, che da mesi lotta per tenere a freno la spesa e il deficit, spesso anche contro la sua maggioranza, il momento decisivo sarà fra tre settimane. Sarà allora che bisognerà verificare la reale convinzione della maggioranza di centrodestra a garantire il percorso di risanamento dei conti pubblici, che sarà «graduale, ma comunque non facile. Oltre che inevitabile». […] Fatto sta che il ministro ha dovuto ribattere punto su punto alle proposte che sono arrivate dalla maggioranza, sia quelle velleitarie che quelle serie. E ha dovuto faticare parecchio, ripetendo che non ci sono più risorse libere nel bilancio e che se si vogliono spendere soldi bisogna trovarli, rinunciare a qualche altra spesa o mettere nuove tasse. Oppure «trovare un altro ministro dell’Economia», come gli è capitato di dire almeno un paio di volte nelle ultime settimane. È stata una battaglia dura, condotta comma per comma, milione per milione, senza fare sconti a nessuno. Sui cento milioni della detassazione delle tredicesime 2024, che Fratelli d’Italia aveva accarezzato a fine aprile, decurtati di oltre la metà e messi in conto al concordato fiscale biennale. Sui 70 per il rinvio di sei mesi della Sugar Tax, buona parte dei quali saranno coperti dal ministero degli Esteri di Antonio Tajani. Sul decreto che blocca il Superbonus. […] «È ora di tornare sulla terra» continua a ripetere il ministro dell’Economia, e non si riferisce solo allo stop imposto ai super incentivi edilizi, che sono costati 220 miliardi di euro e hanno messo in crisi il bilancio. Il problema sembra essere la fatica ad uscire dalle illusioni del post Covid. Dalla logica della spesa pubblica facile, come unico motore per la crescita dell’economia, da quella del debito pubblico, cresciuto in pochi anni di 650 miliardi di euro, ma anche dall’illusione del gratuito che ad esempio offre il Pnrr con i suoi 190 miliardi, due terzi dei quali, 123, sono però a carico del nostro debito pubblico. «La disintossicazione è dolorosa, ma qualcuno la deve pur fare» dice Giorgetti, e anche in questo caso non si riferisce solo alla droga dei bonus. Dopo le scaramucce della campagna elettorale, tra pochi giorni la partita diventerà seria. Bisognerà mettere mano al Piano per il risanamento dei conti pubblici, e nello stesso tempo definire il Documento di economia e finanza, pubblicato ad aprile senza gli obiettivi programmatici, e dunque impostare la prossima legge di Bilancio. Per Giorgetti, con il passare del tempo sempre meno politico e sempre più istituzionale, ormai pienamente immedesimato nel ruolo classico degli inquilini intransigenti di via XX settembre, occorrerà per forza fare delle scelte. La coperta è corta e per l’Irpef e il taglio del cuneo fiscale vale il discorso della Sugar Tax. O tagli, o tasse, o un nuovo ministro dell’Economia.