RASSEGNA STAMPA – GIORNATA DI TRATTATIVE A BRUXELLES PER LE NOMINE AI VERTICI DELL’UE.

A QUANTO PARE C’E’ UN CASO ITALIA CHE RIGUARDA IL COINVOLGIMENTO DELLA MELONI IN SEDE DI VOTAZIONE. SI REGISTRANO DICHIARAZIONI DI STIMA PERSONALE NEI CONFRONTI DELLA MELONI, CADONO LE INCOMPATIBILITA’ EMERSE A FINE G7 E CONFERMATE AL PRIMO INCONTRO DI BRUXELLES E NELLE ULTIME ORE SI ESCLUDE OGNI PREGIUDIZIALE NEI CONFRONTI DELL’ITALIA. SI REGISTRA INSOMMA UNA SOLLECITAZIONE ALLA MELONI DI NON FARE MANCARE IL SUO VOTO. AI FINI DI POLITICA INTERNA, GUARDANDO AGLI EQUILIBRI DI MAGGIORANZA IN ITALIA, C’E’ DA CONSIDERARE CHE MELONI, TAJANI E SALVINI SONO COLLOCATI IN POSIZIONI DIFFERENTI POLITICAMENTE E CIOE’ LA MELONI IN ECR, TAJANI NEL PPE E SALVINI IN ID MENTRE LA POSIZIONE DELLA LE PEN RESTA SOSPESA AL RISULTATO DELLE ELEZIONI LEGISLATIVE VOLUTE DA MACRON E IN CORSO DI SVOLGIMENTO.

TAJANI, ‘ANCORA NESSUNA DECISIONE DELL’ITALIA SU TOP JOBS’

(ANSA) – “Non c’è ancora alcuna decisione sul voto dell’Italia” sui top jobs Ue, “le trattative devono ancora iniziare”. Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani al suo arrivo al pre-vertice del Ppe.

TAJANI, ‘FAVOREVOLE ALL’INTESA MA SENZA APRIRE AI VERDI’

(ANSA) – “La mia è una propensione favorevole senza alcuna apertura ai Verdi. Certamente io sono molto perplesso sulla durata dei 5 anni per il presidente del Consiglio europeo” in quota socialista. Lo ha detto il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani entrando al summit pre-Consiglio europeo del Ppe.

UE: A BRUXELLES SI TRATTA SU NOMINE, TUSK (PPE) ‘NON C’È DECISIONE SENZA MELONI’

Estratto da Adnkronos

[…] Parole concilianti verso Meloni sono arrivate da un altro esponente di peso dei popolari, il premier polacco Donald Tusk: “Nessuno rispetta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e l’Italia più di me”, ha detto l’ex numero uno del Consiglio europeo, secondo il quale le polemiche sul pacchetto di nomine partorito da Ppe, S&D e Renew sarebbero frutto di “un malinteso: a volte – ha spiegato – servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. La decisione spetta al Consiglio europeo. Non c’è Europa senza Italia, non c’è decisione senza Giorgia Meloni. Per me è ovvio”. […]

MITSOTAKIS, NESSUNA VOLONTÀ DI ESCLUDERE, RISPETTO MELONI

(ANSA) – “Tre famiglie politiche hanno discusso tra loro e hanno presentato una proposta, alla fine spetta al Consiglio europeo prendere la decisione”. “Non è un processo per escludere, non è mai stata nostra intenzione escludere nessuno o offendere qualcuno. Personalmente ho molto rispetto per Giorgia Meloni, la prima ministra italiana. L’Italia è un Paese molto importante nell’Ue e sono sicuro che affronteremo tutti questi problemi e preoccupazioni nelle discussioni che avremo”. Lo ha detto arrivando al summit Ue il premier greco Kyriakos Mitsotakis, tra i negoziatori Ppe sui top jobs, affermando anche di aver parlato con Meloni. (ANSA).

WEBER E LE SCELTE SUI VERTICI UE: «DAL VOTO IL MANDATO AL PPE, ROMA SIA COINVOLTA NELLE SCELTE LA LEADER PD DICA CON CHI STA»

Estratto dell’articolo di Francesca Basso per il “Corriere della Sera”

«Se volete difendere la democrazia, allora rispettate il risultato di 180 milioni di elettori e votate per Ursula von der Leyen: questo è il mio messaggio». Oggi il Consiglio europeo dovrebbe approvare […] l’intesa sui top job Ue raggiunta dai negoziatori delle tre maggiori famiglie politiche: popolari, socialisti e liberali. Il presidente e capogruppo del Ppe Manfred Weber guarda avanti, all’elezione di von der Leyen alla guida della Commissione da parte del Parlamento europeo.

Come siete riusciti a trovare l’accordo?

«Si basa sul risultato delle urne: gli elettori hanno dato un chiaro mandato di guida al Ppe. Ma si doveva trovare un’intesa tra tutti i maggiori partiti europei per dare stabilità all’Europa e ci siamo riusciti. Ora dobbiamo dare risultati sulla base dei nostri contenuti».

Cosa succede adesso?

«Abbiamo bisogno di un mandato per Ursula von der Leyen anche da parte del Parlamento. La nostra argomentazione principale è che negli ultimi cinque anni ha svolto un lavoro serio e valido […] ».

Come garantirete la maggioranza? Ci sono sempre i franchi tiratori.

«È una questione di leadership: voglio sentire dalla leader del Pd Elly Schlein che si impegna pubblicamente a sostenere von der Leyen. Se non lo fa, si schiera con Orbán. Abbiamo bisogno che i leader si facciano avanti: Scholz, Sánchez, Schlein devono esprimersi pubblicamente e dare una direzione chiara alle loro delegazioni. Il Ppe sostiene Costa e Kallas, S&D e Renew facciano la loro parte».

[…] Siete pronti a lavorare con l’Ecr e Fratelli d’Italia?

«Anche l’Ecr ha diverse facce. C’è il Pis che in Polonia ha superato le nostre linee rosse. Sono felice che Donald Tusk sia primo ministro: ha riportato la Polonia in Europa. L’altra faccia è quella di Giorgia Meloni e Petr Fiala in Repubblica Ceca, sono politici ragionevoli. Meloni e Tajani hanno organizzato un grande G7, l’Italia può essere orgogliosa. Meloni è molto rispettata. Non lavoreremo con partiti che non sono a favore dell’Europa, dell’Ucraina e dello Stato di diritto: no all’Id e a Le Pen in Francia. Ma se i partiti rispettano questi principi, da un punto di vista democratico sono partner ragionevoli e se troviamo soluzioni sui contenuti, lavoreremo insieme».

Meloni si è lamentata di essere stata esclusa dai negoziati sui top job. L’accordo è ora a rischio?

«L’Italia è il terzo Paese più grande d’Europa, un membro del G7, una delle più grandi economie europee. Per questo è necessario trovare un modo per includere la posizione italiana nel processo decisionale europeo. Due anni fa, dopo l’elezione di Meloni mi sono recato a Roma, sono stato il primo leader europeo a incontrarla e a costruire ponti e a invitarla a essere costruttiva a livello europeo. La collaborazione tra Italia ed Europa è una storia di profitto reciproco ed è stata costruita dal Ppe e in particolare anche da me. Questo negoziato tra i gruppi non è una sorpresa, fu così anche nel 2019 e negli anni precedenti perché i tre principali partiti in Europa hanno l’obbligo di formare un’intesa comune sulla strada da seguire. Tuttavia, sono d’accordo con quanto ha detto il presidente Mattarella: nell’Ue non si può prescindere dall’Italia».

Meloni contesta che i conservatori sono cresciuti alle elezioni e ora l’Ecr è il terzo gruppo in Parlamento.

«Non si tratta solo di numeri, ma anche di singoli deputati nei gruppi. Come ho detto, il Pis nell’Ecr per noi è un grande problema, ma rispetto molto l’approccio costruttivo di Meloni».

Come convincerete le delegazioni del Ppe a votare?

«Siamo uniti. Lavoreremo duramente d’ora in poi per convincere tutti che questa è la cosa giusta da fare: l’Europa ha bisogno di stabilità. Parlerò individualmente con tutti. Ma sia chiaro, nel Ppe la maggioranza sarà schiacciante».