RASSEGNA STAMPA – IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA DE LUCA METTE DA PARTE I CONTRASTI AVUTI CON LA SCHLEIN

E SI PREDISPONE A GUIDARE L’AZIONE DI CONTRASTO ALL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE “SPACCAITALIA” SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA. DE LUCA ALZA IL TIRO ANCHE CONTRO GLI INTRALCI E I RITARDI DELLA BUROCRAZIA INSIEME AL CENTRALISMO DEL GOVERNO NAZIONALE A DANNO DELLE REGIONI.

Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera” – Estratti

Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania: il referendum sull’autonomia differenziata non rischia di essere un boomerang se non raggiunge il quorum?

«Il pericolo c’è. Ma il rischio di rotture territoriali, sociali e istituzionali è molto più grande. Io sono fiducioso, anche se c’è tutto un lavoro da fare in maniera diffusa. Occorre ancora chiarire bene, con esempi concreti, questioni sulle quali fino a qualche mese fa si registrava una scarsa consapevolezza e partecipazione delle forze politiche e di ampi settori sociali.

E poi c’è da fare la cosa più importante: chiarire che la battaglia è su due fronti. Ci si batte contro l’Autonomia, ma anche contro la palude burocratica e il centralismo nazionale.

(…)

Ha fatto bene Elly Schlein a insistere su questa battaglia?

«Assolutamente sì. Ma ora, lo ripeto, occorrono proposte legislative concrete. Ho la sensazione che mettersi oggi a discutere sulle nove competenze non Lep sia come giocare con le bambole e i trenini, mentre si concretizzano forme di sconvolgente centralizzazione su questioni decisive, passando sulla testa delle Regioni».

A proposito di Schlein, lei sembra aver siglato un armistizio con la segretaria…

«Non ho armistizi da fare, perché non ho mai dichiarato guerre».

Ma ha molto polemizzato, prima, e scritto un libro: «Nonostante il Pd».

«Ho solo risposto in modo adeguato a comportamenti offensivi e politicamente idioti messi in campo da esponenti del Pd nei miei confronti, per ragioni correntizie. Ho incontrato autentiche nullità politiche, che di tutto si preoccupavano in questi anni meno che di fronteggiare il governo Meloni, rispetto al quale registro ancora oggi, nelle mie zone, posizioni di subalternità e di opportunismo intollerabili».

Le forze di opposizione sono unite contro l’Autonomia: può essere l’embrione del campo largo?

«È un primo passo importante. Come sa, non apprezzo l’espressione campo largo. Io parlo di alleanza politica, di accordo fra forze riformiste. Mi è capitato di verificare che tanti che parlano di campo largo non conoscono né l’impegno della militanza, né lo sforzo del governare e trasformare la realtà, né la fatica necessaria, in democrazia, per la conquista dei voti a uno a uno, e per guadagnarsi il rispetto dei cittadini, al di là delle bandiere di partito.

Per il resto, credo che stia maturando fra le forze progressiste la consapevolezza che l’unità è un dovere morale prima che il presupposto politico per vincere. C’è un lavoro ancora lungo da fare sul piano programmatico. Non bisogna immaginare di essere d’accordo su tutto. Occorrono generosità e rispetto reciproco. Ma davvero, come è stato detto, non sono più accettabili veti pregiudiziali da parte di nessuno».

Anche nella maggioranza ci sono perplessità rispetto all’Autonomia…

«E più si entra nel merito, più le contraddizioni emergono. Io credo che dobbiamo dialogare anche con quelle forze della maggioranza che avvertono le incongruenze e i pericoli futuri. A cominciare dal problema di fondo: come si può procedere seriamente se il presupposto è che tutto deve avvenire senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato?

O senza definire prioritariamente il fondo di perequazione per il Sud e quindi un limite certo nelle percentuali di residuo fiscale lasciato alle Regioni più ricche? E che cosa impedisce, io insisto e mi rivolgo agli amici del Centro Nord e alle forze imprenditoriali, di definire i contenuti di una comune battaglia per la burocrazia zero, che è la cosa che interessa davvero le imprese, i ceti professionali, le famiglie? Si pensa davvero che si cambia la vita dei cittadini e delle forze produttive approvando le nuove competenze non legate ai Lep?».

Meloni accusa le opposizioni di alzare la tensione.

«Mi pare un’opinione contraddetta dalla realtà. Il governo sta ripetendo l’errore fatto dal centrosinistra per la modifica del titolo V, quando si sono introdotti principi contraddittori, e soprattutto, si è proceduto a colpi di maggioranza. È il governo che crea tensioni, di cui non si avverte proprio la necessità. Basti guardare, fra l’altro, alla gestione dei fondi di coesione: un anno perso, e posizioni di un’arroganza sconcertante».