CHE CON UNA IRRISORIA TASSA DI CONCESSIONE BENEFICIANO DEL DEMANIO MARITTIMO CON STABILIMENTI BALNEARI CHE RENDONO PROFITTI MILIONARI NELLA VERSIONE PIU’ ESCLUSIVA. DEL RESTO SE NE RENDE CONTO CHI NOLEGGIA UN OMBRELLONE E DUE SDRAIO. LA MELONI E IL SUO GOVERNO TRACCHEGGIANO, DI PROROGA IN PROROGA, NELL’ESEGUIRE LA DIRETTIVA EUROPEA CHE IMPONE LA LIBERA CONCORRENZA NELL’OTTENERE LA CONCESSIONE. ORA LA “PACCHIA” -E’ IL CASO DI DIRE- STA PER FINIRE.
1 – LA UE BOCCIA I BALNEARI LE OPERE SUI LIDI SONO DELLO STATO
Estratto dell’articolo di Raffaele Ricciardi per “la Repubblica”
Parte da Lussemburgo, atterra a Rosignano ma apre una ferita a Roma la nuova iniziativa Ue sui balneari. A pochi mesi dalla bocciatura dei rinnovi automatici delle concessioni, la Corte di Giustizia torna a esprimersi su un contenzioso nostrano. Da una parte la Società italiana Imprese Balneari (Siib), titolare di una concessione dal 1928: i Bagni Ausonia. Dall’altra il Comune livornese.
Il problema è che sul terreno in concessione, la Siib ha realizzato negli anni alcune opere. Che l’ente, al momento del rinnovo, ha giudicato non amovibili e dunque ha acquisito gratis come bene demaniale, in base al codice della navigazione. A quel punto ha ricalcolato i canoni demaniali, maggiorandoli. La questione è giunta a Lussemburgo.
«La domanda cui ha risposto la Corte Ue è se la norma italiana che prevede che le opere non amovibili costruite su una spiaggia vengano automaticamente acquisite dallo Stato, senza un indennizzo per il concessionario che le ha realizzate, sia una restrizione alla libertà di stabilimento prevista dall’aticolo 49 del Trattato sul Funzionamento dell’Ue », sintetizza Francesco Anglani partner dello studio Bonelli Erede ed esperto di diritto Antitrust e dell’Ue. «E la conclusione è che non lo sia».
Perché, si legge nella sentenza, «tutti gli operatori si trovano ad affrontare la medesima preoccupazione che è quella di sapere se sia economicamente sostenibile presentare la propria candidatura» per una concessione «sapendo che, alla scadenza, le opere non amovibili costruite saranno acquisite al demanio pubblico».[…]
Per le associazioni La Base Balneare con Donnedamare e Assobalneari Italia genera «sconcerto e preoccupazione», mette «30mila imprese davanti alla prospettiva di perdere gli investimenti effettuati». Se questa sentenza ragiona in continuità di concessione, la Fiba-Confesercenti guarda alla vera partita che aspetta il comparto: la messa a gara delle spiagge dopo la scadenza di fine 2024 dettata dal governo Draghi.
Troppo chiaro ormai l’orientamento Ue per scappare dalla Bolkestein, sembra la consapevolezza maturata anche dentro il governo che non ha più dato seguito al tentativo di sventarle sancendo la “non scarsità” della risorsa. […]
2 – «LE CONCESSIONI BALNEARI? SCADUTE, TORNINO ALLO STATO»
Estratto dell‘articolo di Claudia Voltattorni per il “Corriere della Sera”
Non c’è incompatibilità tra l’articolo 49 del codice della navigazione italiano e le norme europee: quando una concessione balneare scade, tutte le opere non removibili (piscine, costruzioni, porticcioli) realizzate negli anni sul demanio pubblico restano allo Stato, senza indennizzo per il concessionario uscente.
Arriva dalla Corte di giustizia europea l’ennesima batosta per la categoria dei balneari — circa 30 mila aziende e 300 mila addetti — con una nuova sentenza che ha respinto il ricorso della Società italiana imprese balneari (Siib) dopo che lo Stato, alla scadenza della concessione, aveva acquisito a titolo gratuito le strutture non removibili realizzate nello stabilimento della società a Rosignano Marittimo.
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n risposta alla procedura d’infrazione dell’Ue, l’Italia ha inviato una mappatura per dimostrare che sulle sue coste non c’è scarsità di risorse e quindi le gare, chieste dalla direttiva Bolkestein, non servono. «Ma — dice Licordari — mancano laghi e fiumi, cosa aspettano a tradurre in norma il risultato e rispondere all’Europa?».
Intanto da mesi giace in commissione Finanze la proposta di legge di Riccardo Zucconi (FdI) per modificare l’articolo 49 prevedendo degli indennizzi per chi esce: mancano i pareri del Mef e l’esame è slittato ancora. Ma dopo la sentenza europea molti Comuni sono pronti a far partire le pratiche di esproprio e il comparto «è nel caos» (attacca il Pd). E il 31 dicembre 2024, quando scadranno tutte le concessioni balneari, si avvicina.