RASSEGNA STAMPA – OGGI L’INCONTRO PREVISTO FRA LA MELONI E LA VON DER LEYEN PER IL VOTO DI GIOVEDÌ.

L’ITALIA PUNTA A UN INCARICO DI PRESTIGIO PER FITTO MA I VOTI ALLA VON DER LEYEN NON AVRANNO PESO POLITICO SE NON SARANNO DETERMINANTI. TUTTO DIPENDE DA QUANTI SARANNO I FRANCHI TIRATORI.

Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

«A me andrebbe benissimo se von der Leyen venisse rieletta alla presidenza della Commissione». Sono tanti i motivi per cui Meloni qualche giorno fa si è espressa così nel corso di una riunione riservata. Da parte della premier c’è anzitutto il riconoscimento che «Ursula si è comportata sempre correttamente con il nostro governo», e c’è anche la convinzione che il rapporto proseguirà su questa «linea di collaborazione».

L’altro fattore, non secondario, è dettato dalla consapevolezza che l’Europa non può permettersi una crisi istituzionale nel mezzo di una crisi internazionale senza precedenti: con la guerra in Ucraina e le tensioni che stanno accompagnando la campagna elettorale negli Stati Uniti.

Insomma, non è il timore di un isolamento dell’Italia ad averla fatta esprimere in quel modo. È semmai la volontà di mostrare l’Italia come elemento di stabilità nell’Unione, «mentre gli altri maggiori Paesi versano in una situazione politica di instabilità». Un messaggio lanciato a Germania e Francia che proseguono imperterriti con le vecchie logiche dei «caminetti» [….

Certo, le parole di Meloni lasciano un margine di incertezza, ma […] non c’è dubbio che la mediazione sarà chiusa prima del voto di fiducia a scrutinio segreto dell’Europarlamento sulla guida della Commissione. Tutto lascia supporre che von der Leyen avrà al suo fianco il ministro Fitto, con cui vanta un ottimo rapporto e che sarebbe stato espressamente indicato a Meloni nei colloqui riservati. Il negoziato è sul portafoglio che gli verrà assegnato.

Giovedì la Ue dovrà avere il suo nuovo governo: non c’è il clima per manovre e per agguati, come accadde nella passata legislatura quando si contarono cento franchi tiratori. Ma il rito andrà consumato fino in fondo. Perciò oggi la candidata alla presidenza della Commissione incontrerà il gruppo dell’Ecr, di cui Meloni è leader. Si prevede che al termine del confronto verrà lasciata «libertà di voto» ai parlamentari Conservatori.

D’altronde una parte — belgi e cechi — hanno già anticipato il voto favorevole, mentre i polacchi sono determinati a votarle contro. Quanto alla delegazione di FdI, il suo atteggiamento si può riassumere in una battuta: «Se von der Leyen giovedì ci soddisferà pubblicamente, la voteremo pubblicamente. Altrimenti lo faremo segretamente».

È vero che il partito di maggioranza italiano nutre dubbi e preoccupazioni: c’è chi teme che «finiremmo per scoprirci con il nostro elettorato di destra» e chi machiavellicamente sostiene che «proprio per favorire l’elezione di von der Leyen dovremmo starle lontani per non farle perdere i voti dei Socialisti». Modi diversi per esprimere contrarietà all’appoggio della presidente della Commissione. Sarebbe però un «grave errore farlo», secondo un’altra parte di FdI.

Che non potrà nemmeno riparare nell’astensione, perché varrebbe come voto contrario nell’Europarlamento. A Meloni toccherà decidere come attraversare il collo di bottiglia, sapendo che gli avversari a Roma — compresi i leghisti — sarebbero pronti a evidenziare la sua «irrilevanza» se von der Leyen ottenesse una fiducia con uno scarto superiore ai 24 voti. Che sono quelli di cui dispone FdI.

Da Bruxelles giungono voci che la candidata potrebbe già contare su 390-400 voti, numeri che a Roma non sono ritenuti credibili. […] per evitare sorprese von der Leyen si è disposta alla trattativa con il gruppo dei Verdi e di Ecr adottando una tattica speculare: non chiedere formalmente la loro fiducia per evitare di avere problemi con i Popolari da una parte e con i Socialisti dall’altra.

Ma a scrutinio segreto si pronostica una convergenza nel voto. Se così fosse, nascerebbe il primo governo delle «convergenze parallele» europeo. […]