VOLA NEI SONDAGGI E SUPERA BIDEN ANCHE NEGLI STATI CHE LO DAVANO SFAVORITO. SE RESTA BIDEN IL CANDIDATO DEI DEMOCRATICI, NON C’E’ PARTITA. GIA’ BIDEN VENIVA DATO SFAVORITO PER LE SUE SINDROMI SENILI E L’ULTIMO SCIVOLONE E’ STATO QUANDO, NELL’AMBITO DELLA CONFERENZA STAMPA NATO, HA PASSATO PODIO E MICROFONO A ZELENSKY CHIAMANDOLO PUTIN, SIA PURE CORREGGENDOSI SUBITO. BIDEN DEVE ESSERE DI SALUTE AFFIDABILE NON SOLO PER CANDIDARSI MA PER GUIDARE GLI USA FINO AL 2028 SE ELETTO. PRENDE QUOTA LA CANDIDATURA DI KAMALA HARRIS MA I REPUBBLICANI SONO CERTI DI VINCERE.
‘TRUMP AVANTI SU BIDEN IN TUTTI MAGGIORI STATI IN BILICO’
(ANSA) – Donald Trump è in vantaggio su Joe Biden nei sette principali Stati in bilico. Lo rivela l’ultimo sondaggio del New York Times. Si tratta in particolare di Arizona, Georgia, Michigan, Nevada, North Carolina, Pennsylvania e Wisconsin. Il margine più stretto è in Michigan, dove il tycoon ha il 42% delle preferenze contro il 40% del presidente, e in Pennsylvania (43% contro 40%).
I REDUCI DEL 6 GENNAIO TRA IL POPOLO DI TRUMP “SE CADE DONALD CADE ANCHE L’AMERICA”
Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
Quando chiedi a Ray Myers di spiegarti cosa ha provato, vedendo Trump ferito sul palco di Butler, anche lui alza il pugno e stringe i denti: «Il mio cuore è crollato a terra. Perché se cade lui, l’America e il mondo intero cadono. Poi però si è rimesso in piedi e quando ha alzato il pugno, tutto il pianeta ha tirato un sospiro di sollievo».
Myers è un delegato del Texas alla Convention repubblicana di Milwaukee, ed è lecito supporre che il suo sentimento sia condiviso dai colleghi. Ma ascoltando la pancia del Gop, o almeno il partito Maga a cui ormai è ridotto, si capisce come l’unanimità nel culto di Trump vada oltre la persona, per estendersi alle posizioni più estremiste della sua agenda, per quanto gli organizzatori abbiano cercato di mitigarla allo scopo di non terrorizzare e alienare gli elettori moderati.
Non solo per le idee, ma anche per la presenza tra i delegati di militanti come Ed Martin e Debbie Kraulidis, che il 6 gennaio 2020 erano alla manifestazione finita con l’assalto al Congresso, o Michael McDonald, che aveva aiutato a formare il gruppo dei grandi elettori presidenziali alternativi, per rovesciare il risultato delle elezioni vinte da Joe Biden.
[…] Ray spiega così la sua fede politica: «Stiamo perdendo il Paese e solo Trump può impedirlo. Combatte per tutti noi, ci serve un uomo forte ». Il primo motivo è l’immigrazione: «Dobbiamo sigillare il confine e deportare gli illegali, perché rubano l’America. Abbiamo una cultura e una religione da difendere. Non riguarda solo noi, ma anche voi italiani, perché gli immigrati assalgono il mondo occidentale».
Meno grave è l’assalto di Putin all’Ucraina: «Sono un nazionalista americano. America First è il mio credo e abbiamo il dovere di occuparci prima del nostro Paese». Quanto all’aborto, «il programma deve contenere il bando federale nazionale. Abortire significa andare contro Dio, e quando vai contro Dio sei perduto».
[…] Taulapapa William Sword, presidente del Partito repubblicano nelle Samoa, ha in testa una cosa sola: «La Cina ruba il pesce, servono le tariffe per fermarla. Il vero pericolo è Pechino, non Mosca». Theresa Garvarone dell’Ohio rifiuta di riconoscere la realtà, quando le fai notare che il senatore del suo stato Vance, candidato vice presidente, vuole fermare gli aiuti all’Ucraina e rivedere il rapporto con Nato e Unione europea: «Sono italiana, non credo che le cose stiano così».
Susan Renau, indossando un cappello da cowboy del Montana, va sul mistico: «L’America era un faro di luce nel mondo, con Trump presidente, e tornerà ad esserlo quando vincerà». Mele Songsong, capo delegazione delle Hawaii, aggiunge: «Il problema principale è l’inflazione, che ha reso la vita troppo costosa. Il resto è chiaro: l’aborto va bandito, il riscaldamento globale non esiste e bisogna uscire dall’accordo di Parigi, la Cina ci minaccia e perciò dobbiamo reindirizzare nel Pacifico le risorse sprecate in Europa. Ci pensino gli europei all’Ucraina ».
Lewis Rexroad, membro del Wood County Republican Executive Commitee della West Virginia sfoggia un elmetto da minatore: «Bisogna puntare su petrolio, gas e carbone, perché sono più efficienti, e diventare indipendenti sul piano energetico, anche per aiutare gli alleati a non dipendere da Russia e Medio Oriente». Infine Debbie Kraulidis, che all’apertura della Convention ha avuto l’onore di recitare il giuramento “Pledge of Allegiance”, giustifica così le sue azioni del 6 gennaio: «L’elezione era stata corrotta da voti illegali». […] non serve un particolare sforzo disinformativo per raccogliere simili pareri, perché sono prevalenti. È l’America di Trump, che con lui conta di tornare alla Casa Bianca e guidare così il mondo libero.
3. BIDEN, L’ACCELERAZIONE “AVRÀ LA NOMINATION GIÀ TRA DUE SETTIMANE” MA È SCONTRO TRA DEM
Estratto dell’articolo di Massimo Basile per “la Repubblica”
Un candidato considerato dai suoi “Super Friends” alla stregua di un vecchio rimbambito, la convention online diventata caso politico e un big del Senato condannato per aver favorito un Paese straniero. A meno di quattro mesi dal voto, il Partito democratico sta sprofondando nel caos.
Fino a poche settimane fa la prima convention virtuale della storia presidenziale americana era considerata l’evento pop dei Democratici e paradigma di un partito proiettato nel futuro. Adesso la consultazione online anticipata, fissata tre settimane prima della convention tradizionale in programma a Chicago dal 19 al 22 agosto, ha provocato una nuova spaccatura interna.
Una parte dei Democratici considera la pre-consultazione un tentativo ingiustificato di blindare la candidatura del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, contro il quale molti nutrono dubbi, dopo le incertezze mostrate nel duello televisivo con Donald Trump.
A 81 anni Biden, dopo la tregua seguita all’attentato al suo avversario, dovrà resistere al fuoco amico solo per le prossime due settimane, passate le quali nessuno potrà più sfilargli la candidatura per il secondo mandato.
[…]
A fine maggio il Partito democratico aveva annunciato il lancio di una convention virtuale per proclamare il candidato ufficiale. La decisione era stata presa per aggirare un ostacolo tecnico emerso in Ohio: secondo una legge statale si accettavano le candidature alle presidenziali solo se ufficializzate entro novanta giorni dall’Election Day, che quest’anno cade il 5 novembre. La data ultima nel 2024 era il 7 agosto, mentre la convention Democratica è in programma dodici giorni dopo. Era stato lo stesso segretario di Stato dell’Ohio, il Repubblicano Frank LaRose, ad annunciare che, passata la scadenza, avrebbe lui stesso ufficializzato l’esclusione di Biden dalle elezioni.
Da allora è stata approvata una legge statale che ha spostato a settembre la scadenza, ma il Partito democratico non ha annullato la pre-consultazione: si terrà dal 29 luglio al 5 agosto. Una parte dei Democratici del Congresso si è ribellata, mentre il presidente del comitato elettorale, Jaime Harrison, ha confermato l’appuntamento. «Il calendario degli appuntamenti non cambia », ha dichiarato ad Axios . A Biden basterà ottenere il voto di poco più di metà dei circa quattromila delegati per diventare ufficialmente il candidato.
Gli avversari interni, guidati dal gruppo dei “Super Friends”, di cui fanno parte l’ex presidente Barack Obama e l’ex Speaker della Camera Nancy Pelosi, avranno meno tempo per guidare il ribaltone. Chi vorrà candidarsi dovrà uscire subito allo scoperto.
Tra i membri del Congresso è circolata una lettera in cui si chiede di bloccare la consultazione virtuale.
«Non c’è più una giustificazione legale per farla», sostengono. «Noi – aggiungono – chiediamo di cancellare una convocazione online accelerata e ulteriori procedure straordinarie che verrebbero percepite come un modo di limitare un legittimo dibattito ».