RASSEGNA STAMPA – QUANDO NON SI FA PARTE DI UNA MAGGIORANZA POLITICA NON CI SI PUO’ ASPETTARE GRANDI CONCESSIONI.

LA MELONI HA SCELTO DI VOTARE CONTRO E SE VA BENE PER LA “COERENZA” DI FRATELLI D’ITALIA NON DEPONE BENE PER LE ASPETTATIVE DELLA NOSTRA ECONOMIA. TUTTO RIMANE AFFIDATO A TAJANI CHE HA L’OCCASIONE PER LIBERARSI DELLA SUBALTERNITA’ ALLA MELONI E FARE DI FORZA ITALIA UN PARTITO DI INIZIATIVA E DI SFIDA COME AUSPICANO PIERSILVIO E MARINA BERLUSCONI, EREDI DELLA FIDEJUSSIONE DI 90 MILIONI CHE TIENE IN VITA IL PARTITO. FUORI DAI VERTICI DECISIONALI DELLA UE L’ITALIA E’ IRRILEVANTE E PESA IL VOTO CONTRARIO DI MELONI E SALVINI ALLA VON DER LEYEN. BRUXELLES NON E’ PALAZZO CHIGI E GLI ERRORI SI PAGANO.

Federico Capurso per “La Stampa” – Estratti

C’è una parola che il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ripete più e più volte nel corso dell’intervista: «Stabilità». Come se volesse essere sicuro che sia sufficientemente chiara la lente attraverso cui leggere la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, e che questa chiarezza, magari, spazzi via le nubi che si addensano sull’Italia dopo il voto contrario dei suoi alleati, Matteo Salvini e, soprattutto, Giorgia Meloni.

«Se von der Leyen non fosse stata rieletta sarebbe stato il caos, i mercati ci avrebbero punito e i cittadini ne avrebbero pagato il prezzo».

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È rimasto deluso dal no di Meloni? Si era speso con forza per convincere la premier a votare a favore.

«Ci speravo, è vero, ma Forza Italia è una garanzia sufficiente di europeismo e di atlantismo. Grazie al nostro voto, l’Italia ha rafforzato le istituzioni della Ue in un momento di grande instabilità internazionale. Roberta Metsola al Parlamento europeo e von der Leyen alla Commissione sono due leadership nel segno dei Popolari e le considero una vittoria di Forza Italia».

Ha sentito la premier per chiederle spiegazioni?

«Non ci siamo sentiti e, in ogni caso, non tocca a me entrare nelle scelte di un altro partito. Il voto di Fratelli d’Italia e dei Conservatori è sempre rimasto in bilico; evidentemente il discorso di von der Leyen non li ha convinti, ma hanno usato toni concilianti pur votando contro. Quando dicono di voler continuare ad avere rapporti istituzionali con la Commissione, vuol dire che non hanno chiuso la porta del tutto».

Resta inusuale che il partito del premier di uno dei Paesi fondatori dell’Ue non voti a favore. Teme ripercussioni sull’Italia?

«Non credo possano esserci pericoli di alcun tipo».

«Assolutamente sì, è il nome più convincente. Ha le caratteristiche giuste per farlo: grande esperienza europea, un trascorso compatibile con le istituzioni comunitarie ed è apprezzato da tutti. Un esponente dei Conservatori di Meloni, tra l’altro. E loro non sono come l’estrema destra dei Patrioti».

A proposito di Patrioti, la Lega definisce il voto in Europa «un inciucio» e mette in guardia dai nuovi «estremismi green» della Commissione.

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Il ministro ai Rapporti con l’Ue e al Pnrr, Raffaele Fitto, resta il candidato più forte?

«Nessun inciucio. Ne parlano come se fosse un voto per eleggere il presidente del Consiglio italiano, ma è una realtà con meccanismi molto diversi. Bisognerebbe conoscere il funzionamento delle istituzioni europee prima di fare certe valutazioni.

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La Lega continua a pungolarvi. Non è un problema?

«Siamo abbastanza robusti. Qualunque tipo di attacco sarebbe comunque privo di senso, non lo capirei, ma io preferisco occuparmi dei cittadini e non di fare campagna elettorale. Comunque anche oggi faccio una previsione e confermo un impegno: non ci saranno ricadute sul governo, le scelte di ogni partito in Europa non indeboliranno il Governo nazionale. Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega continueranno a lavorare insieme, fino alla fine della legislatura».

Lei è anche il leader di Forza Italia. Sul fronte interno hanno fatto discutere le parole di Pier Silvio Berlusconi sul futuro del partito. Se il figlio del Cav volesse entrare in politica?

«Lo accoglieremmo a braccia aperte, ma dipende da lui. Noi ovviamente saremmo ben lieti di sapere che vuole partecipare alla battaglia politica».

Sembra che la famiglia chieda anche un rinnovamento al partito. Facce nuove, fresche, giovani. Arriverà una risposta in questo senso?

«Quando abbiamo svolto il nostro congresso, pochi mesi fa, il segretario dei Giovani di Forza Italia, Stefano Benigni, è stato eletto vicesegretario del partito. Questo è già un bel segnale di rinnovamento, ma le porte sono sempre aperte a tutti. Ben vengano i giovani».

Anche nei ruoli apicali del partito?

«Alcuni responsabili dei settori di Forza Italia sono giovani, ma per avere incarichi nazionali bisogna avere esperienza e capacità. Tanti nuovi dirigenti, ad ogni modo, non avevano mai avuto ruoli di prima linea all’interno del partito».