RASSEGNA STAMPA – GLI OBAMA ROMPONO IL SILENZIO IN FAVORE DI KAMALA HARRIS MA NON MANCANO I DUBBI SUL LORO CONVINCIMENTO.

INTANTO I REPUBBLICANI SONO IMPEGNATI A ROVISTARE NEL PASSATO DELLA HARRIS E SCOPRONO UNA RELAZIONE SENTIMENTALE DI TANTI ANNI FA CON UN GOVERNATORE CHE AVEVA MOLTI PIU’ ANNI DI LEI. DA NON DIMENTICARE CHE NELLA CAMPAGNA ELETTORALE AMERICANA NON ESISTONO COLPI PROIBITI. SE HAI AVUTO UN ESAURIMENTO NERVOSO A 18 ANNI SEI CHIAMATO A RISPONDERNE. LO STESSO VALE SE HAI FUMATO UNO SPINELLO. QUESTA E’ L’AMERICA CHE NON HA AVUTO INDULGENZA PER GLI 81 ANNI DI BIDEN.

Harris: ringrazia gli Obama, vostro sostegno significa molto

(Il Sole 24 Ore Radiocor) –  “Significa molto avere il vostro sostegno, @MichelleObama e @BarackObama. Mettiamoci al lavoro”. Così Kamala Harris risponde su X al messaggio con cui Barack Obama ha ufficializzato sempre sul social network il proprio sostegno ufficiale alla Harris che si appresta a diventare la candidata democratica ufficiale per le elezioni presidenziali di novembre.

USA: OBAMA, ‘HARRIS SARA’ FANTASTICO PRESIDENTE, HA MIO SUPPORTO’

(Adnkronos) – “All’inizio di questa settimana, Michelle e io abbiamo chiamato la nostra amica Kamala Harris. Le abbiamo detto che pensiamo che sarà una fantastica presidente degli Stati Uniti e che ha il nostro pieno supporto. In questo momento critico per il nostro Paese, faremo tutto il possibile per assicurarci che vinca a novembre. Speriamo che vi unirete a noi”. Lo ha scritto su X l’ex presidente Usa Barak OBAMA.

USA: BARACK E MICHELLE OBAMA ANNUNCIANO IL LORO SOSTEGNO ALLA CANDIDATURA PRESIDENZIALE DI HARRIS

(Nova) – L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e sua moglie, l’ex first lady Michelle, hanno annunciato il loro sostegno alla vicepresidente Kamala Harris come candidata del Partito democratico alla Casa Bianca. In una nota e in un video pubblicato proprio da Harris sui social media, quest’ultima riceve una chiamata da Obama, che la informa del suo appoggio in vista delle elezioni presidenziali di novembre.

“Abbiamo chiamato per dirti che Michelle e io non potremmo essere piu’ orgogliosi di sostenerti e di fare tutto quello che possiamo per aiutarti attraverso questa elezione e fino allo Studio ovale”, afferma l’ex presidente. Michelle prende a sua volta la parola, dicendosi “orgogliosa” di Harris e affermando che la sua elezione alla Casa Bianca “sara’ storica”.

Il riserbo dell’ex presidente Obama, che per giorni non si era espresso pubblicamente in merito alla candidatura di Kamala Harris, era l’ultima grande incognita che pesava sulla nomina della vicepresidente come candidata del Partito democratico dopo il recente ritiro del presidente Joe Biden.

LA SCELTA DI OBAMA “ENDORSEMENT” PRONTO E CAMPAGNA ELETTORALE ACCANTO A HARRIS

Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”

Perché Barack Obama non ha ancora appoggiato pubblicamente la candidatura alla Casa Bianca di Kamala Harris? La televisione Nbc scrive che la sua dichiarazione di sostegno è imminente e sarebbe potuta avvenire già ieri. È condivisa dalla moglie Michelle, e lui si impegnerà di persona nella campagna elettorale.

Il New York Post , citando fonti vicine alla famiglia di Joe Biden, scrive che l’ex presidente è stato finora cauto perché non pensava che Harris fosse la candidata giusta per battere Donald Trump, e quindi sperava in un processo di selezione aperto per consentire di scegliere una persona con più probabilità di vincere.

[…] Il New York Post è di proprietà della famiglia Murdoch e quindi sulle sue notizie grava sempre il sospetto che siano pilotate per favorire la causa conservatrice. Mercoledì, citando una fonte anonima vicina alla famiglia Biden, ha scritto che Obama non ha appoggiato immediatamente Harris perché non ritiene che sia la persona giusta per battere Trump.

Ha debolezze politiche, legate ad esempio al ruolo avuto nella gestione degli arrivi al confine degli immigrati illegali, e personali, come aveva dimostrato la sua fallimentare campagna presidenziale nel 2020. Barack teme che non sia all’altezza del compito e durante i comizi, o peggio ancora durante i dibattiti, che finisca per fare o dire qualcosa che comprometterà la sua sfida a Donald, che intanto sta già cercando di definirla e bocciarla come un’estremista liberal, accusandola di essere la vera anima di tutti i provvedimenti sbagliati dell’amministrazione Biden.

Perciò Obama favoriva il processo aperto che avrebbe permesso di puntare su un’alternativa, e si è infuriato quando Joe ha appoggiato Kamala, mettendo in moto il blitz per rendere inevitabile la sua nomina.

La Nbc , con un articolo firmato dalla veterana della Casa Bianca Carol Lee, riporta invece una versione opposta. Obama ha già parlato con Harris in varie occasioni, oltre alla telefonata pubblica di domenica sera, dopo l’annuncio del ritiro di Biden. Le ha dato consigli per mettere in piedi rapidamente la sua campagna e si è messo a disposizione per apparire presto con lei, impegnandosi poi in maniera costante durante la parte finale e decisiva della corsa in autunno.

[…]  Il motivo del ritardo di Barack starebbe nel ruolo che vuole ritagliarsi nel Partito democratico, e soprattutto in ciò che considera più utile per vincere. Lui non voleva oscurare Joe durante l’annuncio e Kamala nei primi giorni di campagna, per non sottrarre a loro l’attenzione. Poi intendeva preservare almeno una parvenza di processo democratico, aspettando che i delegati alla Convention di Chicago si esprimessero.

Infine vuole presentarsi come il padre nobile del partito che sancisce l’unità e lancia la sfida contro Trump. […]

INSULTI, SESSISMO, FAKE NEWS SUI SOCIAL È CACCIA A KAMALA

Estratto dell’articolo di Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

Donald Trump ha fatto cadere il primo masso, lunedì 22 luglio, da Truth la sua piattaforma social. Il giorno prima, Joe Biden aveva annunciato il ritiro e lanciato la candidatura della vice Kamala Harris. E Trump, tornato al vecchio stile, commenta: «È stupida come una roccia». Da lì in poi una frana di lazzi, insulti, volgarità si è abbattuta sulla rete, in particolare sui social più usati dall’estrema destra, come Telegram, Gab, 4 Chan, colpendo la numero due di Biden e suo marito Doug Emhoff.

Il viaggio in questa spazzatura comincia, però, da Capitol Hill. Tim Burchett, deputato repubblicano del Tennessee, liquida l’ormai certa nomina di Kamala, come un «Dei Hire», cioè un reclutamento «politicamente corretto» in omaggio alla «diversità», «l’equità» e «l’inclusione» (da qui l’acronimo «Dei»). In sostanza Burchett sostiene che se «la mediocre» Harris non fosse stata la figlia di un’indiana e di un giamaicano non sarebbe stata scelta. Anche altri parlamentari sono sulla stessa linea. Per esempio Harriet Hageman, del Wyoming.

[…]  Di sicuro […] non sarà Trump a spezzare il circolo vizioso. Nelle ultime ore è in grande tendenza un post dell’ex presidente, sempre su Truth, datato 4 luglio: «Kamala è andata malissimo nelle primarie del 2020, ma ciò non significa che non abbia talento politico, basta chiedere al suo mentore, il grande Willie Brown di San Francisco».

Brown è stato sindaco di San Francisco dal 1996 al 2004. Nel 1995, l’allora ventinovenne Kamala ebbe una relazione con il sessantenne Brown, che si era da tempo separato dalla moglie. Durò un anno. In quel periodo Brown, nella sua qualità di speaker del parlamento californiano, nominò Harris nei board della «California Unemployment Insurance Appeals» e della «Medical Assistance Commission».

[…] l’accenno trumpiano al flirt con Brown ha scatenato gli imbecilli, con la fioritura di false immagini e di caricature. Ecco Kamala, arrampicatrice sociale, in lingerie, ritratta nelle più fantasiose posizioni sexy. Le due «erre» del logo Harris diventano tacchi a spillo. E ancora lo slogan «Kamala finisce sempre il lavoro» che sormonta, con una pesante allusione, la bocca della vice presidente.

Poi c’è il «filone Vance». Nel 2021 il numero due del ticket trumpiano aveva dichiarato a Fox News : «L’America è nelle mani dei democratici, un gruppo di gattare senza figli, infelici per la loro vita e che vogliono rendere infelice il resto del Paese». […] le parole di Vance vanno alla grande sulla Rete. Ne è nata un’aspra polemica, con gli interventi, pro Kamala, di Hillary Clinton, dell’attrice Jennifer Aniston, della rapper Cardi B. Ma non è finita. Poteva mancare il «complotto giudaico»? Certamente no. Questa volta il protagonista è il «Second Gentleman», o meglio «il pluri cornuto», Doug Emhoff. «Un ebreo» che, dicono i cospiratori del web, avrebbe tramato con «i potenti della sua comunità», ovviamente c’è anche la famiglia Soros, per far estromettere Biden e piazzare Kamala al suo posto.