HA LASCIATO I DOMICILIARI IL “BENEFATTORE”, DELLA LIGURIA…..
L’attenzione va rivolta al linguaggio del corpo più che alle parole che Giovanni Toti, ex-governatore della Liguria, è solito pronunciare nei contesti in cui si trova. Ha una deambulazione leggermente ondeggiante, come se spostasse il peso del corpo da un piede all’altro. Sorride sempre e, quando non sorride, ha una espressione compiaciuta ma non di ciò che gli si muove intorno ma di se stesso che ritiene di governare la scena. Soltanto la presenza di Berlusconi lo intimidiva, consapevole che doveva a lui se ,da giornalista poco conosciuto, era arrivato ai piani alti della politica innestandosi in Forza Italia e manovrando con abilità e discrezione nel sottobosco politico della Liguria, Un passo alla volta ha costruito liste elettorali da lui ispirate ed a lui comunque riconducibili che lo hanno portato a governatore della regione. Nei vertici di centrodestra a Roma, nella villa di Berlusconi, lui c’era ma non si è mai visto Berlusconi stringergli la mano o rivolgergli uno sguardo.. E lui, infatti, se ne stava defilato, attento alle telecamere che lo riprendevano .La sua ascesa politica non trovava ostacoli significativi e, comunque, gli si doveva riconoscere il merito di aver portato il centrodestra alla guida della regione,storicamente governata dalla sinistra.
Lo scivolone giudiziario è intervenuto a circa un anno dalla scadenza del suo mandato e ruota intorno al mondo degli appalti del porto di Genova ed ai suoi protagonisti.Le ipotesi di reato vanno dalla corruzione al finanziamento illecito delle sue formazioni politiche nelle campagne elettorali ma, al riguardo, sarà la magistratura a dover dimostrare la fondatezza delle ipotesi di reato. La singolarità della vicenda Toti sta nel fatto che tutti i finanziamenti ricevuti sono stati dichiarati e registrati da Toti per come prescritto dalle norme che regolano le “dazioni” ai partiti. Da qui l’accusa alla magistratura di interferire e mettere sotto processo la politica anche quando le procedure vengono osservate.Giovanni Toti afferma e sfida la magistratura inquirente a provare che un solo euro dei finanziamenti ottenuti sia finito nelle sue tasche o di suoi familiari. E può essere vero ma, al netto degli aspetti folkloristici della vicenda,dallo yacth di Spinelli che imponeva ai suoi ospiti di lasciare fuori i telefonini alle fidanzate ed agli hotel di lusso di Montecarlo per il titolare dell’autority portuale, alle “dazioni” in fiches da commutare in contanti, è surreale la motivazione che Toti ha dato del suo interessamento nell’orientare l’assegnazione degli appalti milionari.A suo dire l’interessamento non va messo in relazione ai contributi ricevuti per le campagne elettorali sue e delle sue cordatae, benchè in qualche modo sollecitati,ma esclusivamente alla ricaduta positiva che quegli appalti avrebbero avuto sul piano economico per Genova, il suo porto, la Liguria e le sue genti. Niente “do ut des” come volgarmente si fa alle italiche latitudini , da Bolzano a Palermo. Da qui il grido di dolore per la ingiusta privazione della libertà (86 giorni) ma soprattutto per la magistratura che ha deragliato dai suoi limiti istituzionali e processa la politica travolgendo Montesqieu e .la tripartizione dei poteri .Si vedrà ma la vicenda di Toti segna una svolta nella scandalistica politico-giudiziaria poiché non si era mai verificato, negli intrallazzi che accompagnano gli appalti, che qualcuno rivendicasse come merito personale e beneficio collettivo l’assegnazione di appalti a chi è risultato generoso dispensatore di favori e regalie nonché sostenitore di campagne elettorali vincenti. Tutto può essere. Per ora Giovanni Toti, dimessosi da governatore per escludere la reiterazione del reato, è tornato alla politica e alle scadenze elettorali,con o senza di lui direttamente candidato.Esclusa la candidatura alla regione ovviamente. Semmai una candidatura alla Camera o al Senato se si libera anticipatamente qualche posto.Per poter continuare a fare , questa volta,il benefattore dell’intero Paese.