QUEL MARE DI MERDA VERDE CHE LASCIA INDIFFERENTI I POLITICI
Ormai sono anni che puntualmente, quando le nostre località costiere si gonfiano di presenze mettendo a dura prova i depuratori, la balneabilità delle spiagge viene mutilata dalle famigerate chiazze gialle costituite prevalentemente da liquami fecali non smaltiti dai depuratori. Quest’anno doveva andare diversamente perchè la giunta regionale aveva messo a disposizione dei sindaci più di 40 milioni per mettere in regola i depuratori , eliminando gli sversamenti a mare.Lo stanziamento era stato preceduto da un rigoroso controllo della Guardia di Finanza sullo stato dei depuratori. Insomma la giunta regionale con Occhiuto aveva affrontato il problema in maniera concreta e credibile. Occhiuto sa che pende su di lui il rischio di passare alla storia politica regionale con lo stigma “chiacchiere e distintivo” nel senso che alle misure e agli interventi annunciati con autocompiacimento non sono seguiti risultati concreti. Vale per i depuratori come per la sanità ma bisogna riconoscere che non basta l’imput regionale per avviare un processo virtuoso di risanamento di una situazione. Lungo il percorso politico-amministrativo dell’iniziativa intrapresa bisogna fare i conti con il livello di competenza,responsabilità e affidabilità del personale politico e amministrativo. Senza voler generalizzare ,non tutti i sindaci hanno le carte in regola con la gestione dei depuratori per la parte che compete loro. Quello che preoccupa è che non sono consapevoli del danno enorme che arrecano al turismo come fonte e leva dell’economia regionale con le sue ricadute occupazionali sia per quanto riguarda la ricettività alberghiera sia per quanto attiene a tutti i servizi di accoglienza che richiederebbero l’impiego di personale qualificato o comunque formato per tenere alti gli standard dell’offerta turistica.Quest’anno poi una graduatoria delle mete più considerate nella scelta delle località turistiche posizionava la Calabria al secondo posto in un flusso che riguardava 13 milioni di italiani in movimento e l’interrogativo era come avrebbe risposto la Calabria con le sue strutture e le sue spiagge.
Ebbene l’imprevisto è rappresentato dalla comparsa massiccia lungo le coste tirreniche di lunghe chiazze verdastre e limacciose che hanno preso il posto delle famigerate chiazze gialle. Il fenomeno è nuovo e non riguarda soltanto la Calabria ma anche l’adriatico compresa la riviera riminese.Si è detto che i rovinosi temporali abbattutisi al nord avevano “dilavato” i terreni agricoli portando a mare tutti i concimi utilizzati in agricoltura che chimicamente portano all’esplosione delle alghe marine e ad una sorta di “muco” che le caratterizza. Ci può stare perchè non risulta che al nord ci sia il problema dei depuratori che scaricano liquami a mare. Ma in Calabria si stanno facendo i conti con la siccità che ha messo in sofferenza vaste aree della Calabria e, quindi, la tesi dei concimi dilavati a mare non regge. Eppure anche in Calabria l’alta temperatura ha fatto esplodere alghe e muco ma per ragioni diverse, nel senso che ossido e azoto, elementi chimici che accelerano la produzione di alghe, sarebbero presenti nei fanghi lavorati nei depuratori che, se scaricati a mare per il malfunzionamento dei depuratori , producono le chiazze di merda verde che hanno inquinato le spiagge di alcune rinomate località turistiche.Non tutte, perchè se a Diamante dominavano le chiazze verdi, a Sangineto e a Scalea, vicinissime, l’acqua era trasparente e, con qualche esagerazione, “da bere”. Dunque il problema tornava ai depuratori che non funzionano o che funzionano male. L’interrogativo che nasce spontaneo è come sono stati utilizzati i 40 milioni messi a disposizione dei sindaci da Occhiuto e dalla giunta regionale. Voci “intra moenia” delle amministrazioni coinvolte raccontano di risorse destinate ai depuratori dirottate ad altri capitoli di spesa.Ipotesi inquietante che Occhiuto dovrebbe far verificare. Del resto è nota la filosofia con la quale alcuni sindaci affrontano il problema. Si tratta di pochi giorni, qualche protesta che non mette in difficoltà e sotto accusa nessuno,poi subito dopo ferragosto si torna gradualmente alla normalità. E qui, con questa filosofia criminale,bisogna essere duri per i danni che arreca al turismo in generale, all’immagine della Calabria e alle economie delle località interessate. Un sindaco che risulti responsabile, in vigilando.,del malfunzionamento dei depuratori o del dirottamento delle risorse ad altri capitoli di spesa va almeno commissariato se non destituito. Al riguardo la politica, salvo qualche sparuta dichiarazione, non ha fatto sentire la sua voce. Meno che mai la magistratura,certamente informata.Consiglio e giunta avrebbero dovuto interrompere le gioiose vacanze e tenere una seduta straordinaria per affrontare responsabilmente il problema. Poi si lamentano se Luca Zaia,governatore del Veneto, per spiegare le ragioni dell’autonomia differenziata, afferma e sostiene che il problema del sud che non progredisce col resto del Paese sta tutto nelle sue classi dirigenti, incapaci di governare e di mettere a frutto le risorse che i governi nazionali assegnano alle regioni meridionali. Da qui l’applicazione della spesa storica. Cioe’ non sappiamo spendere e dilapidiamo le risorse per alimentare clientele e sacche di parassitismo elettorale per le carriere di un personale politico modesto, subcolto, arrogante, autoreferenziale e senza idee. Pare lo sostenesse anche Salvemini .Ci conforta l’UNICAL che scala le classifiche mondiali per le sue ricerche e la qualità dei servizi. Ma parliamo di università.Amen.