TUTTO COMINCIA CON LA FOTO DI RENZI E DELLA SCHLEIN CHE SI ABBRACCIANO NEL CAMPO DI CALCETTO IN TENUTA SPORTIVA.

GIUSEPPE CONTE NON MANDA GIU’ QUELL’ABBRACCIO PER LUI SEGNALE DI CONVERGENZE POLITICHE. PER IL LEADER “VENUTO DAL NULLA” DUE SONO LE OSSESSIONI CHE LO ACCOMPAGNANO NELLA QUOTIDIANITA’ POLITICA. LA PRIMA E’ CHE MATTEO RENZI REO DI AVERLO MANDATO A CASA PER FARE STRADA A MARIO DRAGHI, POSSA GUADAGNARE PESO E SPAZIO NEL CENTROSINISTRA. LA SECONDA OSSESSIONE E’ COME TORNARE A PALAZZO CHIGI COL PD AL 25 PER CENTO. PER LA PRIMA OSSESSIONE HA SBARRATO LA STRADA A RENZI LIQUIDANDO IL “CAMPO LARGO”. PER LA SECONDA OSSESSIONE SI AVVICINERA’ DI PIU’ A BONELLI E FRATOIANNI SPERANDO COSI’ DI ESSERE ALTERNATIVO NEL CENTROSINISTRA ALLA SCHLEIN NELLA CONQUISTA DI PALAZZO CHIGI. PER IL MOMENTO DEVE CHIUDERE I CONTI CON BEPPE GRILLO.

Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera” – Estratti

Il salario minimo è naufragato alla Camera, l’emendamento delle opposizioni al ddl lavoro è stato bocciato senza appello alla Camera. E ieri le opposizioni sono tornate alla carica con una proposta di legge che prevede la riduzione dell’orario di lavoro, ma questa volta in formazione ridotta: l’hanno firmata Avs, Pd e M5S, mentre Azione e +Europa sono rimaste fuori. Il campo largo non esiste più ha detto Giuseppe Conte, qualche giorno fa. Ma a sentire le parole del leader del M5S, sembrava che a rimanere fuori dovesse essere soltanto Matteo Renzi, leader di Italia viva, era ed è lui il suo unico bersaglio dichiarato. Anche Angelo Bonelli, leader dei Verdi, ha tuonato contro Renzi, lui lo ha fatto puntando il dito contro la segretaria del Pd Elly Schlein che quest’estate ha accettato l’abbraccio di Renzi. Con queste premesse è quindi difficile sottovalutare il fatto che su un tema come il lavoro le forze delle opposizioni si sono sfilacciate, per molto tempo il lavoro è sembrato il vero collante di una coalizione che potesse essere in grado di battere la destra. Adesso si moltiplicano i dibattiti mentre si cerca inutilmente una quadra. Il tentativo è quello di gettare acqua sul fuoco. Come fa Andrea Orlando, per esempio. L’ex ministro del Pd ha tentennato non poco prima di accettare la candidatura in Liguria e quando ha detto sì è stato perché il pacchetto dell’alleanza sembrava compatto. Ora Orlando si trova a gestire più litigi che comizi. «Più si alzano i toni più la nostra partita si complica», ammette Orlando. Ma subito dopo rilancia: «Non sovrastimerei la lite tra Renzi e Conte perché alla gente non interessa molto delle schermaglie tra i leader. Non voglio lanciare appelli, preferisco parlare dei temi che interessano i liguri, gli umbri e gli emiliano-romagnoli». Ci pensa Maria Elena Boschi, deputata di Italia viva, a parlare della lite tra Conte e Renzi. E spara ad alzo zero: «Quando c’era da governare a Conte andava bene tutto, da Salvini a Fratoianni. Ancora ci ricordiamo come corteggiava Ciampolillo pur di restare a Chigi. Conte è un uomo con un unico ideale: la sua poltrona. Oggi lui usa Italia viva per attaccare Elly Schlein». Dalla Sardegna è la governatrice Alessandra Todde, M5S, che risponde a Boschi: «Nella nostra Regione il campo largo non c’è stato visto che Renzi e Calenda non ci hanno sostenuto. Ma noi abbiamo vinto le elezioni senza il loro supporto». Un ottimismo che dalla Puglia viene rilanciato dal governatore Michele Emiliano: «Il M5S ha una leadership molto forte e autorevole, il Pd ha una guida che è competitiva non solo nella saggezza che contraddistingue il partito ma anche dal punto di vista mediatico e del carisma».