IL CASO ALBANIA RISCHIA DI CREARE PROBLEMI ALLA STABILITA’ DELLA MAGGIORANZA POLITICA

CHE ALL’EUROPARLAMENTO DOVREBBE CONFERMARE URSULA VON DER LEYEN ALLA GUIDA DELLA COMMISSIONE. SOCIALISTI, LIBERALI E PARTE DEL PPE NON CONDIVIDONO IL “MODELLO ALBANIA” POICHE’, IN QUANTO ACCORDO BILATERALE, VA CONTRO LA NECESSITA’ DI TROVARE UNA SOLUZIONE CHE VALGA PER TUTTI I PAESI MEMBRI DELL’UE. LE “APERTURE” DELLA VON DER LEYEN ALLA SCELTA DELLA MELONI AVRANNO RIFLESSO SULLE AUDIZIONI CUI DOVRANNO SOTTOSTARE I COMMISSARI NOMINATI DALLA VON DER LEYEN A FARE PARTE DELLA COMMISSIONE. ANCHE FITTO PER L’ITALIA DOVRA’ ESSERE VALUTATO.

DAGOREPORT

Ursula Von der Leyen farebbe bene a stare attenta, e a dosare i suoi ripetuti sbandamenti verso destra. La presidente della Commissione Ue ha ricevuto un avvertimento chiaro dai quattro moschettieri che comandano l’Europa. Il liberale Macron, il socialdemocratico Scholz, il popolare Tusk e il socialista Sanchez a cui si aggiungono i 53 eurodeputati dei Verdi che hanno permesso a Ursula di essere riconfermata, le hanno infatti “gentilmente” consigliato di non continuare a flirtare con i Conservatori (Ecr) di Giorgia Meloni, pena l’arrivo di un siluro sganciato sotto la sua poltroncina. La sua partecipazione al mini-vertice voluto dalla Ducetta con soli 10 Paesi, e i ripetuti applausi al fallimentare sistema Albania voluto dalla premier italiana (la cofana bionda tedesca ha parlato di approccio “innovativo”, consigliando di “sviluppare hub di rimpatrio per richiedenti asilo respinti come in Albania”) hanno infatti prodotto una deflagrazione delle tensioni interne alla maggioranza. Oggi la Von der Leyen ha provato a rinculare, mettendoci una pezza correggendo parzialmente: “Monitoriamo da vicino gli sviluppi, ma è un accordo bilaterale, quindi non lo commenteremo”. Liberali e una bella fetta di popolari non apprezzano che Ursula non abbia ancora preso le distanze nettamente dalla Meloni, e i socialisti fanno la parte dell’ariete di sfondamento. Non a caso, ieri la capogruppo al Parlamento europeo, Iratxe García Pérez, ha minacciato apertamente di non votare la nuova Commissione: “Siamo contro l’esternalizzazione della gestione della migrazione”. Senza considerare che l’accordo in sé è considerato una mezza fregatura a Bruxelles: incoraggia ogni Paese a muoversi in maniera autonoma, quando invece servirebbe una normativa comune che dia la rotta agli stati membri. Insomma, l’ennesima giravolta da camaleonte di Ursula rischia di costare cara a lei e alla sua squadra. L’unico modo che hanno Macron, Scholz, Tusk e Sanchez di vendicarsi è sabotare la formazione della nuova Commissione. Il “messaggio” è: o la smetti di flirtare con “Io so’ Giorgia”, o saranno dolori durante i “test” con cui il Parlamento è chiamato a esaminare i futuri commissari (l’italiano Fitto, con il suo inglese stentato, è avvisato).

VON DER LEYEN, ‘MONITORIAMO DA VICINO INTESA ROMA-TIRANA’

(ANSA) – “Fin dall’inizio siamo stati molto chiari: abbiamo detto che avremmo monitorato molto attentamente gli sviluppi relativi all’accordo” tra Italia e Albania, “stiamo parlando di un accordo bilaterale, quindi non lo commenteremo, ma ne monitoreremo lo sviluppo”. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, rispondendo ad una domanda sul Protocollo Roma-Tirana nel corso della conferenza stampa con Edi Rama nel Paese balcanico.