IN ATTESA DI ESSERE CONFERMATO VICE-PRESIDENTE ESECUTIVO NELLA COMMISSIONE PRESIEDUTA DALLA VON DER LEYEN. NESSUN MISTERO. MATTARELLA RAPPRESENTA L’INTERA “NAZIONE” AL DI LA’ DELLE APPARTENENZE POLITICHE. UNA LEZIONE DI STILE ISTITUZIONALE A CHI FA POLITICA COL COLTELLO FRA I DENTI.
Estratto dell’articolo di Ugo Magri per “La Stampa”
Sergio Mattarella teme che, nel grande caos delle nomine a Bruxelles, l’Italia finisca per farne le spese. Perciò è intervenuto ieri a sostegno di Raffaele Fitto che Ursula Von Der Leyen ha designato quale vicepresidente esecutivo della Commissione Ue: un incarico nell’interesse nazionale, oltre che dell’Europa, purtroppo in bilico per colpa dei veti incrociati tra Popolari e Socialisti. Il presidente ha evitato di entrare direttamente in queste dinamiche; ma la posta in gioco lo ha spinto a compiere un gesto che parla da sé. Ha ricevuto al Quirinale il ministro per gli Affari europei per formulargli, informa un comunicato del Colle, «gli auguri per l’affidamento dell’incarico, così importante per l’Italia, affidatogli dalla presidente Ursula von Der Leyen nell’ambito della Commissione Ue». Dove l’accento cade, appunto, sull’importanza che Fitto superi l’esame del Parlamento europeo perché pure il Paese ne ricaverebbe vantaggi ovvero, in caso di bocciatura, ne risulterebbe danneggiato. Chi punta i piedi contro la nomina sono soprattutto i Socialisti, cioè la famiglia europea di cui il Pd rappresenta la componente più numerosa. Ma il Pse reagisce a sua volta al veto che i Popolari hanno sollevato contro la designazione della spagnola Teresa Ribera, insomma dente per dente. In questo scontro il Pd fatica a sostenere la candidatura italiana, sebbene non manchi una certa disponibilità. E più Giorgia Meloni strattona pubblicamente Elly Schlein, più la premier le ingiunge di sostenere Fitto […]. Dunque non è sbagliato ritenere che l’aperto incoraggiamento di Mattarella sia finalizzato a superare l’impasse: soprattutto dopo le sue parole, un appoggio più determinato dei Dem a Fitto verrebbe inteso come la naturale, logica, ragionevole risposta all’appello presidenziale nell’interesse […] dell’Italia e non quale cedimento. Per certi versi, l’incontro sul Colle è di aiuto a Schlein. Ovviamente Mattarella non strattona nessuno; e la prima risposta della segretaria Pd è suonata interlocutoria («Non sono io a dover rispondere a Meloni su Fitto ma lei ai cittadini sui tagli alla scuola e alla sanità»), segno che ci sono riflessioni in corso. Non è tutto: il gesto di ricevere Fitto al Quirinale, oltre che il darne notizia, conferma il ruolo super partes di Mattarella, al quale la pubblicistica di destra a volte rivolge l’accusa, del tutto fuori luogo, di essere il leader morale dell’opposizione. Il capo dello Stato, in generale, si preoccupa di mantenere dritta la barra del Paese specie quando sbanda come in questa fase storica. E pur tenendosi rispettosamente alla larga dalla dialettica tra i partiti, Mattarella si sforza (con alterni risultati) di mettere in salvo ciò che non dovrebbe diventare mai oggetto di lotta politica in quanto rappresenta un bene collettivo. Qualche volta, come è accaduto mercoledì, interviene pronunciandosi in difesa della Costituzione contro le intromissioni straniere, nella fattispecie del tycoon statunitense Elon Musk che della destra è diventato il portabandiera mondiale. Altre volte invece, come ieri con Fitto, dà una mano al governo anche a costo di deludere parte della sinistra. Lavorare per l’Italia non significa per forza accontentare tutti.