IL MINISTRO ODONTOIATRA BERGAMASCO PROTAGONISTA DELLA LEGGE SULL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA BOCCIATA, DI FATTO, DALLA CORTE COSTITUZIONALE MASTICA AMARO E FA L’OTTIMISTA.

A MEZZA BOCCA RICONOSCE DI POTER AVER FATTO DEGLI ERRORI MA SEMPLIFICA E, CON LE CORREZIONI DA APPORTARE, LA LEGGE PASSERA’. QUINDI -AMMONISCE- LE OPPOSIZIONI DOVRANNO RASSEGNARSI. TAJANI DI FORZA ITALIA NON CONDIVIDE NE’ IL LINGUAGGIO NE’ IL TONO DI CALDEROLI E RICORDA CHE FORZA ITALIA VUOLE GARANZIE SUI LEP FACENDO PROPRIA LA POSIZIONE ASSUNTA SIN DALL’INIZIO DA ROBERTO OCCHIUTO IL QUALE ANTEPONE I LEP E IL LORO FINANZIAMENTO ALL’AUTONOMIA. TAJANI NON PUO’ CHE ALLINEARSI PUR SOFFRENDO LA CRESCENTE VISIBILITA’ POLITICA DI OCCHIUTO.

1 – CALDEROLI “L’AUTONOMIA VERRÀ MODIFICATA POI PERÒ L’OPPOSIZIONE SMETTA DI ROMPERE”

Estratto dell’articolo di Giovanna Casadio per “la Repubblica”

«Le opposizioni taceranno», aveva minacciato due giorni fa il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Ora che sono trascorse 72 ore dalla parziale bocciatura da parte della Consulta della “sua” riforma, quella dell’autonomia cara alla Lega, torna a ragionare a bocce ferme su quel che accadrà da oggi. «Io ho arato un campo incolto e se la Corte mi dà suggerimenti, sono contento. È stata l’opposizione a chiedere l’esame costituzionale dell’autonomia, quindi se ora applichiamo i suggerimenti costituzionali, nessuno deve più rompermi gli zebedei…». Dice: «Ne ho viste di peggio, qui si tratta di sette punti. Ricordo quando il Porcellum fu dichiarato del tutto incostituzionale: lo prevedevo, perché scrissi quella legge elettorale sotto la spada di Damocle delle imposizioni politiche». Ma l’autonomia andrà avanti: «Non ci fermiamo». Non si fermano insomma le intese per dare alle Regioni che lo chiedono le cosiddette materie “non lep”.

Ministro Calderoli, ha minacciato l’opposizione, intimandole di tacere. Ha finito con l’esacerbare un clima già teso: con la sinistra, con i giudici. Perché lo ha fatto?

«Ho rispetto dei giudici e ne osserverò le prescrizioni. Non entro nelle polemiche con le toghe. La sinistra si attenga a sua volta a votare le modifiche obbligate in senso costituzionale e nessuno può più rompere gli zebedei…».

Dopo la scure della Consulta sull’autonomia differenziata, cosa farete? Che succede adesso?

«Lavoreremo. Nonostante qualcuno pensi che io abbia preso negativamente il pronunciamento della Corte, non è così. Ho il massimo rispetto dei giudici costituzionali. Certo, sarei stato più contento se mi avessero detto “tutto a posto”, ma ho l’umiltà e l’orgoglio di chi, avendo percorso una terra sconosciuta e nuova, possa anche avere commesso qualche errore. In molti hanno tentato di fare una legge simile, ad esempio il dem Boccia o Mariastella Gelmini. Sono state tentate intese con le Regioni. Tutti hanno fallito. Io sono riuscito a fare approvare in Parlamento una legge sull’autonomia e non avevo la verità in tasca».

Ora cosa succede, si disfa il già fatto?

«No. Il pronunciamento della Corte mi serve per correggere una legge in modo che sia corrispondente a quanto la Costituzione prescrive».

[…] Della sua autonomia è rimasto in piedi solo uno scheletro. È così?

«Questa è una sciocchezza. La mia legge è fatta di 11 articoli e 45 commi, le Regioni di centrosinistra hanno contestato 43 dei 45 commi. La Consulta ha riscontrato 7 motivi su 60 di incostituzionalità che provvederemo a rimuovere. Risultato? L’impianto della legge ha retto. Io recepirò alla lettera tutti i rilievi. Dopo di che, non c’è più nulla da dire…».

Quale iter per il cambiamento?

«Sui lep ho intenzione di presentare una legge delega ad hoc. Per il resto emendamenti. Entro fine 2025 dovremmo esserci».

Devolvere alle Regioni materie intere non si fa: a questa censura della Corte come rimedia?

«È vero, mi sono richiamato alle materie e ho sbagliato. Sono pronto a rimediare. Però in un articolo successivo si parla di attribuzione di funzioni. Quindi uniformeremo alla giusta definizione: funzioni».

Pensa che il referendum ci sarà?

«Dove è scritto che vorrei spaccare l’Italia? L’autonomia è solidale, forse anche troppo rispetto al comportamento di alcune Regioni. A me il referendum non fa paura, perché non ho mai creduto che fosse ammissibile. E non lo credo ancora più ora, dopo l’intervento della Consulta. Non ritengo poi che possa raggiungere il quorum e quindi trasformarsi in un rischio per la nostra riforma».

A Meloni manda a dire che senza autonomia niente premierato?

«È una competizione inesistente. I percorsi sono ampiamente separati e tali restano. Il premierato è una riforma costituzionale, richiede più tempo, ma vogliamo realizzarli entrambi».

2 – TAJANI SCARICA IL COLLEGA CALDEROLI “IL SUO LINGUAGGIO NON MI APPARTIENE”

Estratto dell’articolo di Francesco Moscatelli per “la Stampa”

«Calderoli? Quel linguaggio non mi appartiene, […] ma comunque mi sembrava più un messaggio politico e non di odio personale. Abbiamo detto sull’autonomia cosa pensiamo, dobbiamo essere sempre prudenti. Calderoli difende la sua riforma, è stato anche attaccato in maniera anche abbastanza pesante, ma io uso un altro linguaggio». Non si placa il fuoco “amico” di Forza Italia sull’autonomia differenziata fortemente voluta dalla Lega e sul suo principale artefice, il ministro Roberto Calderoli. Questa volta a farsi sentire è Antonio Tajani, vice-premier e segretario azzurro, che a margine di un convegno milanese sulla generazione Erasmus prende le distanze in modo netto dal collega di governo. Un passo di lato pesante per almeno tre motivi: arriva dopo la parziale bocciatura della legge da parte della Corte costituzionale, arriva dopo che Forza Italia ha convocato per venerdì prossimo il suo “osservatorio” sull’autonomia e arriva dopo che sabato Calderoli è stato travolto dalle critiche per la sua uscita a gamba tesa «Faremo tesoro dei rilievi della sentenza, poi le opposizioni tacciano per sempre». La strategia di Tajani […] è chiara: sfruttare ogni occasione possibile per guadagnare consenso sfruttando le difficoltà dell’alleato-avversario leghista (alle prese con il complesso passaggio dei congressi lombardo e federale). Il leader azzurro ne ha dato ulteriore prova parlando del successore di Beppe Sala, che non può ricandidarsi, a palazzo Marino. Settimana scorsa Ignazio La Russa ha lanciato la candidatura di Maurizio Lupi, esponente della “quarta gamba” moderata del centrodestra, provando a scavalcare in una sola mossa sia la Lega che Forza Italia. Ieri Tajani ha risposto alimentando le voci sulla possibile discesa in campo di Letizia Moratti, che prima cittadina di Milano lo è già stata dal 2006 al 2011.«Letizia Moratti è una donna di grande prestigio e ha le carte in regola per essere candidata e per vincere – ha detto Tajani- . Però è ancora prematuro, vedremo quali saranno le proposte dei nostri alleati e discuteremo tutti quanti assieme su chi sarà il candidato vincente o la candidata vincente migliore». Dire che stia pungolando il “milanese” Salvini è un eufemismo.