DURANTE IL WEEK END SI E’ CONSUMATO LO PSICODRAMMA DELLA “COSTITUENTE” DEL M5S.

CONSUMATO QUELLO CHE IN MOLTI DEFINISCONO “IL PARRICIDIO”, CIOE’ L’ELIMINAZIONE DELLA FIGURA DEL GARANTE INCARNATA DA BEPPE GRILLO E COMPENSATA CON LA MODICA INDENNITA’ DI 300 MILA EURO L’ANNO. C’E’ CHI COMMENTA, SEMPLIFICANDO PROSAICAMENTE, “CHI DI VAFFA FERISCE DI VAFFA PERISCE”. MA IN BALLO NON C’ERA SOLTANTO IL RUOLO DI GRILLO BENSI’ LA COLLOCAZIONE E IL RUOLO POLITICO DEL M5S GUIDATO DAL “LEADER VENUTO DAL NULLA”, AUTOPROCLAMATOSI “AVVOCATO DEL POPOLO” E DIVENTATO SERALE COMMENSALE MEDIATICO NEI TINELLI DI CASA AL TEMPO DEL COVID. ORA HA LA GUIDA DI CIO’ CHE RIMANE DEL M5S DOPO GLI ABBANDONI GRILLINI E I FLOP ELETTORALI. MA E’ NECESSARIO AL CENTROSINISTRA PER COSTRUIRE L’ALTERNATIVA AL GOVERNO DI GIORGIA MELONI. BEPPE GRILLO GLI DA’ DEL “GESUITA”, CHE NON E’ UN COMPLIMENTO NELLE INTENZIONI DI GRILLO. NELL’ACCEZIONE CORRENTE I GESUITI, FEDELISSIMI AL PAPA, RAPPRESENTANO, NELL’ORGANIZZAZIONE DI SANTA ROMANA MADRE CHIESA, L’ARISTOCRAZIA DEL PENSIERO E DELL’INTELLIGENCE CATTOLICA. CHE SAREBBE NIENTE MALE PER IL LEADER VENUTO DAL NULLA MA GRILLO CITA I GESUITI IN CONTRAPPOSIZIONE AI FRANCESCANI, NOTORIAMENTE NON ATTRATTI DAI BENI MATERIALI E CHE PROFESSANO LA LORO FEDE MENDICANDO.

1. L’ADDIO ALL’ELEVATO CON UN CLIC E DIETRO IL PALCO SCATTA LA OLA “SI VENDICHERÀ CON UNA SCISSIONE”

Estratto dell’articolo di Francesco Bei per “la Repubblica”

Cancellato alle 16.24 del pomeriggio.  […]. […] nel palazzone dell’Eur, un anonimo notaio incravattato, collegato da remoto, incorna a morte il Fondatore, l’Elevato, l’Unico: Beppe Grillo. Si chiude così, con una slide e una percentuale letta con voce nasale, un’era della storia politica italiana: il 63,24% degli iscritti al movimento Cinquestelle ha votato per «l’eliminazione del ruolo del garante». Fine. L’ideatore della democrazia diretta dei clic ucciso con un clic. Parte l’applauso della sala, lungo, liberatorio. Dietro il palco, nella saletta vip dove si raduna la classe dirigente contiana, un anonimo riferisce: «Abbiamo fatto una ola». Chissà se anche Conte ha alzato le braccia in segno di giubilo, forse no. Ma di certo ha sorriso. Quando è andato sul palco, ha assaporato la vendetta ostendando signorilità: «Non è mai stato uno scontro tra garante e il sottoscritto, per quanto mi riguarda. Non mi sono mai lasciato distrarre da queste questioni personali. Ho ricevuto battute velenose ma sono andato avanti pensando sempre al bene del Movimento ». Non lo nomina mai direttamente, supremo distacco o supremo disprezzo. «Non mi sarei mai aspettato che il nostro garante si mettesse di trasverso ed entrasse a gamba tesa nel nostro processo costituente». Quindi, con studiata perfidia rivela: «Mi è stata anche proposta la stessa logica verticistica di decidere tutto in caminetti ristretti e a geometria variabile ma l’ho rifiutata: l’assemblea degli iscritti è sovrana». Grillo è diventato solo «il garante » ed è stato cancellato senza una lacrima. […] Grillo naturalmente lo sapeva, se lo aspettava. […] se la cava modificando il suo stato su WhatsApp: «Da francescani a gesuiti». Un messaggio per una volta chiaro per dire che i suoi fedeli si sono venduti l’anima, hanno rinnegato il San Francesco delle origini, quello scelto come nume tutelare di un movimento fatto nascere il 4 ottobre. Senza contare che uno dei più famosi ex allievi dei gesuiti è quel Mario Draghi che Grillo assicurò essere “un vero grillino”. E così il cortocircuito è totale.  […] Dunque adesso che succede? Virginia Raggi all’Eur nemmeno si è presentata, adducendo problemi familiari. Questo ha dato la stura a mille congetture, essendo la ex sindaca di Roma tra le principali indiziate di filo-grillismo. Ci sarà un’altra scissione con Grillo, Raggi, Toninelli e Di Battista? Le voci sono queste ma forse sono solo fantasmi di una sera d’autunno. I contiani raccontano che, alla vigilia di Nova, un’agenzia di stampa scrisse che Grillo era sceso a Roma pronto a guastare la festa a Conte. Per non essere tampinato dai cronisti, aveva scelto un hotel di Roma Nord anziché il solito albergo davanti ai Fori. E, guarda caso, a Roma Nord ci abita proprio Alessandro Di Battista, che giorni fa sarebbe stato visto in un bar di Ponte Milvio insieme a una storica collaboratrice del comico genovese. Un po’ poco come trama di un giallo, ma questo è. Un fatto è certo, per i nostalgici di Grillo da domani l’atmosfera dentro il PdC, il partito di Conte, si fa pesante. Nessuno spende una parola per difendere il garante, hanno capito tutti l’aria che tira. […]

2. «DEI FRANCESCANI DIVENTATI GESUITI» IL FONDATORE DELUSO STUDIA LA GUERRA LEGALE

Estratto dell’articolo di Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”

Una certezza e qualche dubbio. Che l’aria alla Costituente non fosse delle migliori per Beppe Grillo, il fondatore lo aveva capito all’annuncio del raggiungimento del quorum. Così da Marina di Bibbona, dove ha passato le ultime giornate, riflettendo se fare o meno un blitz all’Eur, si è trovato a un bivio: scendere a Roma o risalire nella sua Genova. E il fondatore ha scelto la seconda opzione. […] Grillo, in realtà, si sente «liberato da un peso». […] Proprio per questo ha evitato iniziative legali prima del voto. E proprio per questo ha atteso l’ultimo momento utile per pubblicare il suo commento su WhatsApp, quella storia con una didascalia molto breve ma altrettanto pregna di significati: «Da francescani a gesuiti».  […] Conte è visto come il gesuita. E in ambienti vicini al fondatore ricordano anche il detto «Falso come un gesuita». Ma la delusione di Grillo non è tanto per Conte. Il garante si sente tradito soprattutto dai big della vecchia guardia che ancora hanno un peso nel M5S contiano, in primis Roberto Fico e Stefano Patuanelli. Da loro si aspettava una vicinanza maggiore, un contributo alla sua causa. Ora il garante deve decidere il da farsi. E qui iniziano i dubbi. Molto probabilmente nelle prossime ore pubblicherà un video per commentare la votazione. Ma le parole non bastano stavolta. Grillo […] non vuole disperdere quello che ha contribuito a creare con Gianroberto Casaleggio quindici anni fa. E soprattutto non vuole che la storia «di questo nuovo partito» si sovrapponga a quella dei «suoi» 5 Stelle. L’esito della Costituente, insomma, chiude un capitolo ma ne apre altri. La strada di una guerra legale sul simbolo sembra l’opzione più concreta, anche perché — spiega chi lo conosce bene — «Beppe era indeciso se lasciar correre o martellare, ma visti certi atteggiamenti farà valere le sue ragioni». C’è anche un’altra carta sul tavolo: quella della ripetizione del voto. Grillo ha da statuto cinque giorni di tempo per chiedere un nuovo test elettorale sulle questioni statutarie. Il fondatore, però, sta valutando. C’è chi in ambienti vicini a lui si chiede se la ripetizione della consultazione abbia un senso perché «sarebbe garante di qualcosa in cui non crede più». C’è chi invece spera che con il nuovo test i 15 mila iscritti pro garante si tirino fuori dal voto, facendo di nuovo vacillare il quorum. In ogni caso, un’eventuale nuova votazione protrarrebbe lo scontro interno almeno fino a metà dicembre […]

3. “NO, L’APPLAUSO NO”: GLI ULTIMI GRILLINI CONTRO IL VAFFA IN PLATEA

Estratto dell’articolo di Paola Zanca per “il Fatto quotidiano”

“Posso dirti la verità? Non mi è piaciuto l’applauso, è stato proprio un brutto momento”. Chiara Appendino si avvicina al suo collega vicepresidente, Michele Gubitosa. E confessa che quello che ha appena visto è uno spettacolo che non ha gradito per niente. È lì, in piedi in mezzo alla platea, quando la slide con il 63 per cento di voti per l’abolizione del Garante ha chiuso definitivamente la storia tra Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle. L’ex sindaca di Torino che da giorni invoca la pace e chiede che il M5S non finisca “fagocitato dal Pd” è atterrita, scuote la testa, si siede a terra, quasi per riprendersi dallo shock. Intorno, c’è uno sparuto gruppetto di parlamentari, come lei devastato dalla notizia. “È stata una cazzata gigantesca, avremo per sempre lo spettro di Grillo dietro le spalle”, dice il deputato Dario Carotenuto. Il collega Riccardo Tucci gli dà ragione. L’europarlamentare Dario Tamburrano lascia la sala appena sentito il risultato. E quando Conte, già sul palco vittorioso (“Ora esce con la mimetica”, pronosticavano in platea con malevola ironia) dice che “la Costituente è servita a tenere i piedi ben piantati”, un’altra voce mugugna: “Sì, piantati sulla tomba di Beppe”. Intorno, però, non c’è aria di funerale. Tutt’altro. E sono poche le voci che cercano di stemperare i festeggiamenti, che a tratti rasentano il vilipendio di quella che finora è stata una bandiera. Una è quella di Roberto Fico, che alla telecamere de ilfattoquotidiano.it dice di non aver condiviso il boato e invita a leggere i risultati come “un segnale degli iscritti per maggiore collegialità”. “Non è stato un voto contro una persona – insiste – Beppe è e rimane il fondatore del Movimento 5 Stelle, su questo non ci piove”.  […]