CONTINUANO IN SIRIA GLI SCAVI DELL’ORRORE OVVERO DELLE FOSSE COMUNI DOVE IL REGIME DEGLI ASSAD SEPPELLIVA A MIGLIAIA GLI OPPOSITORI O COLORO CHE VENIVANO RITENUTI TALI. INTERE COMUNITA’ RITENUTE OSTILI AL REGIME SONO STATE STERMINATE. IL DETTAGLIO DEI CORPI APPIATTITI COL BULLDOZER PER “GUADAGNARE SPAZIO” RIMANDA AGLI ORRORI DEL NAZISMO. LA RUSSIA E PUTIN SAPEVANO E TACEVANO.
Estratto dell’articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica”
I camion refrigerati e i pick-up militari arrivavano di notte, alcuni lasciando una scia di sangue dietro. Durante il giorno i becchini assoldati tra la povera gente si occupavano di scavare le fosse, a volte veniva chiesto loro di appianare il terreno con le scavatrici per spingere i corpi più a fondo così che non si sentisse l’odore. Gli ufficiali dell’esercito si occupavano di reclutare la manodopera tra gli operai e i lavoratori della zona. Tutto era pianificato con precisione ed efficienza. C’era anche una società di logistica statale, messa in piedi apposta per far funzionare alla perfezione l’industria della morte di Bashar al Assad. Qutayfa, a 40 km da Damasco, è una città di fosse comuni. Qui in 13 anni è stata seppellita la rivoluzione siriana democratica, oppositori, dissidenti, detenuti della prigione degli orrori, Sednaya, e di altri penitenziari. Le organizzazioni per i diritti civili parlano di almeno 100mila scomparsi in Siria dal 2011 a oggi. Non tutti hanno visto la morte a Qutayfa, ma tanti di loro si. Ricostruire il filo di questa verità indicibile è stato per più di dieci anni l’obiettivo di Mouaz Moustafa, il fondatore della Syria Emergency Task Force (Setf), organizzazione basata negli Stati Uniti che per prima ha denunciato l’esistenza di un sito utilizzato per le sepolture incrociando immagini satellitari, testimonianze, dati trafugati dalle carceri. Dopo la liberazione di Damasco, Mouaz ha potuto finalmente tornare nella sua città, e si è precipitato a Qutayfa. «Le “trincee” per le fosse erano profonde 6-7 metri, larghe 3-4 e lunghe 50-150», ci racconta quando lo incontriamo a Damasco, giacca verde militare e kefia bianca e nera, gli occhi cerchiati dalla stanchezza. «Crediamo che uno dei siti di Qutayfa, in particolare, contenga centinaia di migliaia di corpi di uomini e donne, torturati a morte dal regime di Assad». La città era una guarnigione abitata per circa la metà da famiglie di soldati, il contesto perfetto per massacrare e coprire. […] «I becchini mi hanno detto che quattro autoarticolati con rimorchio, ciascuno dei quali trasportava oltre 150 corpi, sono venuti due volte a settimana dal 2012 al 2018. Un conducente di uno degli escavatori mi ha raccontato che gli ufficiali dell’intelligence costringevano i lavoratori a usare il bulldozer per appiattire e comprimere i corpi e renderli così più facili da seppellire prima di scavare la trincea successiva ». L’autista di uno degli ufficiali di zona li ha descritti: molti corpi avevano solo un proiettile conficcato in testa, altri erano completamente sfigurati. […] L’organizzazione di Mouaz ebbe le prime conferme sulle fosse comuni di Qutayfa proprio grazie agli operai che il regime aveva costretto a seppellire la meglio gioventù siriana. Riuscirono a organizzare l’esfiltrazione di due autisti di escavatori e li portarono a testimoniare al Congresso americano[…] Dopo le deposizioni al Congresso e numerose inchieste di stampa, intorno al 2018 il regime fece costruire un muro per blindare l’accesso a una delle fosse più estese, «posizionando veicoli militari russi e sistemi radar intorno al perimetro per schermare i segnali e impedire che la base venisse rintracciata o fotografata». Mouaz è convinto che a Qutayfa siano seppellite «100mila persone, una stima prudente». Ma per ora non ci sono conferme a questi numeri e nessuno ha iniziato a scavare in quei terreni. […] I siriani ora chiedono aiuto alle Nazioni unite e alla comunità internazionale per cercare la verità. Servono soldi, mezzi, esperti di dna e di rilievi, archivi per analizzare i campioni e incrociarli con i dati dei desaparecidos. Un lavoro titanico che richiederà anni.