
(nella foto la povertà e la Caritas)
Alla BIT di Milano (Borsa Internazionale del Turismo) la Calabria e’ presente con la sua offerta turistica e 3 milioni e seicentomila presenze registrate nel 2024. Il presidente Occhiuto, intervenuto alla BIT, ha affermato che la Calabria continuera’ a investire nel turismo nella consapevolezza che il settore continuera’ a incrementare il PIL regionale nonostante la “crescita zero” dell’economia nazionale. Dopo il potenziamento dei voli e le convenzioni sottoscritte con le compagnie aeree bisogna -secondo Occhiuto- valorizzare i porti esistenti a supporto degli 800 km di coste da rendere appetibili e fruibili turisticamente. Intanto la Regione ha stanziato 50 milioni destinati alla ristrutturazione di alberghi e articolazioni ricettive per migliorare la qualita’ dell’offerta turistica. Sullo sfondo, da realizzare, il Ponte sullo Stretto e l’Alta Velocita’. Questa la Calabria istituzionalmente accreditata sulla carta patinata delle guide turistiche. Speriamo bene. C’e’, pero, un’altra Calabria di cui non si parla e che non si vuole vedere e che ci consegna l’Istat con i suoi numeri impietosi e inconfutabili. La Calabria, per reddito pro-capite, e’ l’ultima Regione in ordine decrescente. Semplificando i numeri, il reddito pro-capite nelle regioni del nord e’ 3 volte quello della Calabria, ovvero circa 60 mila euro a fronte dei circa 20 mila della Calabria. La meta’ rispetto al Lazio, circa 40 mila. Si aggiunga a questo dato l’indice di poverta’ che fa della Calabria la Regione piu’ povera ed ecco la Calabria che non si vuole vedere e di cui, a livello politico, nessuno parla. Al riguardo, sui numeri dell’Istat, non si registrano dichiarazioni ne’ di parlamentari, ne’ di assessori e consiglieri regionali, ne’ di leader politici, nazionali e regionali, alle prese con scadenze elettorali, candidature, alleanze e conseguenti spartizioni di potere. Si dira’ che sono problemi antichi, irrisolvibili senza l’intervento dei governi nazionali, che il reddito pro-capite dipende dalla ricchezza prodotta e, quindi, dagli investimenti che non arrivano, dalle infrastrutture che mancano e dal lavoro che non c’e’. Ci puo’ stare. Ma la vergogna e’ che nemmeno se ne parli nelle istituzioni dove sono i rappresentanti dei territori e delle relative popolazioni. La vergogna e’ della rappresentanza politica ai vari livelli. Ci concediamo il dubbio, per carità di patria, che “lor signori” non ne siano nemmeno a conoscenza. Il che sarebbe peggio. E qui sta il dramma della Calabria.