RASSEGNA STAMPA – LA FREGATURA DEL SUPER BONUS CHE HA FAVORITO PRIME E SECONDE CASE DI SOGGETTI BENESTANTI E IMMOBILIARISTI ED ORA PENALIZZA I SOGGETTI DEBOLI E I CONDOMINI DIGNITOSI MA DI MODESTO VALORE DI MERCATO…

Estratto dell’articolo di Giovanni Parente e Giuseppe Latour per “Il Sole 24 Ore”

La tagliola della cessione dei crediti si sta rapidamente trasformando in una trappola per almeno 15mila condomini in tutta Italia. Il decreto 39/2024, in vigore dal 30 marzo, rischia di mandare all’aria calcoli già effettuati e delibere già approvate senza avviare i lavori. Allargando la platea degli esodati del superbonus. Finora, infatti, moltissimi contribuenti davano per scontata la strada della cessione. Fuori dalle definizioni tecniche, significava sfruttare gli anticipi di liquidità messi a disposizione dallo Stato, attraverso la formula del credito di imposta ceduto o scontato nelle fatture dei lavori. Ora tutto questo non ci sarà più, e il carico di questi interventi dovrà essere sopportato direttamente dai soli condomini, che avranno la detrazione ma dovranno mettere la liquidità iniziale di tasca propria. […] una prima stima arriva dall’analisi dei dati Enea, che mensilmente rilevano l’andamento degli investimenti di super ecobonus. I lavori più colpiti saranno quelli nelle fasi di avvio. Guardando i trend delle asseverazioni da fine 2022 in poi, siamo nell’ordine di oltre 5mila cantieri condominiali attivati al mese. Così, ipotizzando problemi con la cessione per molti di quelli che sono partiti nel corso del 2024 (molti dei quali grazie a vecchie Cilas che davano diritto ancora alla cessione), in tre mesi la platea dei cantieri a rischio abbraccia circa 15mila condomini. Potrebbero in larga parte avere difficoltà, a meno che non abbiano già pagato una quota dei lavori già realizzati. Un primo scenario problematico per tutti questi edifici, già emerso nei giorni scorsi (si veda «Il Sole 24 Ore» del 30 marzo), riguarda chi ha avviato i cantieri, sulla base di una Cilas presentata entro il 16 febbraio 2023, ma non ha ancora raggiunto il Sal del 30%, previsto dalla legge per la cessione. Questi soggetti, di norma, non hanno ancora effettuato pagamenti, con le relative fatture, e quindi dopo il decreto 39/2024 perderanno la cessione del credito. Ma non è il solo caso che si sta presentando in questi giorni. Anche i condomini che hanno deliberato i lavori, firmato un contratto con un’impresa e versato un acconto, senza però effettuare opere fatturate in cantiere, si trovano ora a dover rinunciare improvvisamente alla cessione del credito o allo sconto in fattura. Si tratta di una situazione piuttosto frequente, adesso che la detrazione del superbonus è al 70% e, quindi, una quota dei lavori è necessariamente a carico dei condomini. Questa quota, nella pratica degli accordi contrattuali, si traduce spesso in un anticipo per le imprese. Anche in questo scenario bisognerà rifare i calcoli in corsa, affrontando problemi giganteschi. Consideriamo che si parte da una situazione nella quale, fino a pochi giorni fa, i condomini contavano, per la loro ristrutturazione, di pagare un cifra contenuta, grazie ad esempio allo sconto in fattura trasferito direttamente all’impresa. Adesso, questo strumento non sarà più disponibile e, a lavori iniziati, i condomini si troveranno a mettere di tasca propria i soldi necessari a far avanzare le opere, potendo poi contare sul recupero in dichiarazione. Le difficoltà sono evidenti, perché non è detto che tutti abbiano a disposizione i soldi necessari. Le delibere condominiali, d’altronde, sono state approvate sulla base di un piano finanziario costruito su presupposti totalmente diversi, nel quale cioè molti pagamenti transitavano dallo sconto in fattura. In concreto, è più che verosimile che i lavori si blocchino, almeno per un periodo o, nelle situazioni peggiori, per sempre. […]