Estratto dell’articolo di Alessandro De Angelis per “La Stampa”
Paolo Cirino Pomicino, che per un periodo ne fu mentore, la fotografò così: «Daniela non è appassionata di politica, ma di potere». Se il metro […] è la sua capacità di incassare, resistere con furbizia, sfoggiarlo (il potere) come un cappello da cow boy a dispetto della sobrietà e financo della coerenza – per molto meno lei chiese le dimissioni di una trentina di avversari politici – meriterebbe la lode. Gli altri, costretti a difenderla cincischiando di garantismo, una clamorosa insufficienza. Proprio così: per Giorgia Meloni è stato più facile emanciparsi da Trump e da Putin che da Ignazio La Russa. La storia è tutta qui, nel potere di condizionamento della tribù (La Russa-Santanché), consolidatosi nell’intreccio di politica, salotti, Milano festaiola e Parlamento, Visibilia e partito lombardo, cogestito o meglio gestito dall’una per conto dell’altro. Mica male, come rottura narrativa: l’underdog del «non sono ricattabile» tentenna sul lusso che non vuole essere processato. In fondo, era prevedibile già prima delle inchieste che in quella vita fatta di eccessi ci fossero pasticci su cassa integrazione e ristori, fornitori e dipendenti malpagati. E forse era anche prevedibile che fosse quantomeno sospetto l’acquisto e la rivendita in un’ora con guadagno da un milione di euro della villa del sociologo Francesco Alberoni. L’atto l’hanno firmato, a proposito di sodalizi, da una parte la moglie del presidente del Senato, Laura De Cicco, dall’altra il compagno e socio in affari di Santanché, Dimitri Kunz. C’è da chiedersi che c’azzecchi con gli stilemi pauperisti della destra italiana, e col racconto che essa fa di sé e della sua mitologia delle origini, questo personaggio modaiolo che ha gestito se stesso col talento di un influencer quando gli attuali influencer bevevano ancora il latte. Occhialoni e foto sulle battigie, Cortina e Twiga, il regno della Pitonessa dove uomini e donne sono tutti pitonizzati. […] le spiagge […] Sono la sua fissazione. Quelle organizzate, ovviamente: tendaggi e financo televisori sotto l’ombrellone. Non quelle libere, sinonimo di disordine e degrado. Peccato che da ministro se ne sia occupata assai poco e non per una questione di conflitto di interessi. Le azioni del Twiga le ha cedute, ma al compagno Dimitri Kunz, che assomiglia al Ridge di Beautiful e al grande amico e socio Flavio Briatore, ma la delega l’ha mantenuta. Spetterebbe al governo […] stabilire i criteri per la messa a bando delle concessioni. E invece si continua a prendere tempo. […] L’Enit poi (l’Ente nazionale per il turismo), trasformato in spa, è rimasto il carrozzone di sempre. Dovevano andarci Alberto Tomba o Briatore, è stato riempito di Carneadi. Agli annali, si fa per dire, non resta che Open to meraviglia, la campagna, tanto costosa quanto kitsch, con la Venere del Botticelli che pare un incrocio tra Barbie e Chiara Ferragni. Non proprio un successo. Giorgio Gaber diceva di temere più che «il Berlusconi in sé, il Berlusconi in me» […]. La Santanché «in me», parimenti, è un po’questo per la destra che fu missina: frustrazione e vizio. È il ristorante costoso dove se vai, a prescindere dal come si mangia, significa che hai dimenticato i sapori della miseria, senza bisogno di imparare il Galateo. È il tacco 12 sui marmi del Transatlantico, il dito alzato ai manifestanti e via col Suv verso il Billionaire. Perfetta per il «me ne frego» dei barbari che […] stappano lo champagne a sciabolate come i russi in Costa Smeralda. Disse una volta, e davvero disse tutto: «Mi criticano, ma quei sepolcri imbiancati nei miei locali ci sono venuti tutti, a Milano, Forte dei Marmi e anche Montecarlo». Forse si spiega così anche la frequentazione con Giorgia Meloni, con cui condivide la passione del burraco. Ci andava pure lei al Twiga, immortalata dai paparazzi con l’ex first gentleman Andrea Giambruno, un vero habitué del posto. Secondo solo a La Russa, che ci è tornato a farsi immortalare anche Pasqua (messaggio neanche tanto velato in direzione Parlamento). Ci sa fare lei con i capi, avvolti e poi abbandonati […]: Fini mollato per Storace, poi a sua volta mollato per Fini, a sua volta mollato per Berlusconi, un «genio», che prima però era prima stato mollato anche lui («vede le donne solo orizzontali»). Memorabili le immagini con Francesca Pascale mentre fanno jogging in Costa Smeralda. Se va in tv è una tigre, difende l’indifendibile con energia anche urticante. Ha costretto la maggioranza a difenderla. La Pitonessa non viene mai abbandonata, semmai abbandona.