RASSEGNA STAMPA – I CONTI DEL GOVERNO BALLANO E SI TAGLIANO 250 MILIONI AI COMUNI.

IL PROVVEDIMENTO E’ PREVISTO NELLA LEGGE DI BILANCIO MA I SINDACI, DI DESTRA E DI SINISTRA, PROTESTANO. I TAGLI VANNO A INTERESSARE I NIDI E LE CASE DI COMUNITA’ CHE, REALIZZATI COL PNRR, NON POTRANNO FUNZIONARE SENZA IL PERSONALE NECESSARIO. COSI IL TAGLIO DEL GOVERNO DIVENTA PUNITIVO PER I SINDACI CHE HANNO GIA’ REALIZZATO LE STRUTTURE.IL MINISTRO FITTO, TEMENDO UN CONTRACCOLPO ELETTORALE, INVITA I SINDACI A UN TAVOLO DI CONFRONTO.

Estratto dell’articolo di Federico Capurso e Luca Monticelli per “la Stampa”

Assediato dagli amministratori locali e alle prese con la rivolta dei sindaci di centrodestra, il governo vorrebbe tenere una linea soft sui tagli a Comuni e Province. Il ministro Raffaele Fitto, fedelissimo della premier Giorgia Meloni, annuncia un tavolo di confronto per evitare un nuovo boomerang in piena campagna elettorale per le europee, dopo l’autogoal del redditometro. Ma il titolare dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha firmato la bozza di decreto che ripartisce i tagli agli enti locali, tiene il punto. La linea di Giorgetti è chiara: la spending review è stata votata con la legge di bilancio dello scorso anno e non penalizza nessuno, si sta chiedendo un sacrificio a chi ha ricevuto di più con il Pnrr. […]  Fitto, che spinge per un approccio più dialogante, comunque ricorda ai sindaci che il contributo richiesto «esclude» le spese per le politiche sociali e gli asili nido. In effetti, questo impegno è scritto nella legge di bilancio approvata sei mesi fa, ma quel che lamentano gli enti locali è che il taglio della spesa corrente si riflette inevitabilmente anche sui soldi che servono per mandare avanti proprio gli asili realizzati con i fondi del Pnrr. La manovra del 2023 aveva stabilito un taglio agli enti locali di 250 milioni di euro l’anno dal 2024 al 2028, pari a 1,25 miliardi complessivi. Il risparmio è calcolato per il 50% sulla spesa corrente e per il restante 50% «in proporzione ai contributi assegnati a ciascun ente a valere sulle risorse del Pnrr». Dei 6 miliardi che si sono aggiudicati i sindaci, oltre 3 miliardi di euro riguardano gli asili nido, 2 miliardi le periferie e 900 milioni i piani urbani integrati. Fitto assicura che si aprirà un confronto perché «la situazione non è uguale per tutti i Comuni, se ce ne sono alcuni che hanno avuto un maggior beneficio, ce ne sono altri che di benefici ne hanno avuti meno. Il nostro compito sarà far quadrare i conti». Tuttavia, se sarà possibile almeno limare il decreto come lascia intendere Fitto, dipenderà da Giorgetti, che però sembra non voler far sconti sulla sostenibilità dei conti e la spending review. I sindaci di centrodestra interpellati da La Stampa sono già sulle barricate. Mario Conte, primo cittadino leghista di Treviso, va all’attacco: «Così com’è stato impostato, il decreto non può in alcun modo andare avanti. Da Roma hanno fatto pressing sui Comuni, chiedendoci di essere pronti e veloci nella presentazione dei progetti legati al Pnrr, qui in Veneto abbiamo risposto con un lavoro incredibile e il premio è il taglio della spesa corrente. Questo non è accettabile. È il contrario della meritocrazia». Secondo Conte, «quanto abbiamo preso dai fondi del Pnrr non deve avere niente a che fare con i tagli eventuali delle spese. Devono essere altri i parametri di riferimento. Questa proposta è insostenibile». […]