(nella foto omicidio di Giacomo Matteotti)
UCCISO PER ORDINE DI MUSSOLINI CHE SPAVALDAMENTE SE NE ASSUNSE LA RESPONSABILITA’. ALLA CERIMONIA INSIEME A MATTARELLA E AL PRESIDENTE DEL SENATO E’ INTERVENUTA ANCHE GIORGIA MELONI CHE NON HA AVUTO ESITAZIONI A RICONOSCERE CHE MATTEOTTI FU UCCISO DA “SQUADRISTI FASCISTI”. NESSUN ACCENNO ALLE RESPONSABILITA’ DI MUSSOLINI E ALLE RAGIONI POLITICHE CHE SPINSERO ALL’ASSASSINIO DEL PARLAMENTARE SOCIALISTA. SAREBBE STATO TROPPO. BISOGNA ACCONTENTARSI DELL’AMMISSIONE CHE ERANO “SQUADRISTI FASCISTI”. UN PASSO AVANTI ANCORA MOLTO LONTANO DAL RICONOSCERSI DICHIARATAMENTE NELLA COSTITUZIONE NATA DALL’ANTIFASCISMO.
Marco Lillo per il Fatto Quotidiano – Estratti
A noi solo un compito esserne degni”, disse Turati riferendosi al martirio di Matteotti. Ecco, per dirla dritta la commemorazione di ieri alla Camera è stata indegna. A partire dalla frase di Giorgia Meloni, scambiata per una grande novità. Non c’era bisogno di cento anni di studi per sentir dire che Matteotti è stato “ucciso da squadristi fascisti per le sue idee”. Questa frase l’avrebbe sottoscritta pure Mussolini dopo il processo farsa di Chieti. I killer erano squadristi fascisti. Il punto è che facevano parte della Ceka. E non è un caso se in tanti discorsi (il presidente della camera Fontana, l’ex presidente Violante, lo storico Emilio Gentile e Bruno Vespa) nessuno abbia spiegato il ruolo della polizia segreta creata da Mussolini e capeggiata da due suoi sgherri. Si voleva evitare il vero tema: il mandante e il movente dell’omicidio. Secondo la dottrina storica più seria e documentata, Matteotti è stato ucciso dalla sua Polizia segreta perché il mandante era Benito. Il movente secondo alcuni era politico, cioé l’affer mazione della dittatura, secondo altri era affaristico: Mussolini voleva morto Matteotti prima che denunciasse una storia di tangenti petrolifere che coinvolgeva i vertici del fascismo. La celebrazione è stata indegna di Matteotti perché nessuno ha trattato questi temi tabù con profondità. (…) Tutta la celebrazione di ieri è stata centrata sul discorso del 30 maggio 1924. Qualcuno ha fatto intendere che sia il movente. Nessuno ha detto che le ricerche dello storico Mauro Canali (non a caso mai citato) dimostrano il contrario: i killer arrivarono a Roma una settimana prima. Il movente non può essere quello anche se piace a tutti i politici. Alla fine il clima ipocrita della celebrazione ci rende simpatici i due studenti che si sono addormentati in tribuna. Uno si è svegliato solo quando il compagno – per evitare foto o reprimende – lo ha preso a gomitate. Forse il suo sonno critico era più degno di Matteotti di tanti discorsi. Degnissimo di Matteotti ieri è stato Alessandro Preziosi. La sua interpretazione magistrale del discorso del 30 maggio ha fatto rivivere il leader socialista sul suo scranno. E vedere Meloni e La Russa ascoltare quel Matteotti risuscitato denunciare una a una le violenze del fascismo è stata una scena indimenticabile. Immaginare Matteotti gridare quelle denunce nel 1924 davanti a quel Parlamento è stata una formidabile cartina di tornasole dello scarso coraggio di chi ieri aveva parlato prima di lui.