APPROVATA DAI PARTITI DI GOVERNO. IL PRESIDENTE DELLA CAMPANIA DE LUCA AVEVA GIA’ INCARICATO L’UFFICIO LEGISLATIVO DI ESAMINARE IL QUADRO GIURIDICO DELLA LEGGE PER PREDISPORRE RICORSO ALLA CORTE COSTITUZIONALE. ANCHE IL GOVERNATORE DELLA PUGLIA E’ PRONTO AD AFFIANCARLO. MANCA PER IL MOMENTO UNA RISPOSTA NON RILEVATA DELLE POPOLAZIONI MERIDIONALI. NON C’E’ ANCORA SUFFICIENTE CONSAPEVOLEZZA DEI PREZZI CHE IL SUD SARÀ CHIAMATO A PAGARE SOPRATTUTTO PER SANITA’, ISTRUZIONE, WELFARE PER ANZIANI E BISOGNOSI, SISTEMA DEI TRASPORTI E DELLE COMUNICAZIONI. DA QUESTA CONSAPEVOLEZZA POTRANNO NASCERE FORME DI PROTESTA PACIFICHE E NON VIOLENTE SOTTRATTE ALLE MEDIAZIONI E AI COMPROMESSI DELLA POLITICA. NECESSITA UN COLPO DI QUELLA FANTASIA CHE NELLA STORIA DELLE “ITALICHE ETNIE ” HA DATO LUSTRO E PRESTIGIO ALLA CREATIVITA’ GENIALE DELLE GENTI DEL SUD.
1. DE LUCA PREPARA IL RICORSO ALLA CONSULTA
Estratto dell’articolo di Dario Del Porto per “la Repubblica”
Da una parte il referendum, dall’altra il ricorso alla Consulta. Il presidente della Campania Vincenzo De Luca prepara una “manovra a tenaglia” contro la legge sull’Autonomia differenziata […]
[…] Mentre i leader dell’opposizione portano avanti la raccolta di firme per chiedere l’abrogazione della normativa attraverso la consultazione popolare, De Luca ha incaricato l’ufficio legislativo della Regione di preparare l’impugnazione davanti alla Corte Costituzionale.
Già da un mese […] gli esperti avevano iniziato a studiare il quadro giuridico della riforma. Ora è tutto pronto. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale e l’entrata in vigore della legge, da Napoli partirà il ricorso alla Consulta.
2. EMILIANO, ‘PUGLIA VALUTA RICORSO CONTRO L’AUTONOMIA’
(ANSA) – “La Regione Puglia con i suoi uffici sta valutando con grande attenzione ogni possibilità, compresa l’impugnazione davanti alla Corte costituzionale in via diretta della legge Calderoli che, come noto, per le Regioni è possibile solo per violazioni della sfera di competenza regionale. In questo momento l’unione fa la forza e quindi condivideremo tutte le iniziative che proporranno le altre regioni e che vanno nella stessa direzione”. Lo ha detto all’ANSA il governatore pugliese Michele Emiliano, a proposito del ricorso alla Consulta che sta preparando il governatore campano De Luca e la possibilità che la Puglia possa sostenerlo.
2. EMILIANO “INIZIA LA SECESSIONE MITE AVREMO UNO STATO CONFLITTUALE”
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”
Presidente Michele Emiliano, governatore della Puglia, lei aveva detto: l’Autonomia differenziata è uno scambio politico. Una contropartita per il presidenzialismo. È ancora convinto sia così?
«Sì e oggi lo sono ancora di più viste le tempistiche di approvazione dei due provvedimenti: tra FdI e Lega è in atto un accordo politico scellerato che prevede questo tipo di scambio».
Perché ritiene la riforma pericolosa per il Paese?
«Perché mina il principio di unità e indivisibilità della Repubblica[…] e trasforma radicalmente la forma di Stato in un modello competitivo e conflittuale, in cui ogni sorta di dumping diventerà regola. Pochi si sono accorti che a valle di questo processo, le Regioni, senza il controllo dello Stato, potranno disporre solamente con una legge regionale «intese tra loro per migliorare l’esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni», come recita l’articolo 117 della Carta. Questo prelude alla costituzione di macroregioni di fatto. Siamo di fronte all’inizio di una sorta di secessione mite di cui non tutti hanno piena consapevolezza. Questa legge pone le basi per la sistematica violazione del principio di uguaglianza tra enti e tra cittadini. Queste violazioni costituzionali impatterrano sulle aree più depresse del nostro Paese».
Cosa rischia il Mezzogiorno? […]
«La riforma definisce solo l’individuazione dei LEP e non anche il finanziamento degli stessi. Ma il vero problema è la devoluzione immediata delle materie che non hanno LEP; si tratta di 9 materie con 181 funzioni che incidono in maniera profonda nell’organizzazione amministrativa. Per queste materie si cristallizza la spesa storica che al sud è di gran lunga inferiore a quella del nord. A questo quadro desolante si aggiunge la norma della legge che prevede la possibilità che le regioni trattengano parte della fiscalità generale oggi di spettanza dello Stato centrale. E il 40% per cento del gettito fiscale nazionale sta solo nelle tre Regioni del nord che chiedono l’autonomia. Venuto meno il principio solidaristico che i più ricchi aiutano i più poveri attraverso la fiscalità nazionale, viene meno l’Unità della Nazione».
Il suo collega Zaia dice: finalmente il Sud dovrà spendere meglio i fondi pubblici che vengono messi loro a disposizione. È d’accordo?
«Questa storia della responsabilizzazione degli amministratori del Sud è una vera bufala. Ci sono centinaia di amministratori […] che spendono anche meglio del nord. Il vero tema è che un amministratore del Mezzogiorno deve garantire le stesse prestazioni di un suo collega del Nord avendo trasferimenti inferiori, non si tratta quindi di essere più responsabili, ma di essere doppiamente virtuosi nel dover affrontare le stesse questioni complesse con risorse inferiori». […]