RASSEGNA STAMPA – SALVO SORPRESE DELL’ULTIMA ORA

CI SAREBBE L’ACCORDO DELLA MAGGIORANZA USCENTE PER CONFERMARE URSULA VON DER LEYEN ALLA GUIDA DELLA COMMISSIONE SUPERANDO LE RISERVE SUGLI EQUILIBRI INTERNI ALLA MAGGIORANZA. RESTA L’INCOGNITA SUL RUOLO DELL’ITALIA E DELLA MELONI MA E’ MOLTO ACCREDITATA LA VOCE CHE UN VOTO DI GARANZIA CONTRO I FRANCHI TIRATORI NON VERRÀ RIFIUTATO.

FONTI, PRONTO L’ACCORDO AL VERTICE UE SUI TOP JOBS

(ANSA) – Il “pacchetto” von der Leyen alla Commissione, Costa al Consiglio europeo e Kallas come Alto rappresentante, “è stabile” e “non ci sono altri nomi” in vista dell’accordo atteso al prossimo vertice Ue di giovedì e venerdì. Lo sottolineano varie fonti diplomatiche a margine del Consiglio Affari Generali in corso in Lussemburgo

MEDIA, ‘VON DER LEYEN NEGOZIERÀ DIRETTAMENTE CON MELONI’ 

(ANSA) – Ursula von der Leyen negozierà direttamente con Giorgia Meloni per la futura maggioranza Ue, non in quanto leader dei Conservatori Ue ma in qualità di premier italiana, per decidere quale sarà il portafoglio riservato all’Italia nella prossima Commissione europea. E’ quanto rendono noto diversi media internazionali dopo l’accordo emerso sui top jobs Ue tra Popolari, Socialisti e Liberali. Secondo quanto appreso dalla Faz, nel pomeriggio i negoziatori del Ppe dovrebbero avere un colloquio con la Meloni per informarla.

FONTI, ‘PPE RINUNCIA A STAFFETTA AL CONSIGLIO EUROPEO’
(ANSA) 
– L’accordo di principio raggiunto tra Popolari, Socialisti e Liberali per i nuovi vertici Ue prevede che il portoghese Antonio Costa sia nominato alla guida del Consiglio europeo per un periodo iniziale di due anni e mezzo – come previsto dai trattati – e spetterà poi ai leader, come prassi, decidere in un secondo momento se prorogare la sua presidenza per i restanti due anni e mezzo di mandato. E’ quanto si apprende da fonti diplomatiche. L’intesa si allontana così dalla richiesta avanzata nei giorni scorsi dal Ppe di una staffetta automatica al vertice del Consiglio dopo i primi 2 anni e mezzo.

TUTTI CONTRO TUTTI RISCHIO STALLO SULLE NOMINE ULTIMO SCONTRO PPE-PSE “TRA NOI MANCA FIDUCIA”

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

«Chi ci dice che in Parlamento tutti saranno leali? Chi ci assicura stavolta che Ursula von der Leyen sarà eletta? Chi ci garantisce che i socialisti non avranno defezioni?». Un esponente del Ppe che segue da vicino il negoziato in corso per le nomine europee descrive così la situazione in vista del Consiglio europeo di giovedì prossimo. In un quadro di potenziale collasso del sistema politico europeo, nessuno si fida. Perchè la confusione riguarda tutti. Anche la destra sovranista che appariva in avanzata e che ora si ritrova a fare i conti con le dissidenze interne esplosive. Ma è soprattutto il tradizionale dialogo tra socialisti e popolari a presentare delle incrinature. «Per la prima volta nella nostra storia – racconta ancora – non c’è fiducia reciproca. E nella sfiducia tutti giocano una partita diversa, anche con ambizioni personali». Sul tavolo, allora, c’è una variabile essenziale […]. Giovedì e venerdì prossimo il Consiglio europeo dovrà eleggere il suo nuovo presidente e designare la presidenza della Commissione. Ma mentre la prima carica ha bisogno solo della maggioranza dei governi (il 55% degli aventi diritto che rappresentano almeno il 65 per centro della popolazione europea), la seconda deve essere confermata a scrutinio segreto dal Parlamento europeo. I “negoziatori” del Ppe allora hanno iniziato a dire ai socialisti: se noi rispettiamo l’accordo in Consiglio e voi non controllate i vostri nell’Eurocamera, poi ci ritroviamo Antonio Costa presidente del consiglio europeo ma non Von der Leyen alla guida dell’esecutivo Ue. Per questo adesso insistono sull’idea di affidare al candidato socialista, l’ex premier portoghese, solo la prima metà del mandato. E poi confermare la seconda solo se il patto su Ursula tiene a Strasburgo.Una linea che il Pse al momento non accetta. Per due motivi. Il primo: se la premessa è che non si mettono in discussione i nomi che presentiamo, allora voi non potete porre veti su Costa come noi non li mettiamo sulla vostra “Spitzenkandidatin”. E come è sempre stato la presidenza del consiglio europeo ha una durata quinquennale. Il secondo: chi ci garantisce che i franchi tiratori contro Von der Leyen non siano invece i vostri? I nodi dunque si stringono intorno a questi interrogativi che si basano su un contesto irregolare rispetto al passato. Anche nel Ppe, infatti, si stanno intersecando tattiche diverse e individuali. La linea Weber (presidente del partito)-Tajani (vicepresidente) spinge verso un dialogo con la destra di Ecr, quindi con Giorgia Meloni. Il principale “negoziatore” popolare, il primo ministro polacco Tusk, vuole conservare il rapporto con i socialisti sapendo che qualsiasi sbandata a destra costringerebbe gli oltre 130 europarlamentari S&D a votare contro von der Leyen. Anzi, il sospetto è che nel partito più importante del Ppe, la Cdu tedesca, sia in corso un lotta per far saltare proprio il bis di Ursula. E che il vicepresidente del consiglio italiano faccia nello stesso tempo di tutto per tenere aperta una porta alla sua premier. E magari mettere successivamente sul tavolo le sue “personali” carte. Non solo. L’ulteriore elemento di instabilità si trova proprio a destra. L’eventuale sponda di Ecr comincia a essere più problematica. Nell’arcipelago sovranista sta succedendo di tutto. Sembra una polveriera pronta a esplodere. Basti pensare che persino il forte partito polacco Pis (20 eletti) sta valutando di lasciare il gruppo Ecr. […]