RASSEGNA STAMPA – AL CENTRODESTRA DI GOVERNO NON VA GIU’ LA RISPOSTA DELLE URNE AL VOTO AMMINISTRATIVO.

SE LA PRENDE COL BALLOTTAGGIO CHE FAVORISCE IL CENTROSINISTRA. INSOMMA, COME CON IL PREMIERATO, PER VINCERE BISOGNA CAMBIARE LE REGOLE. PESA QUEL 6 A ZERO CON I CAPOLUOGHI AL PD E LA MELONI CERCA DI SPIEGARLO LAMENTANDO UN “CLIMA DA GUERRA CIVILE” E L’EVOCAZIONE DI “MUSSOLINI A PIAZZALE LORETO” DA PARTE DI UNO SCIAGURATO CHE NON SA DI CHE COSA PARLA. PER LA MELONI E’ UN MOMENTO DIFFICILE SIA PER COME LA TRATTANO A BRUXELLES SIA PER LA DELUSIONE CHE AL VOTO AMMINISTRATIVO NON C’E’ STATO L’EFFETTO “GIORGIA” DEL VOTO EUROPEO.

Lorenzo De Cicco per repubblica.it – Estratti

A destra c’è grande fretta: le regole dei ballottaggi vanno cambiate. A stretto giro. Dalla Lega, a FI, a FdI, tutta la narrazione intorno alla sconfitta alle ultime amministrative, ruota attorno a questa tesi: colpa del doppio turno. Versione ingentilita con la teoria che il ballottaggio abbassi ancora l’asticella dell’affluenza (ma è quasi fisiologico: al primo turno ci sono centinaia di candidati consiglieri, trainati dalle preferenze). L’intesa di massima, fra i 3 soci di maggioranza, di fatto c’è già. Tocca solo trovare il “veicolo” legislativo buono per il blitz.

La Lega è in pressing (…) Dentro al partito di Salvini, c’è chi spinge per porre la questione in Cdm il prima possibile. Addirittura entro l’estate. «Per evitare – riferiva ieri in Transatlantico un big di via Bellerio – che si proceda con le elezioni provinciali di secondo livello, che poi andrebbero annullate». Nella Lega, c’è chi vorrebbe un decreto subito, prima della pausa estiva delle Camere. In modo da convertire il testo per fine settembre.

Anche FI non sembra più avere riserve sul punto. Lo hanno fatto capire ieri due big come Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato, e Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera. «È legittimo riflettere sul tema, in Sicilia e nel Friuli hanno cambiato la legge elettorale da tempo». Proprio il modello isolano è quello che fa breccia a destra: perché per evitare il ballottaggio, storicamente favorevole al centrosinistra, basta scavallare il 40% al primo giro.

Anche per la Lega lo schema deve essere quello: «Si potrebbe partire dal modello di legge elettorale in uso in Sicilia per le comunali», insisteva ieri mattina alla Camera il deputato salviniano Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa di Montecitorio. I governatori leghisti del Nord sono già schierati: «Il meccanismo è da rivedere, alimenta la disaffezione», incalza il presidente della Lombardia, Attilio Fontana.

Dentro FdI, che per primo ha rilanciato il tema, a urne appena chiuse, col presidente del Senato, Ignazio La Russa, per ora provano a stemperare un po’ i toni. Anche se la linea è stata confermata dal braccio destro di Giorgia Meloni nel partito, Giovanni Donzelli.

(…) Anche se tra i Fratelli serpeggia un sospetto: che la Lega possa approfittarne per infilare nel decreto il terzo mandato, questione che Meloni considera invece chiusa.

L’opposizione intanto prepara le «barricate», per dirla col dem Alessandro Alfieri, piuttosto preoccupato, insieme ai colleghi Dario Parrini, Francesco Boccia e Alessandro Zan. Anche Avs e Azione temono un intervento scomposto della maggioranza. Per la leader dei democratici, Elly Schlein, «non è che quando si perde si aboliscono le elezioni. Non si può scappare col pallone in mano».