CI VORRA’ IL SECONDO TURNO DI DOMENICA PER CAPIRE SE MACRON HA GIOCATO D’AZZARDO O HA IN MENTE UNA STRATEGIA CHE HA COME ARCO TEMPORALE IL 2027, ANNO IN CUI SCADRA’ IL SUO MANDATO E A SUCCEDERGLI SAREBBE DESTINATA MARINE LE PEN. I NUMERI DICONO CHE LA LE PEN CONFERMA LA PERCENTUALE DI CONSENSI DELLE EUROPEE (34), IL FRONTE POPOLARE CONQUISTA IL 28 E IL PARTITO DI MACRON PASSA DAL 14 DELLE EUROPEE AL 22 DEL PRIMO TURNO. PARE CI SIA GIA’ L’ACCORDO DI “DESISTENZA” FRA MACRON E MELANCHON DEL FRONTE POPOLARE. AL SECONDO TURNO, RECIPROCAMENTE, CHI E’ IN TERZA POSIZIONE DESISTE IN FAVORE DEL SECONDO. IN PRATICA TUTTE LE FORZE DEMOCRATICHE DOVRANNO FARE MURO CONTRO L’AVANZATA DELLA DESTRA DI MARINE LE PEN. SE DOVESSE ANDARE AL GOVERNO IL PARTITO DELLA LE PEN MACRON E’ CONVINTO CHE I FRANCESI NE SCOPRIREBBERO, A LORO SPESE, L’INADEGUATEZZA A GOVERNARE LA FRANCIA.
MACRON SCONFITTO: DIMEZZA I SEGGI L’AZZARDO FINALE PER RESTARE IN SELLA
Estratto dell’articolo di Anais Ginori per “la Repubblica”
A chi gli ha parlato nelle ultime ore, non ha dato segni di essersi pentito. Anche se la sua scommessa si è rivelata perdente, e tra una settimana potrebbe avere meno della metà dei suoi attuali deputati mentre l’estrema destra rincorre la maggioranza assoluta, Emmanuel Macron continua a mostrarsi convinto di aver fatto la scelta giusta nell’indire elezioni politiche anticipate. «Una delle decisioni più difficili che ho preso», aveva confidato a proposito del suo annuncio a sorpresa del 9 giugno. All’ora di pranzo, il capo dello Stato appare con la moglie Brigitte al Touquet, la località balneare a Nord di Parigi dove ha la casa di famiglia. «Grazie a tutti coloro che consentono lo svolgimento regolare delle elezioni, fate vivere la democrazia », twitta Macron. Qualche selfie, un piccolo bagno di folla, prima di ripartire verso la capitale. «Quando si ridà la parola al popolo non si sbaglia mai», ripetono nel suo entourage. «C’era un ascesso nel Paese e bisognava farlo scoppiare », chiosa il centrista François Bayrou […]. […] Il vertice convocato nel palazzo presidenziale dura appena un’ora. Non c’è tempo per rallegrarsi per la timida ripresa della lista Ensemble della maggioranza, arrivata al 22 per cento rispetto al misero 14,5 delle europee. Bisogna evitare in extremis a una coabitazione con un governo di estrema destra. C’è da definire una strategia ora che il duello che si annuncia nelle urne domenica prossima sarà soprattutto tra candidati dell’estrema destra e quelli del Nouveau Front Populaire. Un dilemma che i macronisti hanno rifiutato fino all’ultimo, credendo o mostrando di credere che potevano essere loro nella posizione di sfidanti. Alle 20 Macron fa diramare un comunicato per indicare la linea. «È giunto il momento di un grande blocco chiaramente democratico e repubblicano per il secondo turno», dice il capo dello Stato che si congratula per la prova democratica di ieri. «L’elevata partecipazione al primo turno testimonia l’importanza di questo voto per tutti i nostri compatrioti e il desiderio di chiarire la situazione politica che ci obbliga a scegliere». È tempo di scelte, appunto. «Neppure un voto deve andare al Rn», spiega Gabriel Attal, mandato in prima linea in questa folle campagna elettorale. Il premier uscente appare intorno alle dieci di sera, annunciando la desistenza di tutti i candidati della maggioranza uscente che saranno presenti in terza posizione al secondo turno. Attal però non indica una preferenza di voto laddove i candidati sono eliminati al primo turno, e non cita la coalizione delle sinistre Nouveau Front Populaire, di cui ha denunciato in campagna le contraddizioni e le “proposte pericolose”. Dietro le quinte, Macron invita però a trovare accordi caso per caso, includendo anche candidati della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon. È una desistenza […] che comincia a dividersi, dove molti già si proiettano nell’epoca post-Macron. «Non dirò mai di votare per un candidato della France Insoumise», spiega in diretta la ministra Aurore Bergé. All’opposto, l’ex ministro Clément Beaune, invita «a votare per il candidato antagonista al Rn qualunque esso sia». Edouard Philippe chiama a votare per la sinistra «socialdemocratica, ecologica e comunista » ma non per i candidati della France Insoumise […].
MACRON HA PERSO COL SUO GIOCO D’AZZARDO, IL FRONTE REPUBBLICANO È QUASI IMPOSSIBILE
Estratto dell’articolo di Eric Jozsef per “La Stampa”
Pochi giorni dopo aver sciolto la camera dei deputati, il 9 giugno scorso, Emmanuel Macron si era vantato di aver lanciato una «granata senza sicura» tra le gambe del sistema politica. Tempo una settimana e l’ordigno è sul punto di esplodere per consegnare la democrazia francese all’estrema destra di Marine Le Pen. […] Ieri sera, due minuti dopo le 20 e la chiusura delle cabine elettorali, l’Eliseo ha mandato un comunicato per richiamare a un fronte «chiaramente democratico e repubblicano contro il Rassemblement National» in previsione del secondo turno, domenica prossima. Il presidente, poi, ha aggiunto in serata che per bloccare Le Pen valuterà «alleanze caso per caso» anche con la France Insoumise. Eppure, fino a pochi giorni fa, il campo Macronista aveva cercato di mobilitare l’elettorato moderato mettendo quasi sullo stesso piano il «rischio delle frange estreme», quella del Rassemblement National con quella della France Insoumise, cioè la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon (alleato per le elezioni con i verdi, i comunisti e i socialisti nel Nouveau Front Populaire). Difficile, in queste condizioni, ipotizzare che la settimana prossima l’elettorato moderato preferirà votare per un candidato della sinistra piuttosto che astenersi o scegliere il candidato di Rn rimasto in lizza. Già ieri sera, una parte della destra moderata ha escluso questo scenario. L’eurodeputato neo-gollista (Les Républicains) François-Xavier Bellamy ha affermato che «il pericolo che oggi minaccia il nostro paese, è l’estrema sinistra». L’ex-primo ministro di Emmanuel Macron, Edouard Philippe, ha anche lui escluso di sostenere candidati della France Insoumise (sinistra radicale) nel caso di duello contro candidati del Rassemblement National. Da parte sua, Jean-Luc Mélenchon – come hanno fatto i suoi alleati socialisti, verdi, comunisti – ha invitato i candidati di sinistra arrivati in terza posizione a non presentarsi domenica prossima per evitare di dividersi contro Jordan Bardella: «Nessun voto, nessun seggio in più per il Rn» . Ma dietro questo appello al fronte repubblicano, Jean-Luc Mélenchon ha inviato anche messaggi di divisioni, paragonando la politica di Emmanuel Macron alle proposte del Rassemblement National e offrendosi alle telecamere con al suo fianco l’eurodeputato franco-palestinese Rima Hassan. Accusata da suoi avversari di sostenere Hamas, la giovane avvocatessa con la keffiah incarna per una buona parte dell’elettorato moderato il volto estremista e radicale della France Insoumise.[…] A risultati del primo turno noti, Emmanuel Macron dovrebbe rapidamente riprendere la parola durante l’ultima settimana di campagna elettorale. Ma dopo aver fallito nel proposito di annientare il Rassemblement National, come si era impegnato a fare all’inizio della sua avventura politica nel 2017, con un partito presidenziale che dovrebbe essere fortemente ridimensionato e deputati Renaissance che non nascondono più il loro disappunto, appare come un capo dello Stato indebolito e isolato. Nella sua decisione di sciogliere la Camera dei deputati, Emmanuel Macron pensava di riunire attorno a sé un fronte dei repubblicani per porsi come l’unico vero baluardo contro l’estrema destra e vincere di nuovo, come nel 2017 e 2022, la scommessa politica. Per questo, alla vigilia dello scioglimento e sulla base delle numerose divisioni tra la sinistra moderata e quella radicale di Jean-Luc Mélenchon, contava sull’impossibilità di queste forze di compattarsi elettoralmente nella forma del Nouveau Front Populaire. Emmanuel Macron ha perso questa partita. Il presidente si ritrova di fronte a un Paese diviso in tre schieramenti, con la possibilità molto concreta che per la prima volta, la destra e la sinistra repubblicane non riescano ad allearsi per impedire l’accesso al potere dell’estrema destra.
(ANSA) – L’esito del voto in Francia rappresenta un “verdetto senza appello”, una “aspirazione chiara” dei francesi “al cambiamento”. “L’alternanza è a portata di mano”: lo ha detto il candidato premier del Rn, Jordan Bardella, commentando i risultati del primo turno delle elezioni che segnano la vittoria del partito di estrema destra. Il ventottenne delfino di Marine Le Pen parla di “speranza senza precedenti in tutto il Paese”. “Se mi darete la fiducia” al secondo turno “sarò il primo ministro di tutti”, ha sottolineato Bardella, secondo cui il voto di domenica sarà tra i più ”determinanti di tutta la storia della Quinta Repubblica”.
Affluenza record in Francia, ha votato oltre il 65%
(ANSA) – Confermato il record di partecipazione degli elettori nel primo turno delle elezioni politiche francesi del 30 giugno e del 7 luglio. Secondo diversi istituti di sondaggi, ha votato oggi almeno il 65% degli aventi diritto, una percentuale ben al di sopra del 47,51% delle elezioni politiche del 2022.
Le Pen, stasera un risultato storico, ora la grande speranza
(ANSA) – ”Quello di questa sera è un risultato storico. Non era mai successo che decine di candidati del Rassemblement National venissero eletti già dal primo turno delle elezioni politiche. Credo anche che sia una grande speranza per milioni di francesi”: Marine Le Pen, rispondendo ai cronisti nel suo feudo di Hénin-Beaumont, nel nord della Francia, ha risposto così a chi chiedeva quale fosse il suo stato d’animo dopo la vittoria del Rassemblement National al primo turno delle elezioni presidenziali del 30 giugno e del 7 luglio.
Francia: almeno 37 deputati di Rn eletti al primo turnO
(ANSA) – Almeno 37 deputati dell’estrema destra del Rassemblement National sono stati eletti stasera al primo turno. Fra questi, la leader del partito, Marine Le Pen, e il dirigente Sébastien Chenu.
Macron, studiare alleanze ‘caso per caso’, anche con Lfi
(ANSA) – Il presidente Emmanuel Macron, in vista del secondo turno, ha chiesto di studiare ogni singolo collegio elettorale della Francia per trovare alleanze “caso per caso”, incluso con candidati della France Insoumise (Lfi), per bloccare l’avanzata del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen e Jordan Bardella: è quanto riferisce Bfmtv. Una nuova riunione strategica è stata fissata per domani mattina all’Eliseo, nel tentativo di disegnare un nuovo arco repubblicano contro il rullo compressore nazionalista che questa sera ha trionfato nel primo turno delle elezioni.
L’estrema destra vince il primo round ma ancora non basta
Estratto dell’articolo di Danilo Ceccarelli per www.lastampa.it
Erano state annunciate come delle elezioni storiche queste legislative francesi, e così è stato: dopo il primo turno, Marine Le Pen fa un importante balzo in avanti registrando un risultato mai ottenuto prima d’ora, con la conseguenza di ricompattare lo sbarramento repubblicano in uno scrutinio che ha registrato un’impennata della partecipazione. Le stime ancora provvisorie dell’Ifop ieri sera davano il Rassemblement National al 33,2% ( tra i 240 e i 270 seggi), seguito dalla sinistra riunitasi nel Nuovo Fronte popolare, al 28,1% (tra i 180 e i 200 seggi), mentre la maggioranza arrancava al 21% (tra i 60 e i 90 seggi) e i Repubblicani crollavano al 10% (tra i 30 e i 50 seggi). Il tutto, con un’affluenza schizzata al 66%, più di 18 punti in più rispetto al precedente voto del 2022, […] L’unica certezza è la débâcle di Emmanuel Macron, nonostante l’accesso al secondo turno di molti nomi di peso del suo governo, come il ministro dell’Interno Gérald Darmanin, quello degli Esteri Stéphane Séjourné o l’ex premier Elisabeth Borne. Il presidente già nel pomeriggio aveva riunito all’Eliseo i leader della sua maggioranza, prima di una lunga serata post-elettorale. La prima a prendere la parola è proprio la vincitrice, dal suo feudo di Hénin-Beaumont, nel Nord della Francia: «La democrazia ha parlato» e «il blocco macronista» è stato «praticamente cancellato», dice Le Pen, come previsto rieletta, prima che il suo delfino da Parigi le faccia eco durante la serata elettorale parigina aperta solo alla stampa: «I francesi hanno fatto nascere una speranza senza precedenti nel Paese», dice Jordan Bardella. Alle spalle dei due leader c’è solo il tricolore francese, mentre della bandiera europea nessuna traccia. Il premier Gabriel Attal prende la parola per ultimo, in tarda serata, dopo aver fatto aspettare un bel po’ i giornalisti nel cortile di Matignon, sede dell’esecutivo. «La lezione è che l’estrema destra è alle porte del potere», dice il premier, Il Rassemblement National, che secondo la sua leader ha avuto diverse decine di candidati eletti già al primo turno, ha la testa al ballottaggio di domenica prossima, nella speranza di arrivare alla maggioranza assoluta nella Camera bassa fissata a 289 deputati su 577 e imporre come promesso Bardella primo ministro in un governo di coabitazione. Un’eventualità per niente scontata. Molto dipenderà dai Repubblicani, finiti in uno psicodramma dopo che il loro presidente, Eric Ciotti, ha deciso nei giorni scorsi di allearsi con i lepenisti fratturando il suo partito, come si vede anche nelle indicazioni di voto: in quella ufficiale i neogollisti non esprimono preferenze, mentre il loro leader invita a «partecipare alla vittoria dell’intera destra». Anche Macron scioglie la sua riserva lanciando un appello ad «un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno». Un annuncio particolarmente atteso quello del capo dello Stato, che dopo aver sciolto l’Assemblea nazionale la sera delle europee ha passato tutta la breve campagna elettorale a mettere sullo stesso piano gli “estremi” della destra e della sinistra. A confermare la linea ci ha pensato il premier Attal, garantendo che «nessun voto deve andare al Rassemblement National». La decisione del presidente, però, non sembra raccogliere l’unanimità nella maggioranza. L’ex premier Edouard Philippe, fedelissimo di Macron e leader del movimento Horizons, ha dichiarato che «nessuno voto» dovrà andare al Rassemblement National o a La France Insoumise. Il barrage sembra essere più solido tra le fila della gauche. Il tribuno di quella più radicale, Jean-Luc Mélenchon, garantisce che i candidati del Nuovo Fronte popolare arrivati terzi nei “triangolari” del secondo turno (al quale accedono tutti coloro che hanno raggiunto la soglia del 12,5%) si ritireranno, mentre l’ex presidente socialista François Hollande, anche lui qualificato alla seconda tornata, ha fatto appello ad una unione di «tutti coloro che si riconoscono nei valori della Repubblica». […]