NONOSTANTE SIA NOTORIAMENTE NON ASTEMIO E LOTTI QUOTIDIANAMENTE CON LE DEVASTAZIONI PSICO-SOMATICHE DELLA VECCHIAIA CHE INCALZA, RIESCE COMUNQUE A FARE PARLARE DI SE’. E’ DOMINUS INCONTRASTATO DI UN GIORNALISMO SBOCCATO E PECORECCIO, CORRIVO ALL’INSULTO GRATUITO E IMPUNITO. IL SUO LINGUAGGIO PIACE AI FREQUENTATORI DI SALE-BILIARDO, DI ANTICAMERE DI BORDELLI, GLI STESSI DEDITI ALLE SCRITTE NEI CESSI DELLE STAZIONI E CHE OGGI IMPERVERSANO SUI SOCIAL. E’ ED E’ SEMPRE STATO UN GIORNALISTA DELLA DESTRA PADRONALE, E’ STATO ELETTO IN CONSIGLIO REGIONALE NELLA LISTA DELLA MELONI DI CUI E’ UN INGINOCCHIATO ESTIMATORE. E’ UN RAZZISTA CONVINTO E DISPREZZA I MERIDIONALI PERCHE’ NON SONO BENESTANTI ED ELEGANTI COME AL NORD. E’ UN PATETICO DONNAIOLO IN DISARMO OSSESSIONATO DA UNA NARRAZIONE “VAGINALE” DELLA DONNA. SI CONSIDERA TESTIMONE SPENTO DI UNA VIRILITA’ POSSENTE E PERVASIVA CHE AI TEMPI DEL GINNASIO LO PORTAVA A CONFRONTARSI CON COMPAGNI DI SCUOLA SU CHI “C’È L’AVEVA PIU’ LUNGO”. OGGI E’ LA CARICATURA DI SE STESSO, OSTAGGIO DEL SUO TURPILOQUIO E DEL VERBO “SCOPARE”. NELLA VITA E’ MOLTO MENO DELLA MACCHIETTA CHE ALIMENTA LE IMITAZIONI A IL SUCCESSO DI MAURIZIO CROZZA. IL SUO INSULTO ALLE CAMERIERE DI CATANZARO NON OFFENDE PERCHÉ È FRUTTO DI PREGIUDIZI MALIGNI. UN PERSONAGGIO, DUNQUE, DA RIDERE CHE FA RIDERE MA CHE NON VA PRESO SUL SERIO. TUTTO QUI.
Estratto dell’articolo di Tommaso Rodano per “il Fatto quotidiano”
A Vittorio Feltri […] è riuscita un’impresa notevole: far litigare l’ex partito di Berlusconi e l’ex quotidiano di Berlusconi. Nell’editoriale sul Giornale di domenica, Feltri si è permesso di criticare Antonio Tajani […] per “l’inciucio” su Ursula Von der Leyen e per aver “tagliato fuori” Giorgia Meloni.
I notabili forzisti – da Maurizio Gasparri in giù – si sono precipitati a contestarlo con argomenti poco urbani (“superficiale”, “distratto”, un uomo in “senile confusione”). In pratica, gli hanno dato del rincoglionito. Quando c’è da sfilarsi i guanti, Feltri è sempre felice: “Ho scritto una considerazione personale e sono stato ricoperto da una valanga di insulti. Questo la dice lunga sul livello di elaborazione intellettuale di questi signori e sui loro argomenti. Poveretti”
Gli interventi pubblici contro di lei sono molteplici. Qualcuno le ha scritto anche in privato?
No, in privato nessuno. Non li conosco, non ho rapporti con loro. Tajani ha lavorato al Giornale una trentina d’anni fa, io ero il direttore, ma non abbiamo mai avuto una frequentazione.
Com’era Tajani in redazione?
Mah. Un anonimo giornalista. Un pistola qualsiasi.
Bene. È un pistola anche da segretario?
No, gli va dato atto che dopo la morte di Berlusconi […] ha tenuto in piedi la baracca. Semplicemente non sono d’accordo su come si è comportato a Bruxelles sulla questione Von der Leyen. Può capitare, ma non capisco perché mi hanno insultato. Non gli ho mica dato del cornuto, cazzo.
L’hanno attaccata in branco.
Il più pirla di tutti è Gasparri.
Benissimo.
Ha presente Gasparri? Lui. […] Io su questa storia ho fatto un tweet, […] mi è successo di scrivere “sgagnozzi” invece che “scagnozzi”. Un semplice refuso. Lui è intervenuto per correggermi e prendermi per il culo. Complimenti, Gasparri, hai un futuro come correttore di bozze.
Barelli invece le ha attribuito “una senile confusione di idee lontana dalla realtà”.
Non so chi sia, ma questo è il loro atteggiamento: fanno razzismo sui vecchi. È molto ironico: il loro leader se lo sono tenuto fino alla veneranda età di 86 anni e nessuno ha mai osato dirgli nulla. Giustamente, perché li avrebbe cacciati a calci nel culo.
Mi pare che il suo direttore, Alessandro Sallusti, abbia preso felpatamente le distanze dal suo editoriale.
Eh vabbè, Sallusti lo conosciamo. Non è certo un cuor di leone. Faccia quello che vuole, io me ne sbatto i coglioni. Non ho problemi ad addormentarmi la notte se qualcuno si lamenta di quello che scrivo. E non ho nessuna stima di questi politichetti del cazzo.
[…] Da giornalista eclettico, si è esercitato anche sulle gambe non depilate di Carola Rackete.
Ma sì, era una semplice constatazione, mica una critica. Sembrano le gambe di un terzino della Spal. A me cosa dovrebbe fregarne, poi? Mica me la devo sposare. E nemmeno scopare… non credo che sarei in grado.
[…] Tende ad essere un filo sopra le righe. Poi non si lamenti se malignano sulle sue presunte performance etiliche.
Questa è una sciocchezza, una leggenda. Io bevo un bicchiere di vino a mezzogiorno e uno la sera, poi al limite faccio un aperitivo.
Le assicuro che non basta per ubriacarmi.
Anche su questo deve convincere Gasparri.
Ma chi è Gasparri?
Non è un cazzo.
Accetta le scuse di Vittorio Feltri il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita. Aveva promesso di portare in tribunale l’editorialista del Giornale che commentando le foto di Ilaria Salis, nel suo primo giorno a Bruxelles dopo l’elezione al Parlamento europeo, aveva detto: “È vestita come una cameriera di Catanzaro, proprio la cosa più bassa che si possa immaginare”. Parole, o meglio offese, che hanno fatto infuriare il sindaco e tutta la città.
“Avere ricevuto le scuse da Vittorio Feltri in diretta dai microfoni de La Zanzara (Radio 24) di Cruciani e Parenzo, considerata la spigolosità del personaggio, non cancella l’amarezza e l’indignazione ma quanto meno le attenua – commenta Fiorita – Feltri non chiede mai scusa, ne sa qualcosa Raggi, e se ha ritenuto di farlo, sia pure a denti stretti, vuole dire che ha capito di averla fatta grossa. Mi basta. Ma non dobbiamo commettere l’errore di abbassare la guardia nella difesa della nostra terra e dei nostri figli”.
Per quelle “frasi razziste” il sindaco aveva preteso da Feltri le scuse da rivolgere “a Catanzaro e alle donne che sgobbano nei bar e nei ristoranti con grande dignità”. E quelle scuse ora sono arrivate dopo aver fatto indignare la città.
Tanto che il direttore del Quotidiano del Sud, Massimo Razzi, con un editoriale provocatorio è intervenuto mandando a quel paese Feltri, come “lo direbbe una signora di Catanzaro ascoltando la tua incredibile filippica”.
Se il direttore ha scelto di usare queste parole (“che non ho mai utilizzato prima sul giornale e spero di non usare mai più”), è perché “se a questa gente tu parli educatamente e sociologicamente di ‘body shaming’ e di ‘razzismo nord-sud’, ti dicono che sei il solito esponente del ‘politically correct’ e ti danno, tanto per gradire del ‘pidiota, buonista’”. E invece “non si può soprassedere”. Anche perché, ha continuato Razzi rivolgendosi a Feltri, “con la Calabria, sei recidivo. Perché, negli anni ‘80, in un reportage da San Luca, definisti ‘vecchie, goffe e nere come insetti’ le donne sanlucote”.
E difende le donne calabresi anche il sindaco Fiorita: “Orgoglioso delle nostre splendide donne
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