LA GIUSTIZIA E’ LENTA MA POI ARRIVA O, ALMENO, NON LASCIA CHE SI DIMENTICHINO FATTI CHE HANNO INDIGNATO L’OPINIONE PUBBLICA.

QUEL 23 FEBBRAIO, IN CUI UN CORTEO DI GIOVANI MANIFESTAVA PER I MORTI IN PALESTINA, CI FURONO ECCESSI NELLA REAZIONE DELLE FORZE DELL’ORDINE CHE NON VANNO NE’ RIMOSSI NE’ DIMENTICATI. IN QUELL’OCCASIONE FU IL PRESIDENTE MATTARELLA A RIMARCARE CHE L’USO DEI MANGANELLI CONTRO I GIOVANI CHE MANIFESTANO SEGNA IL FALLIMENTO DELLO STATO CHE, UNITAMENTE ALLA SICUREZZA, DEVE GARANTIRE IL DIRITTO DI MANIFESTARE. E’ UN CARDINE IMPRESCINDIBILE DELLA DEMOCRAZIA E DEI SUOI VALORI FONDANTI. ORA VIENE IL MOMENTO DELLE RESPONSABILITA’ PER QUANTO ACCADUTO E PER QUANTO POTEVA ESSERE EVITATO.

Da tg24.sky.it

La procura di Pisa ha iscritto nel registro degli indagati una decina di poliziotti in relazione negli scontri contro gli studenti durante un corteo pro Palestina, avvenuti il 23 febbraio. Le accuse, a vario titolo, sono eccesso colposo di legittima difesa e lesioni lievi colpose. Lo si apprende da fonti sindacali. Tra gli agenti indagati ci sarebbero poliziotti del reparto mobile fiorentino, impiegati nel servizio d’ordine pubblico, e anche i responsabili sulla piazza del dispositivo di sicurezza. Dopo la manifestazione, sette poliziotti in servizio in piazza il giorno degli scontri si erano autoidentificati, informando la procura.

Gli scontri del 23 febbraio

Le indagini condotte dalla polizia scientifica pisana hanno portato alle identificazioni degli agenti coinvolti negli scontri, quando un cordone di polizia caricò una cinquantina di studenti medi superiori per impedire che il corteo raggiungesse la centralissima piazza dei Cavalieri. I disordini innescarono una serie di polemiche con critiche alla condotta della polizia.

Il monito del presidente Mattarella

All’epoca dei fatti, quelle immagini in cui studenti e manifestanti sono stati caricati e colpiti da agenti della polizia mentre protestavano a favore della Palestina, avevano spinto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a chiamare il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per fargli presente, “trovandone condivisione”, che “l’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”. “Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”, concludeva la nota con cui il Quirinale aveva fatto sapere del colloquio fra il capo dello Stato e il titolare del Viminale.