E’ NOTO DA TEMPO CHE MARCO TRAVAGLIO, DIRETTORE DE “IL FATTO QUOTIDIANO”, E’ GRAN “CONSIGLIORI” DI GIUSEPPE CONTE

CHE, ALTRETTANTO NOTORIAMENTE, STA ALLA POLITICA COME GLI OMBRELLI VENDUTI A FERRAGOSTO. IL LEADER POLITICO VENUTO DAL NULLA, FRASTORNATO DAGLI INSUCCESSI ELETTORALI E DALLE SBERLE DI BEPPE GRILLO, NON SA A CHE SANTO VOTARSI PER NON SCOMPARIRE DEL TUTTO. ALTRO CHE TORNARE A PALAZZO CHIGI!! QUANTO A TRAVAGLIO E’ GIORNALISTICAMENTE UN EFFICACE POLEMISTA MA COLTIVA UNA PROSA ACIDA E, QUANDO TROVA STIMOLO, ESTERNA UNA INSOPPRIMIBILE VOCAZIONE “MANETTARA”. IL SUO MITO E’ MONTANELLI MA NE PUO’ IMITARE SOLTANTO LE GIACCHE DI VELLUTO. NON AMA, CON QUALCHE RAGIONE, IL PD E I SUOI DIRIGENTI E SOFFRE TERRIBILMENTE LA SUA LEADERSHIP ORMAI INCONTRASTABILE NEL CENTROSINISTRA. CON I CONSIGLI MALMOSTOSI DI TRAVAGLIO CONTE E 5 STELLE SONO DESTINATI ALLA IRRILEVANZA. CHI L’HA CAPITO CHIEDE “ASILO POLITICO” NEL PD.

Emanuele Buzzi per corriere.it – Estratti

Meglio soli? La domanda che serpeggia ai piani alti del Movimento in queste ore va oltre il semplice dubbio e forse rivela tratti dei Cinque Stelle del futuro. La sconfitta in Liguria, il nuovo tonfo nei consensi e lo strappo plastico dagli attivisti sta inducendo a riflessioni lo stato maggiore. «Abbiamo bisogno di una identità chiara e nuova, di posizioni anche più nette», dice uno stellato di lungo corso. Marco Travaglio, molto ascoltato dai vertici del partito, ha spiegato sul Fatto il suo punto di vista sulle Regionali liguri: «Conte che ha perso (anche) per colpa di Orlando: ha donato altro sangue per il candidato perfetto per il Pd, ma invotabile per i suoi». Secondo Travaglio «Conte ha un’indicazione netta dagli elettori ancor prima degli Stati generali: niente alleanze organiche o rapporti preferenziali col Pd. Fino alle Politiche, il M5S faccia opposizione e intanto si rifondi e si apra alla società cercando dei candidati credibili e i votanti perduti. Anche a costo di ritirarsi per un po’ dalle Amministrative». In pratica, un Movimento sì d’opposizione, ma solo, senza alleati stabili. Le parole del direttore del Fatto hanno fatto breccia nel Movimento, dove da tempo già si tratteggia il profilo del partito che «rinascerà dopo la Costituente» di fine novembre. «Non ha senso perdere la propria identità per omologarsi a un altro partito. In Liguria c’era un candidato autorevole ma non innovativo e la nostra base piuttosto che votarlo si è rifugiata nell’astensione. (…) E precisano che con il Pd «ad oggi non esiste un’alleanza organica». Ai piani alti sono convinti che «la Costituente aiuterà a fare chiarezza» e che sul voto abbia inciso «lo scontro con Grillo». In ogni caso ora, «l’orizzonte deve essere quello delle Politiche». Ma che Movimento sarà quello che vedremo nel 2025? «Dobbiamo smarcarci, specie in politica estera, rivendicare le lotte della sinistra, tornare tra la base», dicono in diversi. Per capire il futuro, forse bisogna guardare al passato. Fino a qualche mese fa, il Movimento stava trattando per formare in Europa un nuovo gruppo con i tedeschi di Bsw. I rossobruni sono un partito personalistico, centrato attorno alla sua fondatrice Sahra Wagenknecht, di sinistra ma con tinte populiste (sull’immigrazione, ad esempio). Ecologisti, pacifisti ma con posizioni più morbide nei confronti della Russia e critiche verso la Nato. «Con loro c’è sintonia», ammettono alcuni Cinque Stelle. Ma per arrivare al partito che sarà bisognerà passare le forche caudine dello scontro interno. I movimentisti sperano in uno scollamento della base, in un’adesione bassa alle votazioni della Costituente, in modo da affossare il progetto sul nascere. Ieri intanto nell’ala più grillina circolava un vecchio video in cui Paola Taverna attaccava: «Quando tu ti presenti con il Pd sei un po’ truffatore anche tu». La sensazione è che il conflitto interno andrà avanti ancora a lungo.