LA MELONI SE NE E’ ANDATA IN BRASILE AL G20 E PUO’, QUINDI, ASTENERSI DA OGNI COMMENTO.

CERTAMENTE L’AVRANNO INFORMATA CHE PER IL CENTRODESTRA E’ ANDATO MALE. ANCHE IN UMBRIA DOVE SPREGIUDICATAMENTE, PUR DI VINCERE, AVEVANO IMBARCATO UN PERSONAGGIO COME BANDECCHI. I NUMERI NON LASCIANO SPAZIO A INTERPRETAZIONI DI COMODO. LA LEGA DI SALVINI TRACOLLA IN ATTESA CHE VANNACCI NE RACCOLGA LE MACERIE E GIUSEPPE CONTE CONTINUA LA SUA IRRESISTIBILE CADUTA LIBERA PER PORTARE IL M5S ALLA IRRILEVANZA POLITICA ED ELETTORALE. MANTIENE LE POSIZIONI, PIU’ O MENO, FDI MENTRE FORZA ITALIA GUADAGNA POSIZIONI E SI LASCIA DIETRO LA LEGA. VERO VINCITORE E’ L’ASTENSIONISMO CHE RIFLETTE LA MANCANZA DI FIDUCIA NELLA POLITICA E IN CHI LA RAPPRESENTA. SARA’ SENZ’ALTRO UNA SUGGESTIONE DI CHI SCRIVE MA NEL TASSO DI ASTENSIONE DEVE AVER GIOCATO ANCHE IL FILM SU BERLINGUER CHE STA MIETENDO APPLAUSI NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE. NEL SENSO CHE SE AL PD HA FATTO GUADAGNARE CONSENSI PER RAGIONI EREDITARIE ED EMOTIVE, PER GLI ALTRI PROTAGONISTI DELLA VITA POLITICA HA FATTO EMERGERE COSA E’ UN LEADER POLITICO, IL SUO FASCINO, IL SUO CARISMA, LA SUA COERENZA CON I VALORI CHE RAPPRESENTA E CHE PROMUOVE. LA MELONI CON LE SUE MOSSETTE E UN ACCENTO VOLUTAMENTE “BORGATARO”, SALVINI CON LE SUE FELPE ED ORA CON LA CRAVATTA ROSSA “TRUMPIANA”, GIUSEPPE CONTE CON LA POCHETTE, GESTITO DA CASALINO E DA TRAVAGLIO NON POSSONO SFUGGIRE AL CONFRONTO. SI DIRA’ CHE SONO ALTRI TEMPI, ALTRI I CONTESTI E CHE OGNI EPOCA HA LE SUE ESPRESSIONI SPECIFICHE. ANCHE IN POLITICA. CI SI PUO’ ANCHE RASSEGNARE MA, PER STARE A BERLINGUER E AL FILM, VEDERLO RIVENDICARE IN PIENO COMITATO CENTRALE SOVIETICO, PRESENTE BREZNEV, L’AUTONOMIA DEL PCI DA MOSCA E POI VEDERLO IN CASA A COLLABORARE AD ASCIUGARE I PIATTI DOPO IL PRANZO O A PARLARE CON DEGLI OPERAI SENZA PRESENZA DI TELECAMERE, UNA RIFLESSIONE LA IMPONE E FORSE ANCHE UNA SCELTA. DA CHE PARTE STARE.

1. COALIZIONE IN TILT IL CALO DI FDI E FORZA ITALIA SORPASSA LA LEGA

Estratto dell’articolo di Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”

Fratelli d’Italia stabilmente e di gran lunga primo partito della coalizione anche se in leggero calo rispetto a giugno, Forza Italia che invece rispetto alle europee stacca la Lega e sia in Emilia- Romagna che in Umbria gli si pone davanti con agio. La sconfitta 2-0 della coalizione di centrodestra (2-1, se si considera la Liguria) per Matteo Salvini è […] ancor più pesante del risultato in sé, anche considerando che la candidata umbra Donatella Tesei era presidente uscente ed espressione del Carroccio, riconfermata a tutti i costi a caccia del bis proprio dal “Capitano”. A destra, insomma, gli equilibri cambiano e rischiano di acuire le fibrillazioni. Quando nel 2020 si votò in Emilia- Romagna la Lega era ancora capofila della coalizione e prese il 32 per cento, diventato il 5,4 per cento cinque anni dopo. Proporzioni simili all’Umbria, dove rispetto al 2019 il partito di Salvini passa dal 37 per cento all’8. Gli alleati e assieme “avversari” azzurri, invece, fanno il contrario: a livello emiliano dal 2,6 salgono al 5,8, in quello umbro dal 5,5 al 9,3. Per il vicepremier leghista, in campagna elettorale perenne e impegnato ad alzare sempre più il tiro nel discorso pubblico […] è un boccone amaro. E così il commento a fine giornata è sibillino: «Gli elettori hanno sempre ragione. Già da domani sono a disposizione dei nuovi amministratori per portare avanti tutte le opere pubbliche che servono a cittadini e territori». Fine, non una parola in più. Il collega vicepremier Antonio Tajani invece rimarca che FI «ha raddoppiato i consensi in entrambe le regioni, farà un’opposizione costruttiva». Dove quel “costruttiva” non è un aggettivo casuale. In casa forzista, dispiacere a parte per la sconfitta, si ricordano infatti ancora gli insulti dei giovani leghisti a Pontida nei confronti di Tajani, pronunciati davanti ai big lumbard silenti: «Quel tipo di attacchi, quel modo di differenziarsi a tutti i costi sparandola grossa, non sta pagando, anzi semmai il contrario», è il ragionamento degli azzurri. Poi ecco la nota finale: «Forza Italia si conferma il secondo partito della coalizione di centrodestra e la terza forza politica in assoluto. Questo risultato conferma che l’obiettivo che ci siamo prefissati per le prossime elezioni Politiche, quello del 20%, è assolutamente alla nostra portata». Ambizioni certamente legittime ma che contemplano una corsa interna senza esclusioni di colpi e che mira anche a quel pezzo di elettorato oggi appannaggio di Fratelli d’Italia. […]

[…] Il dato politico complessivo è che, al netto dei sondaggi che danno avanti la coalizione di governo, il centrosinistra o fronte progressista rimane competitivo. Sullo sfondo ci sono le regionali del 2025, ed è probabile che a questo punto il peso negoziale interno della Lega cali di parecchio. In Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta i giochi sono ancora tutti aperti e soprattutto nella regione governata dal “doge” Luca Zaia si preannunciano le tensioni maggiori, vista l’ambizione di FdI di sfilarla al Carroccio. E visto anche l’interesse forzista con l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi, impegnato a drenare consensi nordisti alla Lega con la sua corrente “Forza Nord”.

2. DOPPIO SCHIAFFO AL GOVERNO IL CAMPO LARGO PRENDE L’UMBRIA L’EMILIA ROMAGNA RESTA ROSSA

Estratto dell’articolo di Niccolò Carratelli per “La Stampa”

[…] La sconfitta è amara per Matteo Salvini, che perde un’altra regione guidata dalla Lega (dopo la Sardegna), ma ostenta fair play: «Gli elettori hanno sempre ragione. Già da domani sono a disposizione dei nuovi amministratori per portare avanti tutte le opere pubbliche che servono a cittadini e territori», dice il ministro delle Infrastrutture. Anche Giorgia Meloni incassa con sportività: «Auguri di buon lavoro ai nuovi presidenti – il messaggio della premier –. Al di là delle differenze politiche, auspico una collaborazione costruttiva». La leader di FdI deve però riflettere su un’evidente emorragia di voti per il suo partito in entrambe le regioni rispetto alle Europee di giugno. Dall’altra parte il Pd cresce ancora, conquistando oltre il 42% in Emilia-Romagna e quasi il 32% in Umbria, dando così nuovo slancio alla linea «testardamente unitaria» di Schlein. «È la vittoria della coesione di una squadra e di una coalizione – dice la segretaria dem –. È il segno di dove possiamo arrivare quando siamo uniti e compatti attorno a un obiettivo». Il punto è che ora si riapre il dibattito sul cosiddetto campo largo, con Matteo Renzi pronto a sottolineare che le due vittorie sono arrivate con Italia viva in coalizione (per quanto senza simbolo), mentre in Liguria i renziani erano stati tenuti fuori dal veto M5S: «Il centrosinistra unito vince. Diviso perde. Lo dice la matematica da sempre, lo conferma la politica oggi», scrive. Un avviso a Schlein, ma soprattutto a Giuseppe Conte, che non esagera con l’esultanza e si tiene a distanza dai comitati di de Pascale e Proietti, mentre la leader Pd e gli altri alleati, Fratoianni e Bonelli, vanno di persona ad abbracciare i vincitori. Il presidente M5s telefona alla sindaca di Assisi e neogovernatrice per congratularsi, parla di «vittoria strepitosa» e si giustifica: «Non riesco a raggiungerti per festeggiare, stiamo preparando Nova (l’evento finale dell’assemblea costituente M5s), e sono bloccato a Roma» Va detto che, a guardare il risultato del Movimento, Conte non ha particolari motivi per sorridere, perché il calo di consensi già registrato in Liguria si conferma anche tra Bologna e Perugia: nel primo caso M5s fermo al 3, 5%, nel secondo caso finisce sotto il 5% (alle Europee aveva sfiorato il 9%). Con l’Alleanza Verdi-Sinistra che compie il sorpasso in Emilia-Romagna e quasi pareggia in Umbria. L’ormai enorme differenza di peso tra il Pd e i suoi alleati, se da una parte rafforza la leadership di Schlein, dall’altra rischia di agitare ancora di più le acque del campo progressista.