NON POTEVA RESTARE SENZA CONSEGUENZE LA SCONFITTA SUBITA DA SALVINI E DALLA LEGA ALLE REGIONALI.

SALVINI SE LA PRENDE CON ZAIA CHE ALLE EUROPEE AVREBBE PORTATO POCHI VOTI FAVORENDO COSÌ LE PRESSIONI DI FDI PER UN PROPRIO CANDIDATO. MA C’E’ IL PROBLEMA DEL TERZO MANDATO CHE ANCORA IL GOVERNO NON HA MESSO IN AGENDA E ZAIA AVVERTE CHE SE LA LEGA PERDE IL VENETO “TUTTO VA A ROTOLI”. ANCHE IL CONSIGLIO FEDERALE DELLA LEGA PREME PERCHE’ SALVINI OTTENGA DAL GOVERNO MAGGIORE IMPEGNO SUGLI OBIETTIVI PERSEGUITI DALLA LEGA COME IL TERZO MANDATO. NELLA MAGGIORANZA SI APRE ORA LA KERMESSE DEGLI EMENDAMENTI DA APPORTARE ALLA LEGGE DI BILANCIO E OGNUNO PROVERA’ A TIRARE DALLA SUA PARTE LA COPERTA TROPPO CORTA. FORZA ITALIA AGITA LA BANDIERINA DI UN ABBASSAMENTO DELL’IRPEF DI 2 PUNTI PER IL CETO MEDIO MA CI VOGLIONO 2,5 MILIARDI CHE GIORGETTI NON SA DOVE PRENDERE. PARE CHE GLI EMENDAMENTI PRESENTATI SIANO OLTRE 800. IN SENSO POLITICO CORRERA’ IL SANGUE.

1 – SALVINI: A NOI IL CANDIDATO IN VENETO LE TENSIONI TRA IL LEADER E ZAIA

Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera” – Estratti

La reprimenda di Matteo Salvini. E la rabbia dei leghisti che monta, ora neppure così silenziosa. Il clima nel partito va facendosi pesante. Salvini ieri, al consiglio federale del partito, ha attribuito la responsabilità delle sconfitte in Emilia-Romagna e Umbria ai candidati, ma soprattutto ai parlamentari della zona: «Se abbiamo degli esponenti di governo che vengono da un territorio — avrebbe detto — e quel territorio va male, qualche responsabilità ci dovrà pur essere». Di più: «Se alle Regionali qualcuno prende 30 voti, forse era meglio candidarlo in Comune». Salvini parla soprattutto dell’Emilia-Romagna, dove la débâcle è stata più fragorosa (5,27%). Lo ha rimarcato, per contrasto, una nota leghista che ha parlato di un applauso dei presenti «per l’impegno e il lavoro di Donatella Tesei», la ex presidente umbra. Il comunicato commenta il risultato: «Chiare le sconfitte, chiaro il segnale di chi non è andato a votare». Ma secondo parecchi dei presenti c’è stato anche un momento di tensione vera. Quando il segretario leghista ha accusato il Veneto di aver preso pochi voti alle Europee di giugno. Proprio quello, per Salvini, avrebbe ridotto la possibilità di rivendicare un governatore leghista per le Regionali venete del 2025. Il che avrebbe fatto saltare il tappo al governatore Luca Zaia, collegato a distanza: «Dobbiamo tornare sui nostri temi — avrebbe detto rivolto a Salvini —. L’Autonomia non vogliono farcela fare ed è per quello che non si prendono i voti» (mentre poche ore prima il vicepremier di FI Antonio Tajani ribadiva le perplessità sulla riforma: «Va corretta. Da prima che ci fosse la sentenza noi condividiamo quello che ha detto la Corte costituzionale»). Un intervento appassionato, quello del governatore. Al punto che Salvini gli avrebbe chiesto «Perché sei così agitato?». Non per nulla, dopo il federale Salvini è tornato sul terzo mandato: «Continuo a ritenere che negare la possibilità di riscegliere un bravo sindaco o governatore sia un errore. Non per Salvini o Zaia, per la democrazia». E se il terzo mandato non ci fosse? «Il centrodestra si metterebbe al tavolo e farebbe altri ragionamenti». Ma «la priorità è avere un candidato della Lega in Veneto».

2 – RESA DEI CONTI NELLA LEGA SALVINI PROMETTE A ZAIA “IL VENETO RESTERÀ A NOI”

Antonio Fraschilla per “la Repubblica” – Estratti

Non è stato uno scontro campale, ma non sono mancati momenti di tensione. Il consiglio federale della Lega — all’indomani del flop elettorale in Emilia Romagna, ma soprattutto in Umbria dove la candidata era la leghista Donatella Tesei — non è stato il solito rito con il segretario Matteo Salvini che parla e gli altri che ascoltano. Anzi, i big del partito hanno rilanciato con una serie di richieste che il leader del Carroccio ora dovrà portare al tavolo della premier Giorgia Meloni: terzo mandato per garantire la ricandidatura di Zaia in Veneto, o comunque una blindatura per un volto leghista alla guida della Regione; e modifiche alla legge di bilancio con tre norme manifesto per il partito su flat tax, pensioni e assunzioni tra le forze dell’ordine. Il consiglio federale della Lega nelle stanze del gruppo alla Camera inizia con la relazione di Salvini che ammette subito la sconfitta: «È stata chiara e dobbiamo capirne le ragioni». Il vicepremier fa quindi un bilancio del voto citando l’andamento del partito nei territori e appena parla del Veneto, dove Fratelli d’Italia è avanti rispetto alla Lega, Luca Zaia interviene in collegamento. Con toni netti chiede chiarezza sulle prossime elezioni regionali in programma alla fine del 2025. Bisogna evitare che la scelta ricada sul candidato di un altro partito, è il monito di Zaia a Salvini: «E se perdiamo anche il Veneto qui va tutto a rotoli ». Il Capitano ne prende atto e concluso il consiglio federale assicura che a breve vedrà «la presidente del Consiglio», con Antonio Tajani, e le chiederà garanzie. «La nostra priorità è quella di avere un candidato della Lega alla guida del Veneto alle prossime regionali », puntualizza il segretario del Carroccio. E così facendo apre alla richiesta, da sottoporre a Meloni, di una modifica immediata della legge che vieta il terzo mandato per i presidenti di regione: «Chi ha fatto bene andrebbe riconfermato sempre, lo dico non per Zaia ma per la democrazia», aggiunge. Una mossa che il vicepremier si vede costretto a fare proprio a causa delle pressioni del doge del Carroccio. Salvini sa bene che sarà difficile per la Lega riconfermare un proprio uomo sia in Veneto, sia nella Lombardia di Attilio Fontana: e tra le due regioni il segretario darebbe priorità alla sua Lombardia. Ma intanto oggi, nella posizione di debolezza in cui si trova per i deludenti risultati elettorali e in vista della sentenza di Palermo sul caso OpenArms in cui è imputato, deve intestarsi la battaglia su Veneto e sul terzo mandato, nel tentativo di non infastidire troppo Zaia. Il quale, insieme a Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, è l’unico in grado di contendergli la leadership del partito. Non è tutto.